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C'è questo sentimento collettivo alla base di Urbino, Nebraska di Alessio Torino. Il ricordo di due ragazze, Ester e Bianca, trovate morte per overdose nel 1987 in un parco pubblico di Urbino. Un espediente, sconvolgente, che fa da filo conduttore ai quattro episodi che compongo il libro. Nel 2010, ad esempio, c'è Zena Mancini, una giovane universitaria che ancora non ha deciso cosa fare della sua vita, che vive proprio accanto a Dorina, la madre delle due ragazze morte. Nell'euforia e nell'emozione della sua età, Zena non riesce a prendere decisioni, dalle più difficili, quelle che riguardano il suo percorso di studi e la sua vita, alle più semplici, come mettere in chiaro la storia con Marco o suonare un campanello e portare un po' di conforto a una donna che non si è mai ripresa. Nel 1994, invece, c'è Nicola Chimenti, che ha deciso di prendere i voti, provocando lo sconcerto dei genitori, degli amici, della sua band e, probabilmente, anche quello di sua zia Dorina, se solo trovasse il coraggio di rivelarglielo. Nel 2013 c'è Mattia Volpini, che lavora in Olanda dopo essere fuggito da Urbino, da un padre tipografo che ora è un ubriacone e da una vita di provincia che gli stava un po' stretta. Ha una bella vita, ora, e del passato non rimpiange nulla, se non fosse per quel senso di colpa che lo obbliga a tornare. C'è suo padre, a Urbino, c'è sua sorella e ci sono gli amici, tra cui Jacopo Martelli, aspirante scrittore che colleziona i rifiuti delle case editrici e che si è imbarcato in una sorta di reportage su quel vecchio fatto di cronaca, sulla morte di Ester e Bianca. E poi, nelle pagine finali, c'è un bambino, Federico, che aspetta con ansia la neve per non dover andare a scuola e poter fare le olimpiadi invernali di bob con gli amici. E guarda caso, era stato proprio suo nonno a trovare Ester e Bianca sulla panchina: un shock enorme, difficile da dimenticare.
Quattro racconti, ambienti in quattro periodi diversi, accomunati da Urbino, sempre uguale, da quel terribile fatto di cronaca, sempre presente nonostante gli anni, dalla voglia di fuggire e di dimenticare ma anche dall'impossibilità di farlo. Dei quattro racconti, i miei preferiti sono sicuramente il primo e l'ultimo. Sono quelli che ho trovato più completi, in cui sono riuscita a identificarmi di più, forse perché sono vicina all'età di Zena Mancini e ne capisco i dubbi, le paure e le angosce, e perché anche io da bambina, proprio come Federico, aspettavo con ansia la neve, per poter tirare fuori il bob e lanciarmi dalle discese. Sono forse quelli che più si avvicinano alla storia di Ester e Bianca, trasmettendo meglio quel senso di tragedia mai dimenticata, di dolore che non per tutti passa, sebbene gli altri continuino la loro vita.
Anche gli altri due racconti sono molto efficaci, per descrivere quelle sensazioni di cui parlavo prima, quella voglia di fuggire da una vita di provincia che sembra sempre troppo stretta ma che, inevitabilmente, dopo un po' richiama a sé, anche se non si vorrebbe.Mi piace il modo di scrivere di Alessio Torino. Un modo di scrivere molto particolare, che richiede un po' di pagine per abituarsi, un po' di pazienza (e me ne mi ero già accorta con Tetano), ma che poi alla fine conquista il lettore e lo tiene lì, incollato alle sue pagine.
Una lettura decisamente consigliata!
Titolo: Urbino, NebraskaAutore: Alessio TorinoPagine: 237Anno di pubblicazione: 2013Editore: minimumfaxISBN: 978-8875215163Prezzo di copertina: 14,00€Acquista su Amazon:formato brossura:Urbino, Nebraskaformato ebook:Urbino, Nebraska
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