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Uno sceneggiato, una parola..ricordi e un elogio

Creato il 02 febbraio 2016 da Marianna06

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L’elogio questa volta è il mio e non di Umberto Folena.

Umberto Folena è il giornalista del quotidiano l'Avvenire, di cui io leggo ogni mattina i "corsivi", quelli che egli  raggruppa  sotto il titolo di"Elogi".

Si tratta per quel che mi riguarda dell' elogio della banana di cioccolato della Perugina.

Ieri sera, in prima serata, su Rai 1, la TV ha trasmesso la prima puntata dello sceneggiato che intende raccontare la biografia di Luisa Spagnoli, mitica fondatrice della nota casa di moda oltre che, assieme a suo marito, nei primissimi anni del ‘900,abile imprenditrice nella fabbrica del cioccolato della Perugina.

Non m’interessa qui recensire lo sceneggiato, per altro interessante specie  per le giovani generazioni, che poco e nulla sanno degli eventi di cronaca e  di storia del secolo scorso se non ricorrendo, quando ce n’è l’opportunità, alle fiction televisive.

Ritornando invece all’elogio, al “mio” elogio, dicevo che, appunto ieri sera, mi sono trovata a passare casualmente in sala dinanzi al televisore quando, all’improvviso, ho sentito un noto attore dire con voce stentorea, a un consesso di azionisti nella finzione filmica, l’espressione “banane di cioccolato”.

Naturalmente si trattava delle banane di cioccolato della Perugina.

Ebbene la sola pronuncia di quel nome e quell’ aggettivo assieme, ha risvegliato in me il ricordo prepotente e, in contemporanea, il gusto di quella squisitezza,di cui ero infinitamente ghiotta da bambina.

E proprio come se la stessi assaporando all’istante .

La memoria poi  ha coinvolto l’immaginazione. Ed ecco comparirmi in sequenza accadimenti di tanti,  di troppi anni fa.

Come, ad esempio,una festa di compleanno, allietata dal dono di una confezione ben infiocchettata  di quelle delizie.

Oppure una sorpresa “dolce” accanto all’immancabile giocattolo per l’Epifania, perché ai miei tempi era la Befana che recava ogni anno,il 6 gennaio,i regali ai bimbi che erano stati buoni per tutto l’anno.

Babbo Natale, infatti, non c'era.

Non c' era almeno dalle mie parti.

Parlo del Sud dell’Italia.

E lo s’incontrava, talora, nelle storie nordiche ,di paesi freddi e lontanissimi,di cui leggevamo solo nei libri.

O ancora, quando fatta una commissione alla mia mamma, lei, mi e ci mi premiava con un sorriso, un bacio e una banana di cioccolato, che misteriosamente veniva fuori da un cassetto del comò.

Cassetto che a noi figli, me e mio fratello, era vietato poter aprire e di cui naturalmente lei sola possedeva le chiavi.

Noi, però, sapevamo che lì dentro c’era ogni ben di Dio. Bastava solo saperseli meritare.

Privilegi, diciamolo pure, da piccola borghesia cittadina.

Di contro,quelle immagini risvegliate dalla memoria della mia infanzia mi hanno,per inferenza, portato alla mente altre immagini ancora.

Come quella di un bambino che, quando non era a scuola, trascorreva tutto il tempo nelle strade del suo paese ,con i compagni del momento, a giocare con un vecchio pallone anche un po’ sgonfio.

E che, quando voleva premiare il suo palato con qualcosa di dolce, non c’era per lui, e per tanti altri come lui, che da andare nei campi, non troppo lontani dall’abitato, a cogliere succosi frutti di stagione dagli alberi.

Lì  non era  arrivata la Perugina.

Ma quel bambino e i suoi compagni di gioco , incuranti delle sgridate di qualche contadino poco generoso, erano ugualmente appagati dal dolce della frutta matura e dal piacere di poterla cogliere a piacimento dagli alberi e, soprattutto, felici della piena libertà di cui godevano nell’inventarsi i propri giochi all’aria aperta.

Ma questa è un’altra storia. Una storia differente.

                                             Marianna Micheluzzi


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