«Un altro motivo del nostro disagio nei loro confronti [dei barbaros, degli stranieri] è che sono una chiara espressione della possibilità di uno stile di vita alternativo: la consapevolezza dell’esistenza di altri stili di vita mette a disagio, dal momento che rappresenta una sfida alla modalità quotidianamente accettata e praticata senza porsi domande né dubbi. La vista di un estraneo mette in dubbio la saggezza e l’adeguatezza, tacitamente assunte, del proprio modo di vivere, e ancora di più la sua “auto-evidenza” e la sua “naturalità”. Come avrebbe detto Martin Heidegger, la vista di un estraneo proietta il “normale” modo di vivere dalla categoria del zuhanden (ciò che gestiamo facilmente ma a cui non pensiamo) a quella del vorhanden (ciò che non riusciamo ad afferrare senza prima ragionarci). Perciò solleva dubbi e costringe a riflettere. Espone ed esibisce quelle possibilità alternative che devono essere represse per amor di tranquillità, per mantenere l’equilibrio e la lucidità mentale, nonché la fiducia in se stessi. Rivela come il proprio stile di vita sia uno fra i tanti possibili, una scelta fra le scelte. E le scelte, come tutti noi sappiamo bene, possono essere giuste o sbagliate. È per questo che innescano un’autocritica e risvegliano l’auto-giustificazione e forse anche l’autocommiserazione. Quello che in assenza di estranei veniva abitualmente avvertito ed era un dato di fatto, in loro presenza deve essere difeso nei fatti e quotidianamente sostenuto per poter sopravvivere.» Zygmunt Bauman, Lo spettro dei barbari. Adesso e allora. Francesco Bevivino Editore, 2010, pp. 9-10.