Urga - Territorio d'amore

Creato il 30 ottobre 2010 da Robydick
1991, Nikita Mikhalkov.
La Urga è un lungo bastone alla cima del quale c'è un laccio che i mongoli, popolazione semi-nomade, utilizzano per catturare il bestiame. Ha anche un secondo utilizzo: non ho capito se per tradizione o mancanza di privacy all'interno delle loro tende che sono di fatto dei monolocali, le coppie mongole amoreggiano all'aperto nella steppa, e l'urga piantata a terra in verticale significa "do not disturb, copula in progress" (vedi es. in locandina).
Gombo e Pagma sono una coppia giovane con già 3 figli. Vivono in quella parte della Mongolia geopoliticamente sita all'interno della Cina, dove vige (già allora e tuttora) il limitatore demografico ad un figlio per coppia. Pagma è estremamente riproduttiva, pare che "ad ogni botta la femmina rimane subbito impressiunata"; fatto sta che Gombo è ingrifato come un bonobo in tammurriata, mentre Pagma ha tirato giù la saracinesca. Sola alternativa all'autoerotismo: andare in città a comprare dei preservativi, oggetti sconosciuti a Gombo anche in termini morali. Ci andrà, ma prima cercherà un lama buddista con cui consigliarsi, peccato che la città è così dispersiva, piena di attrazioni. Poi quel sogno del quarto figlio, anche l'antico mito Gengis Khan fu il quarto d'una numerosa figliolanza... Intrecciata alla loro, la bizzarra figura di un camionista russo dal gomito molto alto, che lavora in quella regione per un'impresa che sta costruendo strade.
E' un plot abbastanza tipizzato per alcuni aspetti, sempre piacevoli a patto di non abusarne: la vita dei nomadi mongoli, distese immense, musiche e panorami suggestivi, ecc..., con però innesti comici che ne fanno film di buon ritmo, non da meditazione zen e nemmeno da fase rem. La storia poi è abbastanza curiosa, divisibile più o meno in tre parti: quella iniziale la più bella anche per il realismo oltre che per la comicità; un po' troppo scontata la fase centrale quando ritrae Gombo nella parte del "selvaggio in città"; finale surreale che non t'aspetti, ricco di sogni e con la comparsa di una voce narrante.
Leone d'Oro a Venezia, con qualche momento di calo ma nel complesso molto carino e divertente, merita decisamente la visione. Io per il momento, in attesa di vederne altri, continuo ad amare Mikhalkov per lo splendido Oblomov.

la macellazione, reale, di una pecora fatta con una tecnica particolare, non una goccia di sangue versata, sofferenza per l'animale ridotta a pochi secondi. scena la cui visione richiede un certo stomaco.


si banchetta con la pecora macellata. uno spasso. la vedete la zuppiera in mano alla donna? non riesco nemmeno ad immaginare cosa possa contenere! ci vuole stomaco anche qua...


Gombo, Pagma e il loro territorio, sono una bella coppia, meritavano un primo piano


ricordo il mio imbarazzo la prima volta che acquistai preservativi, figuriamoci il povero Gombo che entra in una farmacia vuota, con 8 commesse che lo incalzano, tutte per lui... da schiantare


Gombo e il televisore appena acquistato, quasi un duello


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