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Quando servono soldi i governi vanno sul sicuro e “spremono” i lavoratori dipendenti e i proprietari di immobili, che ormai sono diventati dei veri e propri bancomat. Questo è almeno il pensiero della Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali), che se la prende anche coi centri studi, accusandoli di trattare gli immobili come se fossero azioni. Sono molteplici i fattori che stanno determinando il calo del numero delle compravendite, ma sicuramente quello che più pesa è l’attacco alla proprietà immobiliare che da ormai un anno viene portato da molti esponenti politici e da alcuni mezzi di informazione. "Il vezzo di molti centri studi è quello di analizzare l’investimento immobiliare nel breve periodo, parametrandolo ad un investimento azionario, mentre un’attenta analisi del medio lungo periodo, dimostra come l’unico investimento che tutela i risparmi delle famiglie italiane, è proprio quello fatto nell’immobiliare. Oggi - sottolinea la Fiaip - il mercato immobiliare offre molte opportunità che andrebbero colte, sia dagli investitori che dalle famiglie, continuare a diffondere dati parziali, non aiuta di certo il mercato a ritrovare quella fiducia nel futuro di cui tutti abbiamo bisogno”. Fiaip chiede al governo di non dimenticare che il settore immobiliare rappresenta il 20% del p.i.l. e che disincentivare il settore vuole dire gettare sulla strada centinaia di migliaia di lavoratori autonomi e dipendenti. “Le forze politiche che attualmente sostengono il governo, hanno abbandonato il comparto dell’immobiliare, che purtroppo oggi viene visto esclusivamente come ‘il bancomat’ con cui ripianare il buco di una spesa pubblica ancora fuori controllo mentre è proprio dall’immobiliare che deve ripartire la crescita del nostro paese, mediante azioni volte a favorire l’investimento immobiliare e la locazione. La spagna ha recentemente liberalizzato il mercato delle locazioni - dichiara ancora la Fiaip - auspichiamo che anche il nostro governo possa finalmente agire in questo senso, liberandosi da tutti i condizionamenti ideologici che da sempre hanno ingessato il mercato della locazione”.