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Uomo Nero, pfui

Da Melusina @melusina_light

Uomo Nero, pfui

Immagino che dovrei aver paura perché è buio e sono da sola in una casa molto grande e vecchiotta che di notte emette rumori tutti suoi, cigolii, schiocchi, tonfi ovattati di natura ignota.
Perché al minimo alito di vento le frasche della pergola si strusciano sulle imposte come mani di zombi che tastano per entrare.
Perché ci sono troppe porte e finestre dalle quali potrebbero introdursi Assassini e Uomini Neri, approfittando delle tenebre del giardino e del chiarore meno che cimiteriale dei pochi lampioni della strada.
Perché il posto è fuori mano e non passa una pattuglia a pagarla oro malgrado lo stillicidio di furti in appartamento degli ultimi mesi.
Perché non ho manco più il cane, che in ogni caso non faceva la guardia perché aveva paura del buio e dormiva dentro.
Perché ci sono tante scale, corridoi, angoli, stanze oltre le cui soglie potrebbero annidarsi, nell’oscurità, i Nemici, gli Stupratori e i Troll.
E poi perché sto scrivendo una storia de paura per l’eds della Donna Camèl, con dentro ingredienti che terrorizzerebbero Jack lo Squartatore.
Invece macché: sono qua che mi godo queste notti solitarie, con la lampada da tavolo che staglia le ombre delle mie mani come lunghi ragni nervosi e il lugubre gocciolio di un rubinetto incrostato nel seminterrato. E la storia de paura dell’eds, invece di farmi paura, mi fa da ridere, anzi mi diverto così tanto che non ho nessuna fretta di finirla. Ma sono a buon punto: mi mancano giusto un paio di fantasmi.
Poi magari voi siete più impressionabili e la troverete terrificante, chi lo sa.
Io intanto mi è venuta sete e scendo in cucina a bere qualcosa. Rigorosamente senza accendere alcuna luce, come farebbero i gatti.
E io ho sempre saputo che dentro di me, e nemmeno tanto nascosto, c’è un gatto.


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