Un giovanissimo giocatore del Milan, un ragazzo sedicenne a quanto si dice di grande talento, è stato punito con cinque giornate di squalifica per una frase razzista rivolta ad un avversario in una partita di alcuni mesi fa.
Immagino la costernazione del giovane giocatore: in fondo gli insulti razzisti sono tristemente frequenti sui campi di calcio, sugli spalti e per la strada.
Deve aver pensato di aver subito un’ingiustizia, di aver subito una punizione spropositata per un comportamento che, in fondo, è merce comune, spesso tollerata o recepita al massimo con un po’ di fastidio.
E’ importante, tuttavia, che comprenda il motivo della squalifica, soprattutto se si tratta di un giovane giocatore di talento, destinato ad una carriera di successi, che comprenda che praticare uno sport, anche ad alto livello, serve per crescere, per diventare un uomo, per improntare la propria vita, sul campo di calcio e fuori, a lealtà e correttezza perchè, quando sarà un giocatore di successo, possa diventare un modello positivo di sportivo e di uomo per altri ragazzini di belle speranze come lui è adesso.