Non sono tempi facili per Hamas: nella Striscia di Gaza la popolazione inizia a stancarsi seriamente del fanatismo islamico e delle sue conseguenze, mentre a livello internazionale il movimento terrorista rischia seriamente l’isolamento. Qualche mese addietro, si ricorderà, il capo di Hamas in esilio, Khaled Meshaal, ha abbandonato il suo rifugio di Damasco per trasferirsi in Qatar. Dietro la sua decisione, chiaramente, c’era la crisi siriana e le spaccature geopolitiche che questa stava causando. Lasciando la Siria, Khaled Meshaal ha seguito la scelta della maggior parte dei Paesi sunniti, decidendo di condannare gli Bashar al-Assad e il suo regime.
Purtroppo per lui, come spesso succede dentro Hamas, la sua scelta non è stata seguita dai suoi “colleghi” nella Striscia di Gaza e dalla stessa Comunità palestinese siriana. Una buona parte dei palestinesi in Siria, infatti, si sono schierati con Bashar al Assad e hanno anche inviato dei loro uomini per combattere a fianco del dittatore siriano. A Gaza, invece, la leadership di Hamas ha cominciato ad avere paura, capendo che la scelta di Meshal avrebbe provocato una seria interruzione dei fondi e delle armi che Tehran garantisce a Hamas. Non si sbagliavano…Per la cronaca, qualche tempo fa, la Reuters evidenziava che Hamas riceveva dall’Iran 25 millioni di dollari al mese (fonti egiziane)…
Proprio per risolvere queste questioni, quindi, in questo periodo diversi esponenti diHamas si sono recati in Iran a pietire il perdono degli Ayatollah e di Hezbollah. Il primo a recarsi nella Repubblica Islamica, passando per Rafah, è stato Mahmoud al-Zahar, il vero capo delle Brigate Izz al-Din al Qassam, il braccio armato di Hamas. In questi giorni, invece, in Iran si è recato direttamente Musa Abu Marzouq, un bel personaggiono ricercato per terrorismo anche negli Stati Uniti e parte dell’ufficio politico di Hamas. Inoltre, sembra proprio che i missili recentemente sparati da Gaza verso Israele, siano serviti all’organizzazione islamica a dimostrare all’Iran di essere ancora un alleato fedele su cui poter contare.
Insomma, pare proprio che qualcuno tra Il Cairo e Gaza se la stia facendo sotto e stia cercando di ottenere il perdono del grande zio, l’Ayatollah Ali Khamenei…Chissà cosa ne penseranno i “fratelli mussulmani” a Ryadh, Doha e Ankara…