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Uno Stato che se ne infischia dei risultati referendari

Creato il 25 aprile 2014 da Ritacoltellese
Da: [email protected] <[email protected]>
Date: 24 aprile 2014 22:36
Oggetto: [Comitatiterritorialiacqua] c.s. 25 aprile - la resistenza dell'acqua
A: [email protected]

25 APRILE 2014LA RESISTENZA DELL’ACQUA CONTINUA!
Circa 3 anni fa i referendum del 12 e 13 giugno 2011, con legge Costituzionale, sancirono che  l’acqua doveva rimanere  fuori dal mercato  e gestita  senza profitti.
Tale volontà popolare venne ribadita un anno dopo con un’ulteriore  sentenza della Corte Costituzionale, la  199/2012.
Con un colpo di spugna,  il decreto Monti – SalvaItalia, ha riportato  l’acqua nel regime di libera concorrenza, tale da poter essere oggetto di commercializzazione  dei privati, in primis Veolia e GdF Suez, ma anche noti imprenditori italiani come Caltagirone,  presenti all’interno dei principali gestori italiani, come ACEA di Roma, socio al 40% di Umbra Acque SPA.
Sono bastate poche righe, dell'art.21, commi 13 e 19, del decreto legge 201/2012, ed il “governo delle banche” ha trasferito “le funzioni di regolazione e controllo dei servizi idrici” all’Autorità dell’Energia Elettrica e Gas (AEEG),  autorità con il compito di favorire lo sviluppo del mercato e della libera concorrenza, già di elettricità e gas, ora anche dell’acqua, attraverso meccanismi di  regolazione dei  prezzi che riconoscono come “costi finanziari”  gli interessi  ed altri elementi di  copertura della rischiosità, dell’“investimento del capitale proprio”, nonchè svariate altre forme di profitti come il fondo nuovi investimenti (FOni), vero e proprio finanziamento a fondo perduto al gestore,  oneri fiscali in aggiunta al costo delle imposte già riconosciuto, sopravalutazioni del patrimonio.
Le recenti sentenze del TAR Lombardia confermano questa logica e, come se il referendum non ci fosse mai stato, parlano della remunerazione del capitale investito abrogata dal referendum come una  “componente a copertura del costo .. rappresentata da un tasso fisso pari al 7%” e, riguardo al tasso di rendimento previsto nel metodo tariffario AEEG di una “metodologia ........(che) determina un riconoscimento del costo variabile”.
A livello locale, la spinta verso la privatizzazione è continuata con la legge regionale  di istituzione dell’AURI (Autorità Umbra per i Rifiuti e risorse Idriche) che, ignorando le diverse delibere dei comuni e della provincia di Perugia in merito alla dichiarazione dell’”acqua bene comune”  e “servizio idrico privo di rilevanza economica”  ha espressamente previsto un metodo tariffario in linea con quello dell’AEEG, mentre Umbra Acque SPA, società principale gestore della regione, non contenta dei profitti garantiti dal metodo AEEG, ne ha ottenuti degli altri dal TAR Lombardia a seguito di ricorso contro la delibera dell’Assemblea dei Sindaci degli ATI 1 e 2.
In occasione del 25 aprile vogliamo  rilanciare  la campagna di “Obbedienza Civile”, come forma di resistenza alla palese violazione del diritto umano fondamentale e saremo presenti nelle piazze (domani pomeriggio a Perugia - Pian di Massiano) per invitare tutte e tutti alla riduzione della  bolletta dell’acqua in osservanza al referendum.
L’autoriduzione della bolletta sarà la pratica di resistenza del comitato umbro  fino alla “liberazione dell’acqua” dalle oligarchie dei privati  all’interno dei gestori e fino a non si tornerà ad una gestione  totalmente pubblica e partecipata da cittadini e lavoratori, una gestione che ponga l'Acqua definitivamente fuori dal mercato nel  rispetto dei referendum del giugno 2011.
Il Comitato Umbro Acqua Pubblica
Elisabetta De Persio 333.7826433
Michel Drouin 338.1912990
Uno Stato che se ne infischia dei risultati referendariPuò uno Stato di Diritto, uno Stato Democratico infischiarsene del risultato della consultazione popolare?Nei fatti la risposta è sì.E' già accaduto, ad esempio, per la Responsabilità Civile dei Giudici: hanno fatto una leggina che fa pagare ai cittadini i loro eventuali errori e, solo secondariamente e con una procedura che lo Stato deve attuare ad hoc, si chiede al magistrato che ha errato di pagare di tasca sua.Mentre altre categorie, ad esempio i medici del SSN, sono protette da ormai innumerevoli denunce, spesso infondate, solo in parte dalla struttura per la quale lavorano, obbligando tale categoria, per sicurezza, a pagarsi con il proprio stipendio un'assicurazione che copra eventuali spese legali di difesa.Per i magistrati non è bastato neppure un referendum, sono blindati, eppure i cittadini italiani erano scontenti di questa magistratura, altrimenti non avrebbero votato quasi in modo plebiscitario per una vera assunzione di Responsabilità nel loro agire.In Italia il Diritto, anche quello più elementare, viene calpestato continuamente da Apparati burocratici che agiscono anche al di sopra della Legge scritta e al cittadino rimangono solo due vie: la rassegnazione al sopruso oppure il ricorso ad un legale.Ovvio che così la Magistratura ha ragione a lamentarsi di avere tante scartoffie da smaltire!Intanto manteniamo delle Autorità di controllo che non servono a nulla e tutto fanno tranne che difendere l'utenza. Un esempio è l'AEEG e recentemente ho portato un caso emblematico in un mio post del  4 aprile 2014 che riguarda l'ENEL.

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