Ho usato pannolini lavabili per la mia bimba perché in realtà non mi sono nemmeno posta la questione.
Mia mamma, 30 anni fa, aveva usato ciripà per me e per mia sorella e ancora li conservava in una scatola in soffitta. Sono cresciuta in una famiglia molto attenta all’ecologia, agli sprechi e al riuso di tutto quanto potesse essere riutilizzato. Ho sempre usato fazzoletti di stoffa, stoviglie di plastica riutilizzabile quando si facevano pic nic al mare o in campagna. Ho iniziato a fare la raccolta differenziata a 6 anni e da allora non ho mai smesso, fino ad arrivare a fare il compost ora che vivo in montagna e ho l’orto.
Insomma, quando ho saputo di essere incinta è stato naturale cercare su internet informazioni sui pannolini lavabili, memore dei ciripà della mamma. E lì ho scoperto che nel frattempo i pannolini si erano evoluti molto, diventando più assorbenti e più semplici da usare. A quel punto non ho più avuto nessun dubbio e ho solo cercato di capire quale modello rispondesse meglio alle mie esigenze.
Dopo averli usati per due anni posso dire di esserne molto soddisfatta e dovessi avere un altro figlio li riuserei senz’altro. Ne sono talmente entusiasta che da due anni insieme ad altri genitori che hanno fatto la mia stessa scelta mi occupo di www.pannolinilavabili.info, per aiutare più famiglie possibile a usare i pannolini lavabili.
E ne sono così entusiasta che, nonostante tutte le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, quest’anno abbiamo fortemente voluto celebrare una Giornata del Pannolino Lavabile, all’interno della Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti. Un’occasione per riflettere insieme sulla quantità di rifiuti che si possono evitare scegliendo pannolini lavabili e per lavorare insieme alla diffusione del messaggio che lavare i pannolini non è una cosa antiquata ma è anzi un gesto molto moderno e consapevole!
Questo post partecipa al blogstorming speciale in occasione della prima Giornata Nazionale del Pannolino Lavabile.
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