Uomini, ominicchi e quaquaraquà
Creato il 01 luglio 2014 da Oirpina
In questo primo scorcio d’estate abbiamo letto una delle notizie più insensate e vergognose, che fa venire rabbia, indignazione e sdegno. E’ quella che riguarda l’ex magistrato Diego Marmo, anzi le brutte notizie che lo riguardano sono due. Per chi non lo dovesse ricordare egli fu il Pubblico Ministero che si accanì in una maniera pazzesca nel sostenere, trentuno anni fa, quelle accuse infamanti nei confronti del “signore dei Presentatori” Enzo Tortora. La prima inqualificabile notizia riportata dalla stampa si riferisce al fatto che questa persona dopo oltre 30 anni si permette di chiedere scusa ai familiari di Tortora per il clamoroso “errore giudiziario”.
Con quale coraggio, ovvero quanta sfrontatezza ha avuto per arrivare a tanto ? Non ha pensato che nemmeno un Santo avrebbe potuto accettare tali scuse dopo tanto tempo ? Una persona retta, di sani principi morali, professionali e di giustizia avrebbe chiesto scusa almeno subito dopo l’avvenuta assoluzione del “grande” Enzo Tortora da parte della Corte d’Appello di Napoli. Ancora più giusto sarebbe stato per lui di dimettersi da magistrato e se proprio avesse voluto restare nella magistratura avrebbe potuto fare il Cancelliere o la libera professione di Avvocato Ma lui egoisticamente non si dimise e né chiese scusa, perché sarebbe stata compromessa la sua carriera. Come pure fecero, oltre agli “ingenui” investigatori, gli altri magistrati artefici di quella squallida mattanza: Di Pietro e Di Persia che condussero l’istruttoria, Fontana che emise il rinvio a giudizio e i giudici di primo grado che emisero la sentenza di condanna sono rimasti tranquillamente in magistratura ed hanno fatto carriera come se nulla di negativo avessero combinato.
E qui è opportuno aprire una parentesi per tirare le orecchie anche ai politici dei vari Governi e ai “parrucconi” del Consiglio Superiore della Magistratura che non sono mai intervenuti con una norma che permettesse ai magistrati l’avanzamento di carriera per meriti e non per il tempo che passa, nonostante ci fosse stato perfino il referendum del novembre 1987 che riconosceva la responsabilità civile dei magistrati.
Tutti ricordiamo che il 17 settembre 1985 (ad oltre due anni dall’arresto) Tortora venne condannato a dieci anni di galera. Nonostante l’evidenza, le accuse degli 11 “pentiti” (definiti da un giornale “la nazionale della menzogna”) ressero al dibattimento. Ricordiamo anche il gesto nobile che l’ex divo della TV, sebbene fosse protetto dall’immunità di europarlamentare, fece nel consegnarsi alla giustizia rimanendo agli arresti domiciliari sino al 15 settembre 1986 (a più di tre anni dall’inizio del suo dramma) quando fu assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli.
Dopo essere stato assolto il grande Conduttore fece un breve ritorno in TV, nonostante fosse distrutto moralmente e fisicamente, e più volte, anche attraverso interviste ai giornali (riporto da La Prealpina del 15/10/1987) “chiese a viva voce di potersi confrontare a tu per tu con i giudici che hanno gestito il suo caso anche nelle prossime eventuali tribune politiche televisive sui referendum. Ma i succitati signori se ne guardarono bene di accettare l’incontro.
La seconda notizia che appare scriteriata riguarda due persone: Nando Uliano, il nuovo Sindaco di Pompei che ha voluto l’ex magistrato quale Assessore alla Legalità e alla Sicurezza, e Diego Marmo che con una “faccia di marmo” ha accettato tale incarico e contestualmente ha rilasciato interviste ai giornali per chiedere le scuse alla famiglia Tortora: “E’ arrivato il momento – dice Marmo al giornale di Piero Sansonetti -. Mi sono portato dietro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto. Certamente mi lasciai prendere dal temperamento. Ero in buona fede. Ma questo non vuol dire che usai termini appropriati, e che non sia disposto ad ammetterlo. Mi feci prendere dalla foga”.
A parte il fatto che un magistrato non dovrebbe lasciarsi trasportare da un particolare “temperamento” o da impeti di “foga”, queste scuse le avrebbe mai chieste se non fosse stato chiamato al nuovo incarico ?
Ed infine, è mai possibile che il Sindaco Uliano non conoscesse i fatti ed il vissuto dell’ex magistrato ? Egli aveva fatto presente ai suoi elettori che se fosse stato eletto Sindaco avrebbe nominato Assessore quella persona ? Penso proprio di no ! Cari elettori e Cittadini di Pompei fatevi sentire.
1° luglio 2014
Martino Pirone
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