Il fenomeno dello strozzinaggio genera tra i piccoli commercianti circa 20 miliardi di giro d'affari. Le aziende si indebitano a tassi del 240%. Gestiti da criminali di piccolo calibro e mafiosi. A cui si rivolgono anche famiglie e piccoli imprenditori. Che denunciano ancora troppo poco
Un manifestante del No Usura Day (Credits: GUIDO MONTANI/ANSA)
È un’altra delle tante facce della crisi, una delle più nascoste ma allo stesso tempo una delle più insidiose e drammatiche. Stiamo parlando del fenomeno dell’usura, una vera e propria piaga che ha costretto alla chiusura 200 mila imprese negli ultimi tre anni e che secondo alcune stime genera un giro d’affari di 20 miliardi di euro all’anno. Sono questi alcuni dei dati più significativi contenuti in una ricerca resa nota oggi da Sos Impresa-Confesercenti in occasione del “No usura day”.
Tra gli altri segnali decisamente preoccupanti, la conferma che cresce anche il numero degli usurai, passati dai 25 mila del 2000 ai 40 mila di oggi. Ed è cambiato anche l’identikit dello strozzino, come spiega a Panorama.it Lino Busà, presidente di Sos Impresa. “Se una volta, a prestare soldi a tassi che arrivano fino al 10% al mese e al 240% all’anno erano personaggi del sottobosco criminale o piccoli commercianti, ora il controllo è della criminalità organizzata, soprattutto camorra e ‘ndrangheta, che con l’usura trovano un buon sistema per riciclare denaro sporco. Ci sono poi i soliti bancari infedeli” continua Busà “oppure società di intermediazione finanziaria che nascono ad hoc, attirate da tassi di rendimento che non troverebbero in nessun altra forma d’investimento”.
E se da una parte è cambiata l’offerta, dall’altra anche la domanda, complice la crisi economica, si è trasformata andando a interessare fasce di cittadini una volta estranei a queste forme di strozzinaggio. “Se prima ad aver bisogno erano micro-imprese, oppure giocatori d’azzardo incalliti o magari drogati” fa notare Busà “oggi agli usurai si rivolgono famiglie, piccole aziende strutturate o anche dipendenti pubblici che si ritrovano in emergenza finanziaria”.
Ed è proprio quest’ultima la condizione chiave che fa da sfondo alle richieste rivolte agli strozzini, l’emergenza finanziaria. “È bene ricordare che il mercato dell’usura non è alternativo a quello bancario, bensì sussidiario. Questo significa che se un imprenditore ha bisogno ad esempio di 30 mila euro si rivolgerà sempre ad un istituto bancario. Il problema sorge quando non sarà in grado di fare fronte ad uno scoperto, oppure avrà degli assegni che vanno in pagamento. Il rischio infatti è quello di finire protestato con il risultato di vedersi chiuso qualsiasi conto e qualsiasi futura sorgente economica. È allora che ricorrere allo strozzino può diventare per qualcuno una scelta inevitabile”.
Ed è forse anche per questo che restano ancora troppo poche le denunce: nel 2010 sono state infatti solo 228. Una circostanza che si somma con la lentezza dei processi, che fa sì che il 18% dei reati di usura, benché denunciati, finiscano in prescrizione.