Uomini di Dio, contrariamente a quello che si può credere dal titolo, è tutt'altro che un film religioso. O almeno non è soltanto questo: è un film che parla di integrazione, di tolleranza, di rispetto delle idee e di opinioni altrui in un mondo in cui è difficilissimo confrontarsi. Per questo sui titoli di coda ci sentiamo tutti coinvolti e commossi dall'epilogo (non credo di 'spoilerare' dicendovi che sarà inevitabilmente tragico). E' una bella e drammatica storia, che parla alla gente, a tutti noi, e lo fa assolutamente senza manierismo o ipocrisie cinefile. Non ci sono scene madri o sequenze ad effetto, ma tutta la vicenda si dipana in modo sobrio e quasi documentaristico: la regia riempe il ritmo lento (ma non noioso) della pellicola con i canti, i silenzi, le tradizioni, lo scorrere del tempo in un luogo sacro e apparentemente inviolabile. Una piccola enclave cristiana in terra musulmana, dove per secoli le due etnie avevano convissuto pacificamente.
Il film di Beauvois racconta scrupolasamente, in modo equidistante, la storia di quei giorni di sangue. Senza prendere posizione e senza edulcorare i sentimenti di chi guarda. Ne viene fuori un'opera onesta, nobile, toccante e coraggiosa. Che cerca di avvicinare e comprendere, o solo semplicemente di parlare. Rappresenterà la Francia agli Oscar 2011, con concrete (e meritate) possibilità di vittoria. VOTO: * * * *