Il futurista Filippo Tommaso Marinetti invece vagheggiava dicendo: “un mondo senza vittoria di Samotracia, senza chiaro di luna veneziano, e senza punteggiatura“.
Tra i due è certamente meglio attenersi al Leopardi, cosa che invece non fece quel negoziante che espose il seguente cartello: “Qui si vendono impermeabili per bambini di gomma” bastava chiaramente usare una virgola per escludere che fossero i bambini ad essere gommosi invertendo totalmente il significato della frase: “Qui si vendono impermeabili per bambini, di gomma”.
Similmente bastava una virgola per non mangiare la nonna di Attilio quando scriveva la frase “Vado a mangiare nonna” ben diverso da “Vado a mangiare, nonna”
Ci sono anche cartelli demenzialmente simili, e frequentemente riportati su queste pagine, di cui uno famoso era “Facciamo guanti con la pelle dei clienti” (in realtà non dice dove fosse la camera per la scuoiatura) come anche “Qui letti per sposi in ottone” dove una virgola prima di “in” renderebbe lampante che gli sposi sono di carne mentre i letti sono in metallo.
Altri casi in cui una virgola può addirittura salvare una vita, ci viene raccontata dalla storia; in una domanda di grazia per un condannato a morte, il Ministro rispose con sole tre parole: “Grazia impossibile, fucilarlo“, ma il Re, che volle essere più clemente, spostò semplicemente la virgola per ottenere: “Grazia, impossibile fucilarlo“.
Neanche lo scrittore argentino Julio Cortàzar considerava inutile questo segno di punteggiatura; quando diceva che “la virgola è la porta girevole del pensiero“, faceva solitamente anche un esempio.
Sulla frase “Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca” egli dichiarava che quasi certamente
- un uomo porrebbe la virgola dopo il verbo e scriverebbe “Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha, la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”
- una donna porrebbe la virgola dopo la parola donna e scriverebbe: “Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna, andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”
Come si può vedere il significato è ben diverso come anche il senso sociale e quello più squisitamente femminista.
La punteggiatura dunque regola l’articolazione del pensiero, con essa
- si sottolinea in modo visibile ed ovvio le relazioni sintattiche tra le componenti del discorso (compreso il loro corretto rapporto)
- lo si organizza in una gerarchia di unità logiche di maggiore o di minore importanza
- si traduce nella lingua scritta la dinamica e la fluidità del discorso parlato (molto usata per chi tenta di conferire maggiore verosimiglianza ai dialoghi).
La punteggiatura può variare nelle sue forme in base all’autore del testo e rappresentare un elemento stilistico; tuttavia, in base all’uso ed alle convenzioni che ne sono seguite, se ne possono fissare delle norme e delle costanti.
L’uniformità nell’impiego dei segni d’interpunzione, ha reso possibile l’individuazione di una punteggiatura logica, la cui funzione non va mai sottovalutata, poiché rappresenta il collante che garantisce la coerenza e la fruibilità della comunicazione scritta.
Le ampie discussioni che si sono fatte sulla punteggiatura, dalla fine del secolo XIX ai giorni nostri, vertono sull’opportunità di rendere parsimonioso e ben regolato l’impiego di questi segni.
A differenza del noto film di Totò sulla battuta “ma sì, fai vedere che abbondiuamo”, l’uso stilistico dei segni è sembrato a numerosi trattatisti, una minaccia alla stabilità delle regole di punteggiatura, mentre la concezione di una punteggiatura rigorosamente logica incontrava ostacoli a volte insormontabili.
Contro la tendenza ad un giusto equilibrio tra punteggiatura logica e punteggiatura stilistica, D’Ovidio obiettava che ne sarebbero conseguite incertezze e perplessità sia per gli scrittori che per i lettori.
Come esempio di perfetta interpunzione, alcuni trattatisti propongono ancora oggi passi di Carducci che propendeva, non senza oscillazioni, per una punteggiatura generalmente oculata e cauta.
L’odierna tendenza alla semplificazione della punteggiatura corrisponde allo svincolarsi dell’espressione dalle strutture logiche e sintattiche e dal ritmo della prosa ottocentesca.
Francesco Flora annotava che “i moderni tendono con ragione a diradare i troppi segni di interpunzione. Ma sono anche capaci di abolirli affatto, talvolta per eccesso di raffinatezza, talvolta per manifesta ignoranza.”
Ovviamente non mi sento di metter penna su una frase scritta da un alto personaggio della nostra moderna letteratura, ma la sua frase, seppur vera, personalmente la riscriverei con più segni per renderla ancor più comprensibile e schematicamente semplificabile.
Andrei a porre tra virgole “con ragione” che mostra una opinione palesemente personale e potrebbe essere omessa rendendo il discorso ancor più asettico.
Questo è allora il significato logico della virgola che, parimenti alla matematica, organizza il pronunciato per senso logico e gerargico.
Saper conoscere le poche semplici regole di interpunzione, aiuta inoltre a costruire, abbellire ed articolare il concetto base.
La frase che segue, integrata dal sottoscritto, è concettualmente identica alla precedente presa in esame, ma è ben più ricca di particolari pur lasciando intatto il concetto base.
I moderni scrittori e letterati italiani tendono, con ragione, a diradare i fin troppi segni di interpunzione delle frasi scritte, una tendenza che sembra però non aveve un seguito condiviso ed unanime. Ma, di questi, i molti favorevoli, sono anche capaci di abolirli affatto, talvolta per eccesso di raffinatezza, talvolta per manifesta ignoranza.
Allora come possiamo vedere, da una base concettuale, si potranno ulteriormente precisare dei pensieri ed allargare il punto di vista, similmente ad un bel vestito per una donna, la virgola è uno strumento versatile ed importante che migliora ed arricchisce l’aspetto; se ben messa e nei punti giusti, non sempre è una futilità.
Saluti