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Ho notato che questa paura è a volte accompagnata da sensazioni di calore, difficoltà di respirazione e claustrofobia. Come per gli altri casi di ferite, la sensazione di essere inghiottiti può essere provocata da cause apparentemente insignificanti o irrazionali, ma una volta provocata c'è un impulso incontenibile a fuggire il più in fretta e il più lontano possibile dalla minaccia.
Sentirsi fagocitati è una forte esperienza di abuso, perchè compromette la capacità di affrontare il mondo e impedisce lo sviluppo dell'autostima. Di conseguenza chi ha una ferita di questo tipo ha la convinzione profonda e potente che la sua energia vitale, creatività, libertà, sessualità e spiritualità verranno annientate e distrutte se lascerà avvicinare qualcuno. Questa paura crea un laceerante conflitto interiore: sappiamo di non poter vivere senza amore eppure diffidiamo dell'amore, diciamo sì in un primo momento ma poi lo respingiamo. Una parte di noi attrae l'amore e, a volte, crea anche delle relazioni profonde, ma poi il bambino emozionale, che ha subito la ferita dell'inghiottimento, reagisce al minimo cenno di controllo, manipolazione o possesso. Le reazioni sono raramente connesse alla realtà, per cui l'altro sente di essere trattato ingiustamente e che i suoi sforzi per incontrare quella persona ferita vengono sempre frustrati e delusi. Spesso la persona che allontana l'altro si sente colpevole per il suo comportamento, ma le forze che agiscono in questa situazione sono così forti che è inutile cercare di controllarle.
E' importante ricordare che quando, nella nostra attuale relazione, ci sentiamo inghiottiti, non si tratta di qualcosa che l'altro sta facendo. Certo, l'altro provoca in qualche modo la ferita, la stimola, ma non ne è l'origine, non è la ragione per cui ci sentiamo inghiottiti, manipolati, controllati o posseduti.
Se cadiamo nella trappola di credere che l'altro sia il problema perpetuiamo il dramma, ripetendo all'infinito il modello di avvicinarsi e poi spingere via l'altro sentendoci giustamente indignati, oppure viviamo una vita isolata, convinti in cuor nostro che l'amore finisca sempre per diventare controllo.
La persona che vive questa ferita oscilla dall'essere spavaldo e ribelle nella sua libertà ed indipendenza all'essere, quando poi si sente in colpa o affamato d'amore, compiacente e accondiscendente, per poi di nuovo arrabbiarsi perchè si sente limitato e scivolare di nuovo verso la posizione ribelle.
Ma la libertà che cerchiamo non può sorgere sulla base della reazione a qualcun altro perchè non è il suo comportamento nei nostri confronti ciò che ci tiene prigionieri. In qualsiasi momento possiamo riprenderci la nostra libertà. Ciò che ci imprigiona è proprioil fatto che viviamo in reazione, inconsapevoli di come e perchè ci comportiamo in questo modo.
Darmi lo spazio per sentire la paura di essere sopraffatto quando questa veniva provocata ed essere presente, magari condividendo quello che mi succedeva, mi ha molto aiutato ad uscire dalle mie reazioni automatiche...In questa esplorazione ho provato una pena profonda, riconoscendo quanto male avevo fatto agli altri e a me stesso a causa della sfiducia che portavo dentro di me. Ho visto come la mia ribellione e il mio risentimento avevano ferito coloro che volevano avvicinarmi, persone che ritenevo responsabili di ferite che in realtà erano presenti molto tempo prima che loro entrassero nella mia vita. Ho riconosciuto anche di aver perso molti momenti di intimità con le donne con cui sono stato, con gli amici e con la famiglia. Perfino quando mi trovai accanto a mio padre che stava per morire non fui capace di esprimergli totalmente ilmio amore e la mia gratitudine....Ho dovuto correre il rischio di fare ciò che volevo fare e di sentire la paura che ciò provocava. Il mio normale comportamento era di rinnegare le esperienze che desideravo, temendo che non sarebbero piaciute all'altro. Quando trovai la forza di rischiare divenne sempre più evidente che le pretese, le aspettative e le reazioni dell'altro non centravano. Se da bambini abbiamo sperimentato la sensazione di essere fagocitati tendiamo a reagire inconsciamente al nostro compagno come fosse un genitore...
La ferita della fagocitazione comporta l'inespressa aspettativa che l'altro sia sensibile, rispettivo, premuroso e comprensivo, vogliamo che il mondo si adegui ai nostri ideali e, se qualcuno ci delude, ci sentiamo indignati ed arrabbiati. Ma la gente non cambia per soddisfare le nostre aspettative, la gente è quello che è eppure, nel momento in cui sentiamo che qualcuno è poco attento o è possessivo nei nostri confronti, ci sentiamo soli e traditi.
Ma la nostra visione può diventare incredibilmente chiara se decidiamo di guardare in faccia il nostro essere soli. Allora le nostre aspettative cominciano lentamente a svanire
.
Fondamentalmente c'è un'unica paura:la paura di perdere se stessi.Può essere paura della morte o paura dell'amore,ma è la stessa paura.Hai paura di perdere te stesso.E la cosa strana è chesolo chi non ha se stessoha paura di perdere se stssso.Osho
Chiavi
l. La ferita della fagocitazione è l'ombra della ferita dell' abbandono. In ogni modo: anziché sentirci traditi perché l'altro non è presente per noi, ci sentiamo traditi perché pretende o si aspetta troppo da noi o perché pone i suoi bisogni al di sopra dei nostri. Ci sentiamo soffocati, controllati o manipolati invece che amati. Anziché aggrapparci ci allontaniamo, ma la nostra fame d'amore è ugualmente grande.
2. I drammi nelle nostre storie d'amore e nelle nostre amìcìzie solitamente hanno alla radice l'incontro tra fagocitazione e abbandono. Abbiamo dentro di noi entrambe queste ferite, ma ne
proiettiamo una sull'altra persona che dovrà quindi assumerne il ruolo. Tutto questo fornisce un'interessante materia teatrale. Spesso la persona che si sente fagocitata è meno in contatto con la sua fame d'amore e di vicinanza, perché la sua strategia di sopravvivenza è stata imparare a vivere negando questi bisogni. La persona che vive l'abbandono è invece meno in contatto col suo bisogno di spazio e di libertà, perché la sua sopravvivenza è legata a una continua e compulsiva ricerca d'amore. Quando queste due persone si incontrano senza consapevolezza è un inferno. Se c'è consapevolezza hanno invece l'opportunità di sperimentare entrambe le ferite e vedere che si trovano nellostato del bambino emozionale.
3 . La persona che si sente fagocitata crede che la via d'uscita sia "prendere spazio" dall'altro, ma non è così. Lo "spazio" che cerchiamo non è nell'allontanarci dall'altro ma dentro di noi, nel porci faccia a faccia con la paura di come l'altro reagirà se facciamo ciò che vogliamo, nel sentire e condividere la paura di perdere noi stessi."
4. Il bambino emozionale dentro di noi affronta la paura d'essere fagocitato con la remissività o la ribellione, e sempre in modo automatico, ripetitivo e inconscio. Correndo lucidamente il rischio di fare ciò che vogliamo fare ritorniamo al nostro centro ed il nostro comportamento diviene sempre più connesso con la nostra interiorità.
Liberamente tratto da Krishnanda "Uscire dalla paura"
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