L’uovo mangia. O quanto meno ingoia le cose. Poi si può osservare come vengono espulse. All’inizio sono solo ombre. Poi assumono anche un colore, e si riesce a sentirle toccando la parete dell’uovo, come dentini che stanno per spuntare. Alla fine, solo una pellicola tesa come un palloncino copre l’oggetto, ormai perfettamente visibile. La pellicola si fende e si ritira arricciandosi, e l’oggetto cade dall’uovo.
Questi rifiuti non sembrano danneggiati, ma lo sono. Dopo essere stati ingoiati sono diversi, come la roba da mangiare lasciata fuori per le fate; la mattina dopo è ancora lì, ma non è più buona. I frutti di bosco sono sbiancati, il burro non si scioglie, il pane appena fatto non ha odore.
“Uovo”, in Shelley Jackson, La melancolia del corpo.