Prima ancora della data canonica per la giornata internazionale della donna, tre poesie dedicate, tratte dal patrimonio poetico femminile declinate alla rivendicazione di genere. Tre epoche, tre luoghi, tre poete. Eleonora (o Leonora) della Genga costruisce sonetti petrarchesci nella Fabriano del XIV secolo. Alcuni critici hanno anche dubitato della sua esistenza, altri invece l’hanno antologizzata (seppure con scarso materiale). Soujourne Truth (nata come Isabella Baumfree) era schiava in una piantagione nordamericana negli ultimi anni del 1700. E’ stata la prima donna nera a a portare a giudizio un uomo bianco e a vincere la causa. Anna Swir (Anna Świrszczyńska) è la più vicina nella cronologia ai nostri tempi. Attraversa l’esperienza della Seconda guerra mondiale nella sua Polonia occupata e martoriata dai nazisti come infermiera di guerra. Ne esce in una voce nuova che la porta ad essere il canto femminista più potente della sua terra.
Buona lettura.
TACETE O MASCHI, A DIR, CHE LA NATURA
di Eleonora della Genga
(1360 c.)
Tacete, o maschi, a dir, che la Natura
A far il maschio solamente intenda,
E per formar la femmina non prenda,
Se non contra sua voglia alcuna cura.
Qual’ invidia per tal, qual nube oscura
Fa, che la mente vostra non comprenda,
Com’ ella in farle ogni sua forza spenda,
Onde la gloria lor la vostra oscura?
Sanno le donne maneggiar le spade,
Sanno regger gl’ Imperj, e sanno ancora
Trovar il cammin dritto in Elicona.
In ogni cosa il valor vostro cade,
Uomini, appresso loro. Uomo non fora
Mai per torne di man pregio, o corona.
***
NON SONO IO FORSE UNA DONNA?
discorso di Soujourne Truth
schiava nera liberata,
alla convenzione dei diritti delle Donne di Akron, Ohio, nel 1852.
Quell’uomo laggiù dice che
una donna ha bisogno di essere aiutata a salire in carrozza
e sollevata attraverso i fossi
e ha bisogno di avere ovunque il posto migliore.
Nessuno mi ha mai aiutata a salire in carrozza
o ad attraversare pozzanghere di fango
o mai mi ha dato un posto migliore…
e non sono io forse una donna?
Guardami
Guarda il mio braccio!
Ha arato e seminato
e riempito i granai
e nessun uomo poteva tenermi testa…
e non sono io forse una donna?
potevo lavorare tanto
e mangiare quanto un uomo
quando riuscivo a mangiare
e sopportare anche la frusta
e non sono io forse una donna?
Ho fatto nascere 13 figli
e li ho visti venduti quasi tutti come schiavi
e quando ho gridato il dolore di una madre
nessuno mi ha ascoltato se non Gesù…
e non son io forse una donna?
Quell’ometto vestito di nero dice che
una donna non può avere gli stessi diritti di un uomo
perchè Cristo non era una donna.
Da dove è arrivato il tuo Cristo?
Da Dio e una donna!
L’uomo non ha avuto nulla a che fare con lui!
Se la prima donna che Dio ha creato
è stata forte abbastanza da capovolgere il mondo
tutta sola
insieme le donne dovrebbero essere capaci di rivoltarlo
ancora dalla parte giusta.
***
DONNA E UOMO
di Anna Swir
(1909-1984)
trad. S. Sambiase
Mi impregni ed io genero perle.
Vere. Guarda.
Mi fissi con stupore
atterrito da questa ricchezza
che non comprendi.
Tu, la pietra, hai generato il muoversi della valanga
guarda il suo splendore
mozzare il fiato.
Ascolta il possente inno
della sua caduta.
Pietra, sei tu senza occhi né orecchie.