USA: allo studio una terapia con cellule staminali per riparare la cartilagine del ginocchio

Creato il 05 febbraio 2013 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Il Rush University Medical Center sta conducendo il primo studio clinico di un farmaco innovativo contenente cellule staminali del cordone ombelicale per la riparazione della cartilagine del ginocchio danneggiata dall’invecchiamento, traumi o malattie degenerative come l’artrosi.

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Il farmaco è prodotto dalle cellule staminali mesenchimali derivate dal sangue del cordone ombelicale. Il sangue del cordone ombelicale è infatti facilmente accessibile ed è fonte di cellule staminali di alta qualità, minimizza i rischi di rigetto e non porta con sé alcuna preoccupazione di ordine etico (a differenza delle staminali embrionali).

Il ricercatore che guida lo studio è il Dr. Brian Cole, professore del dipartimento di biologia delle cellule, anatomia e ortopedia del Rush University Medical Center. Il Dr. Cole è inoltre la guida del team medico dei Chicago Bulls. Cole e il suoi co-ricercatori valuternno la sicurezza del farmaco, come pure la capacità di rigenerare la cartilagine e ridurre il dolore nei pazienti con perdita localizzata della cartilagine del ginocchio.

Il trattamento dei danni della cartilagine può essere problematico, perché il tessuto non contiene vasi sanguigni o nervi e quindi ha una limitata capacità di rigenerazione. Vari trattamenti per degenerazione della cartilagine, come terapia farmacologica, artroscopia e artroplastica, producono risultati variabili e non sono in grado di rigenerare il tessuto danneggiato.

Lo studio, della durata di tre anni, coinvolgerà 12 pazienti a partire dai 18 anni di età e con un indice di massa corporea inferiore a 35. Inizialmente, sei individui con lesioni di dimensioni da 2 a 5 centimetri saranno reclutati nello studio; altri sei volontari con lesioni più grandi di 5 centimetri saranno arruolati in un secondo momento. Ogni partecipante sarà sottoposto a screening e a un periodo di osservazione di 12 mesi per determinare la sicurezza e l’efficacia del farmaco, con una ulteriore valutazione a lungo termine dopo 24 mesi.

Fonte immagine: Shawn Oster - Flickr.com


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