È durata mezzo secolo la storia di Usaid a Panama. Cinquanta anni marcati da grandi cambiamenti storici e da avvenimenti, nonchè da una lunga lista di polemiche. L’agenzia per lo sviluppo, da molti ritenuta niente altro che una facciata per le operazioni della Cia in America Latina, chiude bottega e se ne va dal paese del Canale, ufficialmente per l’alto grado economico e sociale raggiunto da Panama. Rimangono senza fondi, quindi i progetti per gli indigeni emberá e wounaan, che erano rimasti gli unici gruppi che ricevevano finanziamenti dall’organizzazione.
Creata nel 1961 dall’amministrazione Kennedy all’interno del programma Alleanza per il progresso, Usaid –l’Agenzia per lo sviluppo- è stata sempre presente nelle zone più calde del pianeta, ufficialmente per apportare aiuti, ma sostanzialmente per operare da testa di ponte per le grandi corporazioni e per coprire le operazioni undercover della Cia. Una circostanza confermata da più fonti e da varie investigazioni che hanno determinato come Usaid abbia avuto una parte rilevante in differenti complotti (http://www.thirdworldtraveler.com/Blum/William_Blum.html), causando polemiche anche in questi ultimi anni, in particolare in Venzuela, Bolivia e a Cuba, con il recente caso del contractor Alan Gross.
Durante questi cinquanta anni Panama è passata da enclave statunitense ad ottenere il controllo diretto sulla risorsa principale del suo essere come Stato, quel Canale su cui si sono concentrati gli sforzi di controllo commerciale e geopolitico degli Stati Uniti durante tutto il XX secolo. Un cammino che è costato drammi, morti e tragedie dal massacro della Bandiera al golpe di Boris Martínez, dalla dittattura di fatto di Noriega fino all’invasione dei marines nel dicembre 1989.







