2009: Up di Pete Docter e Bob Peterson
Tanti i primati per questo autentico capolavoro.
Ha inaugurato con immenso successo il 62° Festival di Cannes (è la prima volta per un film d’animazione), ha vinto due Oscar e due Golden Globe, è stato il primo film della Disney in 3D, in Italia è stato il miglior incasso mai registrato da un cartoon al suo esordio.
Una entusiasmante avventura che non sfigurerebbe accanto ai migliori episodi di Indiana Jones, personaggi tenerissimi e oltremodo accattivanti come non se ne vedevano da tempo, una storia quanto mai originale e piena di inventiva, immagini che sono una vera e propria goduria, battute divertenti e mai banali, una sceneggiatura intelligente mai al servizio degli effetti speciali.
Un inno all’amore, all’amicizia, alla multietnicità, alla solidarietà tra generazioni diverse, allo spirito d’avventura, ai sogni non realizzati (e non realizzabili) che ha incantato, giustamente, tutti i critici: “Il film è una delizia” (L’Unità), “…una profondità dell’immagine e del racconto mai vista prima” (Avvenire), “…un’impresa di divertente e rutilante fantasia” (La Stampa), “Questo film rovescia tutti i luoghi comuni dell’animazione, nel racconto come nelle immagini, con un’audacia e un divertimento che lasciano lo spettatore a bocca aperta” (Il Messaggero), “…un gioiello” (Il Giornale), “…gag esilaranti e trovate visive che lasciano di stucco: ma Up non è solo questo. Up è un film che affronta con impressionante maturità temi non facili da declinare mediati dall’umorismo e dalla leggerezza come l’elaborazione del lutto, l’amore, la vecchiaia ed il modo con cui fare i conti con il bilancio della propria esistenza” (Comingsoon), “Up è narrazione cinematografica in una delle sue migliori espressioni. Né cartone animato, né film per bambini” (BlogArt).
Grande spettacolo, grande comicità, grande tenerezza, grande poesia… La Disney ci ha sempre regalato perfetti mix di divertimento e commozione: era dai tempi dei grandi classici (Cenerentola, Biancaneve, Bambi…) che non si giungeva però a tale eccellenza.
Un salutare ritorno al passato quanto il cartoon ispirava dolcezza e non era costituito prevalentemente (come oggi troppo spesso accade) da combattimenti, guerre, violenze…
Alessandra Levantesi ha scritto che non questo film “Disney incontra Chaplin”: come non concordare?
p.s.
-Un plauso ai doppiatori, da Giancarlo Giannini (il protagonista Carl) ad Arnoldo Foà (Muntz) a Neri Marcoré (il cane Dug).
-Da condividere l’osservazione di Barbara Cardella: “Gli artisti della Pixar sono ampiamente noti per essere fan di Hiyao Miyazaki, il visionario giapponese che ha ideato Il castello errante di Howl (2004), ma nessuno, prima d’ora, era arrivato così vicino all’unione perfetta di allegrie visive e atmosfere malinconiche brevettata dal grande regista”.