Di Marigo Giandiego
Ho molti amici, anche molto sensibili e non stupidi... Attenti, da sempre, alle esigenze degli ultimi e di quello che insistono a chiamare proletariato, che questa cosa non la vedono proprio. Due o tre giorni fa ho parlato, con loro di Decrescita Serena e della necessità di re-imparare le cose che avevamo dimenticato, di crollo del capitalismo e mi hanno un poco compatito, con la medesima arietta ed il sorrisino che avevano quando parlavo di Moovement e di Rock, quando gli descrivevo l'India e le strade di Calcutta, la necessità di comprendere anche l'anima delle persone. Oggi come allora, richiamandosi alla crisi presente...ed alla necessità di trattenere la Fiat in Italia. Alla impellenza di rilanciare il sindacato e la lotta. Ora, io ho sempre sofferto molto il pragmatismo che limita. Mi infastidiva quando ero giovane e non si poteva parlare di cultura perchè era secondario rispetto allo scontro di classe, mi infastidisce ancora oggi d'essere prigioniero anche nell'immaginarmi un mondo diverso ed altro di logiche industriali o capitalistiche, quasi che per vedere un'alternativa si debba necessariamente accettare la logica e le premesse, sostituendo unicamente e solo il proprietario dei mezzi di produzione...io credo che il tempo delle auto stia finendo, il tempo del petrolio stia finendo...così come sono convinto che il consumismo e questo modello sociale arriverrà alla fine, sono anche convinto che presto non potremo più non pensare a decrescere. Sono convinto che questa parentesi, questa Era, stiano volgendo al termine. So che per immaginare un mondo altro e solidale, dove siano modificati i rapporti di Potere e di affezione fra gli esseri viventi si debba , forzatamente pensare ad un mondo che usa, adopera e conserva e non ad uno che consuma, ad un mondo che sappia essere autosufficiente, agglomerarsi su diversi valori.Non credo che sia solo una questione di possesso dei mezzi di produzione...non più. Dobbiamo fare un passo avanti e per farlo dobbiamo avere anche la capacità di riguardare a quello che lasciamo indietro.
(giandiego)
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La temuta quanto probabile fine, a breve-medio termine, del paradigma consumistico capitalista pone la questione della sopravvivenza sostenibile al centro delle tematiche da affrontare insieme alle nuove generazioni e questo prima che sia troppo tardi. Il recupero dalle nostre ancor presenti sacche di saperi a-crescisti si rende urgente. Esistono infatti dei luoghi nel nostro Paese dove certe antiche e direi anche naturali conoscenze, sono rimaste intatte ed anzi vengono tramandate se pur con crescenti difficoltà. Si tratta dei territori rurali di ogni regione. In quei luoghi andrà cercata, prima possibile, quella conoscenza tralasciata circa un’ottantina d’anni fa per far posto, tambur battente, alle tecniche produttive, sicuramente più redditizie ma non più attuabili da qui ai prossimi 50 anni.
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fotografia e segnalazione a cura della redazione ed:
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