Magazine Pari Opportunità

Uomini che odiano le lesbiche

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Vorrei fare una piccola premessa: non amo particolarmente le categorizzazioni di genere nelle quali si vogliono racchiudere i gusti sessuali delle persone. Quando si prova attrazione per una persona o ci si innamora di essa non credo che il sesso di appartenenza conti poi tanto. Per questo mi piacerebbe discutere del trattamento riservato alle donne che non si rispecchiano nella normativa etero-sessista, ovvero le lesbiche nell’immaginario collettivo.

Se l’omosessualità maschile non è ancora del tutto sdoganata e risulta bersaglio di pregiudizi e atti di violenza, quella femminile sembra maggiormente taciuta e vista con occhio si disprezzo.

L’immaginario maschile ha voluto che nel tempo si creassero due concezioni diametralmente opposte di lesbica, due stigmi quasi mai verosimili: da una parte la pin up plastificata e ammiccante della pornografia e dall’altra il maschio mancato.

Nel primo caso la lesbica è posta lì NON per assecondare dei propri desideri sessuali ma per compiacere il maschio, che è sempre presente nella relazione tra le donne, che sia attraverso un menage o attraverso il suo sguardo da uomo: le donne agiscono sapendo di dover stimolare un punto di vista maschile, si muovono per eccitare il desiderio maschile, diventano oggetto di un occhio esterno.

Nel secondo caso invece la lesbica è considerata un maschio nato in un corpo da donna: l’idea è quella di una persona con attributi sessuali femminili che però ha tutte le altre caratteristiche amplificate solitamente attribuite ad un uomo, quali ad esempio la rozzezza, sottolineando così come sia il suo complesso di castrazione a renderla lesbica. Un uomo mancato per l’appunto.

Quello che è ancora non è chiaro nelle menti dei più è che una lesbica è semplicemente una donna. Non ha bisogno per forza di essere rapportata ad un’alterità maschia per essere definita!

A molti uomini pare proprio non andar giù che due donne possano godere e soddisfarsi in una relazione che non lo includa come soggetto attivo del menage o come occhio esterno che deve essere appagato. Non accettano che due donne qualunque possano un giorno piacersi, innamorarsi come soggetti autonomi, escludendo la presenza del fallo onnipotente. Che sia il fallo pronto a soddisfarle o il fallo immaginario che vogliono attribuire loro.

Questa incapacità di accettare l’autodeterminazione femminile a prescindere da un rapporto col maschio ha fatto sì che nel tempo si sviluppasse un vero e proprio odio verso le lesbiche. Odio che spesso è sfociato in forme di violenze atroci e persecuzioni.

Un esempio dei soprusi che hanno dovuto spesso subire sono gli stupri correttivi. Questa pratica viene perpetrata sui corpi delle donne che non hanno abbracciato una visione etero-sessista dell’essere umano. Attraverso lo stupro violento di gruppo è come se si volesse da una parte imporre quello che si crede l’unico modello di rapporto sessuale valido, ovvero tra uomo e donna, dove il maschile violenta e annichilisce il femminile, dall’altra correggere quella che si crede una devianza gravissima della sessualità femminile. Diciamo che è in definitiva un atto vile e simbolico per affermare la supremazia dell’uomo sulla donna e sulla sua libertà decisionale.

E’ inoltre di ieri questa notizia. A Lincoln una tredicenne è stata vittima di violenze inaudite. Gli assalitori l’hanno legata e prese a botte. Dopo averla torturata, per umiliarla l’hanno riempita di insulti, incidendo frasi vergognose su tutto il suo corpo, tra cui la parole ‘lesbica’ sulla pancia. Hanno poi dato fuoco alla casa lasciandola dentro ma lei fortunatamente si è salvata e ha dato testimonianza di quello che è spesso riservato alle persone che non si vogliono conformare: disprezzo sessista. Tutto questo solo per essersi autodeterminata, per aver deciso di vivere liberamente la sua sessualità!

Purtroppo anche io ho potuto osservare per conoscenza diretta quale destino sia spesso riservato ad una donna che ha una relazione con una persona del suo stesso sesso, anche in famiglia. Le reazioni all’interno della stessa famiglia sono state infatti completamente diverse quando a parlare della propria omosessualità è stato il figlio maschio e quando a farlo è stata invece la sorella: nel primo caso la reazione, comunque negativa, è stata quasi di rassegnazione, nel secondo invece si sono impegnati per riportarla sulla “retta via”, quasi a dover raddrizzare un bastone stortatosi nel tempo.

Un altro esempio sono i commenti che si sentono da parte di gruppi di ragazzi alla vista di coppie di donne che non corrispondono al loro immaginario di lesbica, ovvero bambole gonfiabili pronte a compiacerli. “Dovrebbero rinchiuderle in gabbia”, questo uno dei commenti che mi è capitato mio malgrado di sentire.

Tutto questo perché la donna nella società resta a servizio dell’uomo e c’è ancora quella resistenza culturale secondo cui si può completare, anche a livello sociale ed economico, solo attraverso la relazione con un uomo. La relazione uomo-donna è infatti esalatata nell’istituzione del matrimonio, dimenticandosi come spesso sia proprio all’interno delle mura domestiche che si compiano le più atroci forme di violenza fisica e psicologica ai danni di una donna.

Mi sono sempre chiesta com’è che quando si tratta di non rispettare la normativa etero-sessita la sessualità di una persona possa diventare di pubblico dominio, alla mercè del giudizio di esterni. Allo stesso modo mi domando come i genotiri possano mettere il becco sulla scelta dei figli di portarsi a letto chi vogliono, secondo una libera scelta consapevole.

La normativa etero-sessita rimane un esempio di quel pensiero fascista che vuole dare delle regole a cui attenersi obbligatoriamente, che vede nella diversità e nell’autodeterminazione personale il pericolo. Liberiamoci da queste gabbie sociali!



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :