“Sono l’ultima arrivata,/ forse come dono,/ in una famiglia che il calore del sole/ non ha mai avvertito sulla propria pelle.” (da Fame d’amore)
È la madre, la musa che ha ispirato la giovane poetessa Maria Fusetti nelle liriche che compongono la sua silloge d’esordio. “Uno scrigno”, questo il titolo della raccolta, è stato pubblicato nel dicembre 2015 da La Ruota Edizioni nella collana Petali. In un periodo in cui la poesia sembra essere un genere letterario dimenticato, è sempre un’ottima cosa che i giovani invece ne siano appassionati e contribuiscano a diffonderla. Si tratta di 39 brevi componimenti poetici, che racchiudono emozioni e ricordi dell’autrice, nata nel 1996 in Ucraina. Adottata all’età di sette anni, Maria Fusetti abita con la sua nuova famiglia a Ginosa, un piccolo paese in provincia di Taranto. Appassionata di poesia sin da piccola, attualmente frequenta il liceo classico. Sebbene molto giovane, l’autrice traspone in questi versi l’idea di un vissuto importante, tramite il quale avverte il bisogno di rendere eterni i ricordi, di farli rivivere: “Un giorno saprai/ che quando tutto sarà finito/ incorniceremo i nostri sorrisi/ nel quadro della vita che sta fiorendo,/ affinché rivivano in eterno/ dall’alba al tramonto altrove.” (da Facciamoli rivivere). L’amore per le proprie radici è fortemente radicato, tanto che la poetessa parla spesso della sua terra d’origine. Un Paese che forse le ha dato poco, ma al quale è molto legata e al quale promette di ritornare. Come in questa lirica, dove l’interlocutore del verso è nominato “terra mia”. “Ero e sono legata ancora a te/ e sappi che un giorno tornerò/ per amarti e proteggerti/ come tu hai fatto con me.” (da Fame d’amore) L’immagine che si evince è di una ragazza felice, che sa volare in alto come un palloncino, in seguito ad un serenità faticosamente raggiunta; così come importante è per lei l’amore per la musica, che si palesa come una compagna per la vita. Maria Fusetti parla spesso al condizionale, confessando nei suoi versi liberi desideri ed iniziative che vorrebbe prendere, ma che si rivelano difficili da realizzare nell’immediato. Rimanendo lì, fra il pensiero e l’azione, queste considerazioni si avvalgono del coraggio, per essere espresse nel particolare. “Solo se avrai coraggio/ saliremo su questa barca fatta di sogni/ e navigheremo insieme la vita.” (da Solo se avrai coraggio)
Accompagnata della perseveranza, quale virtù, l’autrice intende sforzarsi di andare oltre qualunque luogo comune al fine d’indagare la vera essenza delle cose, e offre una propria personale definizione agli eventi che sconvolgono la vita. Come nel ricordo di orrori perpetrati all’umanità, che essa considera un luogo malsano in cui “si vedeva del fumo, fumo di terza mano”. Mentre la morte è definita “stagione dei fiori”, e la vita una “clessidra che scandisce il tempo”. Il passato incombe, ed è sempre presente. Inscindibile da tutto ciò che verrà e nei progetti futuri. La giovane età di Maria Fusetti si avverte, ma è inevitabile. Da quelle tante piccole ingenuità dettate dall’inesperienza. Tuttavia, questo “scrigno” che dà il titolo all’opera, si articola come un contenitore di oggetti preziosi, che mano a mano fuoriescono e scorrono durante la lettura. In genere, vi è una serratura a protezione, laddove la poetessa ha voluto offrire una chiave per riuscire ad interpretare i suoi più intimi pensieri. Le chiavi non sono mai abbastanza, quando si tratta di considerazioni sulla vita. L’unico consiglio che potrei permettermi di dare alla giovane poetessa, è di lasciar fluire i suoi pensieri in maniera diretta, senza comporre i versi come fossero frasi di una canzone. Fra le righe ho letto alcune “citazioni” provenienti dal mondo della musica: Biagio Antonacci “guardavo il mare/ il suo eterno movimento” e Claudio Baglioni “io e te siamo viaggiatori diventati grandi insieme”, solo per fare alcuni esempi. L’importante è non trattenere le emozioni e riuscire ad esprimersi al meglio. Originalità e profondità vengono col tempo, ma non bisogna preoccuparsi se qualche parola fa capolino in maniera “ruvida”, senza far suonare il tutto armonioso. Così come la vita, anche la poesia nasce quando meno la si cerca e traduce sensazioni che prima sembravano impensate. Written by Cristina Biolcati