Come vedi sono qua, monta su. Non pensarci troppo, se sia giusto o sbagliato, se sia un bene o un male. Tu monta, ci penseremo strada facendo. Qualcosa ci inventeremo.
Non ci avranno finché questo cuore non creperà di ruggine, di botte o di età. Non riusciranno a prenderci, che si fottano. Ce la faranno solo quando il nostro cuore cesserà di battere, per vecchiaia o per le troppe botte delle vita.
Quella là sarà la nostra casa ma credo che meriti di più. Meritiamo di più e, per questo motivo, non ci arrenderemo finché non raggiungeremo il nostro obbiettivo. Non sarà facile, ma ce la faremo. Insieme.
E intanto son qua io e ti offro di ballarci su. Non ho molto da offrirti, però nel frattempo balliamoci sopra, tanto starci a pensare troppo non fa bene alla salute. Ci sarà tempo anche per quello.
E’ una canzone di cent’anni almeno. E’ una cosa sentita e risentita milioni di volte, sempre la stessa storia e allora urliamo contro il cielo. Facciamogli sentire che ci siamo anche noi, scacciamo i cattivi pensieri perché l’inferno e il paradiso possono attendere.
Non saremo delle star, ma siam noi. Non siamo dei supereroi, non lo siamo mai stati. Siamo semplicemente questi qua, comuni mortali con pregi e difetti, con i nostri limiti. Proprio come tutte le star.
Non si può sempre perdere, per cui giochiamoci. Non riusciremo sempre a vincere, ma non si può nemmeno sempre perdere. Prima o poi toccherà anche a noi il nostro momento di gloria, il giorno in cui riusciremo a vincere contro tutto e contro tutti.
Certe luci non puoi spegnerle. Non le puoi spegnere, né di giorno né di notte. Certe cose non possono essere fermate, forse è un bene forse è un male. Chi lo sa.
Se un purgatorio è nostro perlomeno. Forse non andremo né in paradiso né all’inferno, però almeno un posto in purgatorio ce lo lasciano. Tranquilla, sapremo ritagliarci il nostro spazio anche lassù, come abbiamo fatto quaggiù. E, ancora una volta, urliamo contro il cielo. Facciamoglielo capire che non abbiamo paura, finché siamo insieme. Non sappiamo cosa ci aspetta domani, ma sappiamo che lo affronteremo insieme. Contro tutti e contro tutto. Urliamo e fottiamo le paure, fottiamo la vita. Prima che ci fotta lei.
Il patto è stringerci di più, prima di perderci. Prima che sia troppo tardi, che sia arrivata la nostra ora: stringiamoci. Stringimi più forte possibile, fammi sentire che non sarò mai solo. E io lo farò con te. Stringiamoci e non avremo paura del domani, di quello che sarà. Stringiamoci ancora una volta.
Forse ci sentono lassù, è un po’ come sputare via il veleno. Chissà se veramente ci sentiranno, chiunque ci sia al di là di quelle nuvole. Ma noi urliamo lo stesso, chiunque sia in ascolto ci sentirà. Dovrà farlo, stavolta. Ascolterà la nostra rabbia, la nostra frustrazione, il nostro veleno. Perché è la stessa sensazione che si prova quando si vomita, ti resta l’amaro in bocca. E allora vomitiamo tutto il veleno che abbiamo dentro, qualcuno lo pulirà. E’ la stessa sensazione che si prova dopo essersi liberati da ciò che non ti faceva digerire. Quel nodo in gola che non si muove, non va né giù né su. Resta lì e, finché non lo sputi, ti resterà l’amaro in bocca. E allora, amore mio, sputiamo tutto il nostro veleno e, per l’ennesima volta, urliamo contro il cielo. Ti prometto che, stavolta, ci ascolterà.
Questo è quello che mi è venuto fuori qualche giorno fa proprio mentre (ri)ascoltavo questa canzone di Ligabue. Come già detto nel primo articolo, è il cantautore che mi rappresenta di più e, di conseguenza, ne parlerò spesso. Ho cominciato ad immaginarmi una coppia comune, con dei comuni problemi. Problemi che cercano di affrontare e superare per tornare alla loro normalità. Insieme, riescono a buttare giù qualsiasi tipo di ostacolo. O, perlomeno, ci provano. Sempre insieme.
Questo articolo/racconto fa sempre parte della rubrica musicale “C’è sempre una canzone” perché questa, tra le tante altre, mi ha segnato parecchio. E’ una di quelle canzoni che tengo come riserva in caso disperato di sfogo! L’ascolto e butto fuori tutta la rabbia, la tensione, il mio veleno. Urlo, a mio modo, contro il cielo.
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