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Uno Mattina, i videogiochi e l’italica tecno-paranoia: VR a rischio?

Creato il 12 febbraio 2015 da Oculusriftitalia
Uno Mattina, i videogiochi e l’italica tecno-paranoia: VR a rischio?

Proprio l'altro giorno, ci eravamo chiesti se i giochi in realtà virtuale dovessero avere un rating diverso da quello tradizionale, in quanto più intensi e, forse, capaci di influenzare le persone. Ma, la verità, è che stiamo messi molto male. E, per quanto possiamo porci interrogativi che hanno del fantascientifico, in Italia la situazione è ancora troppo, troppo arretrata.

Uno Mattina, i videogiochi e l’italica tecno-paranoia: VR a rischio?

Facciamo un passo indietro. Ieri, Uno Mattina, su Rai 1, ha mandato in onda un servizio sui videogiochi violenti, probabilmente anche allertato dal recente reportage di Striscia La Notizia. Cosa manca a questo cocktail, dal sapore già vagamente stantio? Ma ovvio, l'intervento di una persona che non c'entra assolutamente niente, la seppur brava scrittrice Dacia Maraini. L'autrice si improvvisa esperta di videogiochi, e parla del gioco in cui "bisogna investire le donne per vincere". Il riferimento a Grand Theft Auto, o "gran ladro d'auto" come viene chiamato dal conduttore Franco Di Mare, è tanto palese quanto inesatto.

Trovate comunque tutti i dettagli della vicenda sul nostro sito gemello, VMAG.

Qui su ORI vorrei comunque soffermarmi su quanto possano essere pericolosi per la VR gli attacchi contro i videogiochi. Eh sì, perché la VR è legata a doppio filo con i videogiochi, come dimostrano le scelte di Oculus.

E la legittimazione della VR, nonché la sua diffusione su scala mondiale, passa anche per l'eradicazione delle istanze luddiste. Eh sì, perché stiamo parlando dello stesso male: chi critica oggi Grand Theft Auto, domani potrebbe parlare contro la realtà virtuale. Così come si dice che esiste un videogioco dove si fanno punti uccidendo le persone, qualcuno potrà dire che esiste uno strumento che ti isola dalla realtà e ti impedisce di socializzare con gli altri. Qualche tempo fa, su questo sito, c'era stata un'accesa discussione sul fatto se anche nel nostro Paese sarebbe potuto esistere un Palmer Luckey, e se avrebbe potuto seguire lo stesso iter che l'ha portato, in America, a costruire Oculus VR. La mia opinione? Be', oggi è un po' pessimista: finché avverranno simili casi in Italia, vorrà dire che c'è di fondo una fondamentale tecnofobia, che non fa bene ai videogiochi e tanto meno alla VR.

Voi cosa ne pensate? La VR è davvero a rischio in Italia?


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