Utilizzavano due blog per denigrare, offendere, insultare e diffamare, arrivando anche a interferire nella vita privata, studiosi, archeologi, giornalisti, amministratori pubblici ed esponenti del mondo politico. Mettevano in rete commenti pesanti e volgari, allegando anche vignette offensive pur di danneggiare le vittime designate. Dei veri e propri "cyber offenders" quelli individuati dalla Polizia postale di Cagliari e Oristano.Quattro persone, tra i 50 e i 60 anni, sono state denunciate per diffamazione, tra queste ci sono anche un giornalista e due appassionati di archeologia nuragica, ma l'indagine potrebbe presto arricchirsi di nuovi nomi. Venti, infatti, le querele già presentate, diciotto le vittime accertate. Le indagini degli specialisti della Polpost sono partite a seguito delle prime querele, circa due anni fa, in cui venivano segnalati il blog "Untore blog", poi diventato "Untore1blog-L'Eco dell'Untore", e le pubblicazioni offensive indirizzate in particolare ad alcuni studiosi della Fondazione Nurnet. I commenti e le pubblicazioni, quasi giornaliere, erano completamente anonime, permettendo così agli autori di diffamare e denigrare la professione degli studiosi e di molti degli iscritti della Fondazione. Non solo. I blogger si sarebbero spostati anche alla sfera familiare di alcune
vittime, attaccando la vita privata, lavorativa e politica. Nel caso di un archeologo cagliaritano, sottolinea la Polizia postale, "le reiterate violenze psicologiche hanno condotto una delle vittime all'esasperazione cagionandole oltre al danno psicologico, un grave nocumento di immagine professionale ed economico".Centinaia di pubblicazioni pesantissime che avrebbero danneggiato la dignità delle persone avviando una vera e propria 'guerra' sul web tra archeologi e specialisti. Nei confronti dei blogger sono scattate perquisizioni a Cagliari, Torino e Roma, nel corso delle quali è stato sequestrato materiale informatico ancora in fase di analisi. Le indagini sono sfociate alcuni mesi fa nel sequestro preventivo dell'Untore Blog, seguito da quello degli altri due blog creati successivamente e di alcune caselle di posta elettronica anonime. Indirizzi mail utilizzati da alcuni per suggerire all'untore i testi da pubblicare.Parla una vittima: E’ la fine di un incubo.È la fine di un incubo, la fine di un periodo di terrore che, come tanti altri, sono stato costretto a vivere. Molte persone non volevano più lavorare con me, non volevano accostare il loro nome al mio perché avevano paura di finire nella gogna del blog. Spero che una cosa del genere non succeda mai più, che questo episodio sia un precedente per tutti". Così all'ANSA l'archeologo più colpito dalle pubblicazioni e dalle vignette denigratorie dell'Untore blog, la pagina web sequestrata dalla Polizia postale di Cagliari e Oristano nell'ambito di un'operazione che ha portato anche alla denuncia per diffamazione di quattro persone.L'esperto ha avuto problemi lavorativi e personali proprio a causa delle bordate arrivate via internet. "Lavoro da dieci anni - racconta - e sono un libero professionista. Mi occupo anche di divulgare su Tv, radio o in conferenze l'archeologia, forse per questo motivo ero più in luce di altri e sono stato preso di mira. A settembre del 2014 sono iniziate le pubblicazioni sul blog in cui venivo diffamato, mi facevano passare per un poco di buono, denigrando il mio lavoro".L'archeologo ha vissuto momenti davvero difficili, tanto da non riuscire più a lavorare. "Organizzavo escursioni archeologiche ma mi sono dovuto fermare perché - spiega - psicologicamente non riuscivo più ad andare avanti. I familiari e gli amici mi sono stati vicini, ma dal mondo accademico e dai miei colleghi non è arrivato né un attestato di solidarietà né di vicinanza. Questo mi rammarica molto - confessa - Ho avuto la sensazione che qualcuno godesse di quello che scrivevano sul blog".Ora l'esperto ha ripreso a lavorare con tranquillità. "Porterò dentro di me le ferite di quanto è accaduto - confessa - Ti annullavano psicologicamente, ti colpivano nel profondo e nel personale. La cosa che ti annienta di più è non sapere chi lo sta facendo (tutte le pubblicazioni erano anonime o con nomi di fantasia, ndr), questo crea uno stato perenne di confusione e paura. Tutto questo è una sconfitta per la società e per il mondo della cultura".
Fonte: ANSA
In altro articolo (su www.castedduonline.it) si legge:
La Polizia Postale ha dunque denunciato 4 persone per la vicenda del Blog Untore, il blog che in maniera anonima e vigliacca colpiva archeologi, studiosi, giornalisti. Tra le persone denunciate c'è il cronista di giudiziaria della Nuova Sardegna Mauro Lissia: la Polizia che l’ha perquisito ha intercettato tramite la sua posta elettronica le sue mail spedite all'Untore, in maniera inequivocabile. Lissia spediva informazioni che sono state pubblicate in maniera pressoché integrale nel blog della vergogna, sul quale ora indaga la Procura. Sì, proprio la Procura cagliaritana (il pm è Sandro Pili) della quale il cronista della Nuova Sardegna scrive giornalmente sul quotidiano sassarese. Un'accusa particolarmente pesante per un giornalista: quella di avere diffamato colleghi protetto dall'anonimato di una tastiera, ma poi smascherato dagli agenti. Ora Lissia si dovrà difendere da queste accuse infamanti insieme alle altre persone denunciate: Sergio Abis (nel frattempo arrestato per tentato omicidio), Daniela Piccone e Maurizio Feo. Nel blog Untore, tante persone sono divenute bersaglio di gravi offese alla reputazione personale, professionale, anche attraverso volgari pubblicazioni e interferenze nella vita privata, lavorativa, politica e relazionale. Non solo. Tra le vittime c'è stato chi ha perfino pensato al suicidio, chi a rivolgersi a un hacker per smascherare i vili infangatori, chi ha scelto la via del commissariato per denunciare gli anonimi lestofanti, o si è presentato ai magistrati per ottenere giustizia. Quel blog, alimentato da un gruppo di cialtroni, pur sapendo quanto stava accadendo per le sue malefatte, godeva ancor più nell'infangare a piene mani uomini di cultura. Le sparava grosse e poi faceva rimbalzare il nome delle vittime e i titoli del blog sullo sconfinato universo di internet, attraverso una girandola di condivisioni: la malversazione su questa o quella persona presa di mira, avrebbe dato i suoi frutti indigesti. Tutti i giorni così, con uno stillicidio di pesanti attacchi sfruttando una piattaforma registrata oltreoceano (con server difficili da raggiungere), per eludere con quel suo disegno criminoso eventuali indagini. I termini utilizzati da chi gestiva il blog erano pazzeschi: le vittime venivano insultate pesantemente con notizie del tutto false e inventate. È stato per un bravo poliziotto (al quale si è perfino fatto allusione in quel blog pazzesco), che l'inchiesta avviata dalle Procure di Cagliari e Oristano ha dato i loro frutti. Si è scoperto che a dar manforte a questa gente, anche dei nickname fittizi, aperti e segnalati ripetutamente su Facebook. Come quel tal Gavino Aresu, non ancora smascherato ma sul quale si indaga: sarà come l'ago della bilancia? L'untore veniva letto da chi spesso lo alimentava, e magari segretamente godeva nel vedere un "vicino" colpito, deriso, "sputtanato". Così facevano anche gli esponenti di una associazione "culturale" che ha sede nel quartiere Casteddu della quale ci occuperemo più avanti avendo avuto piccanti segnalazioni. I tentacoli virtuali entrarono, in un dato periodo, anche al Comune di Cagliari, alla Regione, così in Soprintendenza: stando ai suoi reiterati attacchi verso quei mondi istituzionali, descritti come dispensatori di "danari pubblici", finanche taggati nei post per richiamarne l'attenzione verso indegni "precettori" di finanziamenti pubblici. Peccato che la realtà era completamente diversa! Insomma, ci sono passati archeologi (si badi, però, quelli non allineati al potere), giornalisti invisi - in modo particolare - ad un altro giornalista in qualche modo simpatizzante de l’Untore, e politici. Attaccate anche associazioni culturali attive soprattutto a Cagliari. Elogiata, però, una collaboratrice di Sardinia Post che scriveva su Facebook commentando alcuni articoli dell'Untore, testualmente: "Beni fattu". Anche un noto archeologo del nord Sardegna simpatizzava per quel blog. Forse sarà una coincidenza, ma le indagini non sono ancora concluse e certamente salteranno fuori altri nomi. Addirittura l’Untore se la giocava contro la Procura della Repubblica. Scrisse "siamo stati oscurati" e così non fu. Alluse a un "accordo con la Procura". Ostentò protezioni, amicizie influenti, e così, sbagliando, sputando veleno su gente onesta e che lavora, gli anonimi infangatori sono andati avanti per mesi. E allora chi è l'untore? Quel lui, che noi ben sappiamo chi è, dove vive, da dove proviene. Sappiamo ad esempio (si fa per dire), che ama i gatti e non solo i cani e perché, sempre per dire, litighi con la vicina di casa, molestandola, aspettandola sul pianerottolo per spiarla e coglierla magari in errore. Pur sapendo chi sia l'Untore, il mostro, ci piace adesso attendere sul bordo del fiume. Non far il suo gioco che poi è il gioco del perdente. Oramai indagato, smascherato, ed esposto in tutti i TG e in tutti, o meglio quasi tutti, i giornali, si starà dimenando come un appestato. Poveretto. Proprio lui, il giustizialista, il blog che si diceva sicuro e giusto. Invece a furia di seminare il contagio si è contagiato, nel suo lavoro di ungere qua e là. Sapremo anche in quale misura erano coinvolte le persone che "suggerivano" i contenuti da pubblicare, e l'identità degli autori di quei post. Una minuziosa indagine condotta congiuntamente dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cagliari, è solo a metà strada, tracciata dall’ispettore Roberto Manca. Uomo che per mesi ha setacciato ogni pista in sinergia con la Sezione Oristanese della POLPOST. Un’indagine avviata dopo decine di denunce ed esposti presentati dalle vittime tormentate. Gli indagati per le diffamazioni sono per adesso 4. Un quinto è ancora sotto osservazione e forse verrà denunciato. Dei veri e propri “cyber offenders” quelli individuati dagli inquirenti. Mica ragazzini poi: adulti, tra i 50 e i 60 anni, denunciati per diffamazione. Il primo nome svelato dagli inquirenti è quello di Sergio Abis, cagliaritano di 62 anni che nel frattempo è stato arrestato anche per tentato omicidio. Il secondo nome iscritto nel registro degli indagati è quello del giornalista Mauro Lissia, già querelato in passato. Poi due appassionati di archeologia la cui identità non è stata svelata anche se i nomi circolano negli ambienti delle forze dell'ordine. Alcune querele sono veramente impressionanti: contengono 25 pagine di insulti irripetibili, di vignette schifose e comunque hanno dato linfa agli investigatori che, attraverso l’analisi di flussi informatici e il monitoraggio della rete, hanno riscontrato centinaia di pubblicazioni a contenuto fortemente lesivo della dignità delle singole persone. "Addirittura - svela la POLPOST - in un caso le reiterate violenze psicologiche hanno condotto una delle vittime all’esasperazione cagionandole oltre al danno psicologico, un grave nocumento di immagine professionale ed economico". Non è la sola persona che pensa ora a un sit in davanti ai posti nei quali gli indagati lavorano. Perché le indagini si sono estese anche verso alcuni utenti che, rendendosi anonimi sotto altri nickname di fantasia, hanno a loro volta sostenuto e partecipato ad alcune delle pubblicazioni diffamatorie nei confronti dei querelanti. Alle discussioni prendevano parte, e non le distanze, giornalisti, archeologi, membri di associazioni in contrapposizione con queste "categorie". È nata una vera e propria guerra virtuale sul web, odio alimentato da insospettabili. Un modo di relazionarsi divenuto strumentale, in piena anarchia, che alla normale critica ha accostato offese, denigrando le vittime di turno. Non ci resta che augurarcelo: sia fatta giustizia. Quanto presto, fino in fondo. Ci possono essere sconti per gente che insultava, denigrava, vessava, diffamava asserendo di esser nel giusto, usando contro le vittime predestinate stratagemmi per non essere intercettata e così, nascondendosi nell'ombra, facendo la morale? Oltre gli insulti, è arrivata la Polizia.