Magazine Cultura
Una civiltà in equilibrio cosmico
di Marcello Onnis
Sabato 17 Marzo, presso la biblioteca comunale di Uta, alle ore 18:00 sarà presentato uno studio, depositato in questi giorni alla Soprintendenza di Cagliari, che consente di determinare le tracce archeologiche e i nuclei abitativi che le tribù nuragiche, e prenuragiche, lasciarono sul territorio.
Sarà effettuato un collegamento in "diretta" con i siti rilevati e, al termine, è previsto un dibattito.
Presenta la serata Pierluigi Montalbano che introdurrà l'argomento con una relazione sul "Mondo Nuragico" e, dopo una breve prefazione di Marcello Onnis, sarànno proiettate e commentate le immagini sul maxi schermo della biblioteca comunale.
Vi aspettiamo numerosi, l'ingresso è libero.
Consulta dei Giovani UTA.
Un ringraziamento alla amministrazione comunale di Uta, Alle operatrici della biblioteca, I. Carboni, A. Pibiri e Rossana Porcu.
Per capire quali criteri determinarono la scelta del luogo dove edificare un nuraghe ci si deve basare sull’osservazione e sull’analisi di dati noti ricadenti in aree circoscritte come le vallate e alcune giare, con l’intento di individuare correlazioni comuni e ripetibili in analoghi habitat distribuiti in ambito regionale.
Conseguentemente, il perno dell’indagine è lo studio geografico dei luoghi.
In questa indagine sono stati considerati i parametri fondamentali del territorio come l’orografia, la qualità del fondo e l’idrografia, in quanto elementi naturali di questo habitat, che condizionarono i primi agricoltori per l’antropizzazione di quelle terre. I residenti realizzarono campi coltivabili, capanne, reti stradali, e le infrastrutture necessarie per permettere lo sviluppo sociale delle comunità.
Si ritiene che, originariamente, la scelta dei luoghi strategici su cui successivamente saranno edificati i nuraghi, sia frutto di decisioni dalle popolazioni del Neolitico Recente (3.300 a.C. circa) che iniziarono l’addomesticamento dei primi cereali ed edificarono capanne e/o villaggi intorno alle aree agricole.
Solo il 18% della superficie della Sardegna possiede i requisiti “ideali” per la coltivazione dei cereali, perciò, fin dalle prime attività agricole, emerse la necessità di occupare e antropizzare permanentemente le poche aree disponibili. Le aree d’edificazione dei nuraghi in Sardegna non sono omogenee, tuttavia prevalentemente ricadono nelle vallate dotate di risorse idriche che consentono lo sfruttamento di terreni pianeggianti adiacenti, proprio perché queste terre sono le più fertili.
Poiché una vallata può essere accessibile da più parti, per poter difendere il territorio occorreva predisporre una serie di posti di guardia per evitare possibili intromissioni di greggi e/o saccheggi attraverso le vie di penetrazione. Conseguentemente a tale necessità, si verificò la nascita delle prime aggregazioni sociali, i cosiddetti Clan, obbligando più famiglie a partecipare unite al bene comune.
Le vallate, per la loro conformazione, possiedono diversi pregi. Grazie alla loro concavità, durante il periodo delle piogge, raccolgono l’acqua e la incanalano in diversi rivoli rendendo il fondo della valle particolarmente fertile per più mesi all’anno. Inoltre, l’azione impetuosa del vento, fortemente deleteria per l’agricoltura, è limitata nell’area interna della vallata, grazie ai bordi rialzati dell’anello perimetrale.
Nonostante siano trascorsi oltre 5000 anni, che dal punto di vista geologico corrispondono ad un battito di ciglia, i luoghi non hanno subito grosse variazioni geomorfologiche e il fatto che a tutt’oggi, la maggior parte degli ovili e delle aziende agricole sussistono prevalentemente su emergenze archeologiche nuragiche e/o resti di capanne e recinti a loro coevi, dimostra che i parametri agro-pastorali considerati a suo tempo, sono ritenuti validi ancora oggi. La contemporanea presenza e partecipazione nelle vallate, e in alcune giare, di diverse emergenze archeologiche, come circoli megalitici, capanne, protonuraghi, nuraghi, pozzi sacri, necropoli con domus de janas e tombe dei giganti…, seppure costruite in tempi diversi e da comunità differenti, disegnano una linea temporale la cui origine culturale e religiosa è certamente neolitica, e la cui continuità è frutto di sovrapposizioni di genti che vissero nello stesso luogo, con le stesse difficoltà ed esigenze, esternate con manifestazioni artistiche e culturali diverse.
Tale prassi fu rispettata certamente anche dai nuragici, come oggi dai nostri pastori con gli stazzi.
All’inizio dello studio, si è analizzata la vallata di Seruci. E’ situata nel comune di Gonnesa (Carbonia-Iglesias) ed è stata scelta perché rispecchia le condizioni di nicchia ecologica e si può ragionevolmente supporre che i nuraghi presenti partecipano al medesimo sistema geografico. Inoltre è sufficientemente distante da altre realtà archeologiche che potrebbero inficiarne l’analisi.
Si è utilizzata una fotocopia della carta IGM con scala 1:25.000 in cui sono stati evidenziati tutti i nuraghi, le tombe, i pozzi, i menhir e le altre emergenze archeologiche indicate sulla mappa. Successivamente, la carta è stata integrata con i dati dei manufatti rilevati con una nostra ricerca sul campo, ottenendo come risultato un profilo a forma ellittica che segue il perimetro della vallata.
Verificato che, due o più nuraghi costruiti lungo i bordi della vallata sono controvisibili tra loro, si sono tracciate delle direttrici per unirli in coppia. Il risultato finale è simile a una vecchia ruota di bicicletta.
Dall’analisi dei nuraghi, sia sul luogo che sulle carte, emerge che alcuni sussistono in corrispondenza dei passi, e dei relativi sentieri, che mettono la vallata in comunicazione con quelle adiacenti.
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