Sono in netto calo negli Stati Uniti le gravidanze tra gli adolescenti confermando un trend che dura ormai da vent’anni: a rivelarlo è il prestigioso settimanale Time prendendo come riferimento uno studio dell’U.S. Center for Disease Control and Prevention (CDC).
Le gravidanze tra gli adolescenti – dal 2007 al 2011 – sono diminuite almeno del 15 per cento in quasi tutti gli Stati (nel West Virginia e nel North Dakota non ci sono stati cambiamenti significativi): negli Stati dell’Arizona, del Colorado, dell’Idaho, del Nevada e dello Utah il tasso di gravidanze adolescenziali si è ridotto addirittura del 30 per cento.
Nel 2011 il tasso di gravidanze adolescenziali (ossia gravidanze comprese tra i 15 ed i 19 anni) si è attestato a 31,1 nascite ogni mille adolescenti con un calo del 25 per cento rispetto al 2007 quando, su 1000 adolescenti, il 41,5 aspettava un bambino: il tasso registrato nel 2011 è il più basso mai rilevato dal Cdc.
Secondo Bill Albert, direttore della campagna nazionale per prevenire le gravidanze adolescenziali ed indesiderate, la risposta a questi risultati nasce da una combinazione di meno sesso e più contraccezione. Aggiunge: «Gli adolescenti hanno un maggior numero di metodi di contraccettivi da scegliere e l’assortimento di metodi contraccettivi non è stato mai talmente vasto».Questi dati confermano la bontà dei piani governativi che hanno incoraggiato l’educazione sessuale nelle scuole smentendo chi pensava che questi programmi avrebbero “sdoganato” il sesso tra gli adolescenti portando ad un aumento delle maternità.
Attualmente il dipartimento statunitense per la salute ed i servizi sociali raccomanda 31 programmi per evitare le gravidanze adolescenziali. L’efficacia di tali programmi è stata provata da più di 1.000 studi che hanno analizzato i risultati sulla prevenzione delle maternità tra gli adolescenti e delle malattie sessualmente trasmissibili.
Questi programmi non focalizzano la loro attenzione solo sull’uso di contraccettivi o sulla riduzione di comportamenti sessuali rischiosi ma mirano anche a responsabilizzare maggiormente i ragazzi affrontando comportamenti come l’uso della violenza o di sostanze stupefacenti. Inoltre viene incoraggiato il rapporto con i genitori ed uno stile di vita più sano educando i ragazzi ad una alimentazione più salutare ed incoraggiando l’attività sportiva.
Alcuni reality show sulle gravidanze tra le adolescenti come “16 and Pregnant” e “Teen Mom” possono aver influito nei comportamenti sessuali dei più giovani. Come rivela il Time, secondo un sondaggio realizzato da ricercatori dell’università del North Carolina su 1.008 adolescenti che hanno guardato episodi di questi reality l’82 per cento ha affermato che questi programmi hanno offerto una maggiore comprensione sulle difficoltà della gravidanza e di essere genitori e su come evitare le maternità indesiderate.
Le gravidanze adolescenziali hanno anche forti ripercussioni sociali: alcuni studi hanno rilevato che due madri adolescenti su tre non hanno un diploma di scuola superiore ed i loro figli si laureano di meno rispetto ai loro coetanei e – di conseguenza – hanno stipendi più bassi.
In base ad uno studio del Women’s Fund i contribuenti del Mississippi hanno pagato 155 milioni di dollari nel 2009 per le gravidanze adolescenziali: costi che comprendevano l’insuccesso scolastico, l’abbandono di minori e la sottoccupazione. Per questo motivo anche uno stato conservatore come il Mississippi (il cui tasso di gravidanze adolescenziali è del 55 per 1.000) ha deciso di affrontare la realtà adottando programmi di educazione sessuale nelle scuole e tra il 2007 ed il 2011 il tasso di gravidanze adolescenziali è diminuito de 28 per cento nonostante sia ancora molto alto (50,2 per mille).
Secondo i dati Istat nel 2011 in Italia ci sono state 8.589 gravidanze adolescenziali e 2.068 di queste riguardavano minori comprese tra i 14 ed i 17 anni di età ed attualmente, secondo l’ultima relazione del Ministero della salute sull’aborto, l’8,3 per cento delle donne che hanno abortito nel 2011 aveva tra i 15 ed i 19 anni : ciò nonostante l’educazione sessuale rimane sempre un tabù e la diffusione di contraccettivi è inferiore rispetto ad altri Paesi mentre anche in Italia non mancano ricercatori che affermano che la loro diffusione addirittura favorirebbe l’aborto.
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