Il mio trittico genovese di fine luglio - UT, PFM, BANCO/ORME - è iniziato mercoledì 25 luglio, con il concerto degli UT. E così la band locale, una costola/diramazione importante dei New Trolls ritorna a Genova, in una location di indubbio fascino, quell’Arena del Mare che contribuisce a creare immagini originali legati alla band. Non sono gli elementi nostalgici quelli su cui soffermarsi, ma la mia iniziale permanenza nel backstage mi ha permesso di captare una certa emozione, almeno in chi rappresenta la continuità tra storia e presente, vale a dire Gianni Belleno e Maurizio Salvi. In questi casi, l’atmosfera carica di significati oltrepassa l’elemento musicale, e questo feeling viene trasmesso a chiunque si trovi in un piccolo raggio d’azione, spazio che ha racchiuso, naturalmente, l’attento pubblico. Poteva andare meglio dal punto di vista delle presenze, ma in questi momenti di vita dura per tutti bisogna ragionare come dei buoni e ottimisti seminatori, pronti a cogliere i frutti della fatica quando si presenterà l’occasione. Maurizio Salvi mi raccontava prima del concerto di come sia problematica l’organizzazione di una band e con quale fatica si riescano a chiudere i tanti cerchi che di volta in volta si aprono, ma la musica prima di essere un lavoro - quando lo è - è una passione che ti accompagna per una vita e anche i momenti difficili vengono superati con il suo aiuto. La band si presenta con una novità - almeno per me - e cioè la presenza di Alessandro Del Vecchio alle tastiere e cori/voce, in sostituzione di Andrea Perrozzi. Non conoscevo Alessandro, musicista dal notevole curriculum nonostante la giovane età, e l’inserimento mi è parso un successo, perché oltre al buon lavoro di completamento delle parti tastieristiche, ha sfoggiato una gran voce riconducibile agli stilemi dell’hard rock, e capace di raggiungere con apparente facilità note normalmente difficili da “toccare”. Il repertorio è quello conosciuto, contenuto nel disco registrato a marzo, che pesca nel profondo prog di inizio anni ’70, sintetizzato nell’album “UT”. Ecco il mio recente giudizio relativo all’album live, riproposto, nella sostanza, in questa occasione: http://athosenrile.blogspot.fr/search/label/UT-Live%20in%20Milano
Nelle oltre due ore di musica c’è spazio per il ricordo, il virtuosismo, l’improvvisazione e l’interazione, con sottolineature da parte dell’audience, in bilico tra concentrazione e voglia di “muoversi”. Il mix che gli UT propongono è originale, cosa non ottenibile con la sola qualità dei musicisti, e il ricorrere a forze nuove, necessità quasi fisiologica per tutte le band storiche, è una buona spinta alla rivisitazione di ciò che è stato, con uno sguardo verso quello che verrà. La commistione dell’ elemento classico - il bacaloviano “Concerto Grosso” - con tracce di rock pesante, e l’utilizzo di trame vocali corali mi sono sembrati i temi portanti della serata, e l’impressione di omogeneità è emersa, nonostante l’inserimento di un nuovo elemento, nonostante alcuni problemi tecnici legati al funzionamento delle tastiere di Salvi, nonostante non sia cosa semplice reinterpretare le parti di Nico Di Palo. A distanza di pochi giorni ho rivisto Fabri Kiareli, ma in veste differente, non più chitarrista dei Trip, ma bassista, oltre che vocalist. Anche in questo caso se la cava egregiamente, denotando una sicurezza da palco e una certa tendenza alla leadership che appaiono come doti naturali. Trascinatore, istrione, eclettico e campione di comunicatività. Bella la performance di Claudio Cinquegrana, preciso e misurato nelle parti solistiche, senza mai dare l’impressione della ricerca dell’estrema visibilità personale, fatto più volte riscontrato in ambito concertistico, anche se capibile e alcune volte tollerabile. Il tutto diretto dal “maestro” Maurizio Salvi, che detta i tempi e conduce per mano il team. Lo avevo seguito direttamente dal palco del ProgLiguria e rispetto a quell’occasione ho rilevato una maggior voglia di lasciarsi andare e una discreta tendenza al suonare divertendosi, situazione che si verifica quando le condizioni ambientali al contorno lo permettono. Tanto di cappello! E la quasi necessità di “gioco da palco” emerge nei duetti con l’altra colonna, Gianni Belleno, un pezzo di storia della musica italiana. Gianni suona e canta, dando prova di freschezza strumentale ed esibendosi in un lungo assolo molto apprezzato dal pubblico, che si dimostra attento nel percepire tutto quello che si nasconde dietro alla tecnica e al virtuosismo, quel cuore pulsante forse più difficile da far emergere nel caso di un drummer. Un gran bella serata per una band che, dopo un buon rodaggio, sta entrando in forma. Per dovere di cronaca segnalo un ospite di cui non ho captato il nome. Però… è visibile nel filmato a seguire, testimonianza del bis. Un piccolo e antico aneddoto personale. Era il 1992 e mi trovavo in una sperduta città della Corea Del Sud… un unico Motel e 200000 abitanti. Nel negozio di dischi della via centrale esisteva una sola vetrina, piena zeppa di star locali. Ma al centro, in buona evidenza, la copertina di un vinile … Concerto Grosso. Se ancora oggi ascoltarlo mette i brividi ci sarà pure un motivo!?