Uomo, Natura, macchine, psiche

Da Lara
Ritornando all'aforisma di Konrad Lorenz che ho postato lunedì scorso, ripropongo piccoli brani - stavolta di Carl Gustav Jung, "L'uomo e i suoi simboli" che trovo talmente attuali da diventare ripetitivi, eppure hanno per me un grande valore.



Scrive Jung:

"Oggi, per esempio, si fa un gran parlare di materia: descriviamo le sue proprietà fisiche, conduciamo esperimenti di laboratorio per dimostrarne alcuni aspetti. Tuttavia la parola materia rimane un concetto arido, disumano e puramente intellettuale, privo per noi di qualunque significato psichico.

Quanto diversa era l'antica immagine della materia -la Grande Madre - capace di abbracciare e di esprimere il profondo significato emotivo della Madre Terra!

Nello stesso modo, ciò che prima era lo spirito, ora viene identificato con l'intelletto, cessando così di essere il Padre di tutte le cose.

[.....]

Quanto più si è sviluppata la conoscenza scientifica, tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, poiché non è più inserito nella natura e ha perduto  la sua identità inconscia emotiva con i fenomeni naturali.

Questi, a loro volta, hanno perduto a  poco a poco le loro implicazione simboliche.

Il tuono non è più la voce di una divinità irata, né il fulmine il suo dardo vendicatore.


I fiumi non sono più dimora di spiriti, né gli alberi il principio vitale dell'uomo, né il serpente l'incarnazione della saggezza ...

Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato.

Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava. ..."


Da "L'uomo e i suoi simboli" - Carl Gustav Jung - Ed. TEA - Traduzione di Roberto Tettucci

Immagini dal web


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