Come promesso eccoci con il nuovo appuntamento di questa nuova rubrica di SognandoLeggendo: “Utenti Recensori”.
Ebbene sì, abbiamo intenzione di dare “voce” a tutti voi, nostri fedelissimi lettori!
Avete letto un libro che avete amato particolarmente e non potete non gridare al mondo “perché” l’avete amato così tanto?
Volete parlarci del vostro libro/saga preferito/a?
Avete odiato un romanzo al punto da non riuscire a finirlo e volete mettere in guardia i vostri colleghi lettori?
Ecco il posto giusto per voi!
Leggete le regole e inviateci la vostra recensione!
Suzanne Collins
Suzanne Collins è una nota autrice statunitense di libri e spettacoli televisivi per bambini, Hunger Games è il primo romanzo che si scosta da questo genere. L’ispirazione per questo libro le è venuta dal mito del Labirinto del Minotauro, ma l’idea si è fatta strada nella sua mente mentre faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. Oggi vive in Connecticut con la sua famiglia.
Titolo: Hunger Games. I giochi della fame
Autore: Suzanne Collins
Serie: The Hunger Games, 1
Edito da: Mondadori
Prezzo: 17,00 €
Genere: Fantascienza, Young/Adult, Fantasy
Pagine: 369 p.
Voto:
Trama: Quando Katniss urla “Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!” sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell’estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell’Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l’audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c’è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c’è spazio per l’amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.
Recensione
di Daniela Barisone
Ho scoperto l’esistenza della saga di “The Hunger Games” vedendo il trailer al cinema. La prima cosa che ho pensato è “Ma questo è Battle Royale di Koushun Takami!“
E invece no.
Non ci azzecca nulla con Takami, è un libro decisamente migliore e soprattutto scritto meglio.
Questo per dire che sono partita da un pregiudizio per poi rivedere totalmente il mio giudizio in corso di lettura. Hunger Games è uno di quei libri che una volta iniziati a leggere, non si può pensare di lasciar perdere (nonostante la moltitudine di orrori tipografici presenti nell’edizione da me letta), ma che trascina nella lettura una pagina dopo l’altra.
5 stelle perché pur essendo un young adult, è un distopico di una certa rilevanza. L’ambientazione è opprimente, ma non claustrofobica, il che rende la lettura più leggera e scorrevole nonostante il tema sia molto particolare.
Gli Hunger Games non sono come in Battle Royal, dove è il sistema giapponese ad essere paragonato “ai giochi” (quindi gli HG non sono una proiezione del sistema americano), bensì si incentra maggiormente sul fattore Reality Show. Un Grande Fratello mortale, dove i tributi dei 12 distretti vengono scelti per ricordare la distruzione del 13esimo per mano di Capitol City.
Inoltre l’avventura di Katniss è raccontata in maniera realistica, ovvero la parte di sopravvivenza nell’arena è quella che un qualsiasi sopravvissuto potrebbe sostenere, così come i disagi, gli effetti e le malattie.
Il finale forse potrebbe apparire un po’ scontato, ma con il seguito “La ragazza di fuoco” e “Mockingjay” (quest’ultimo solo in inglese al momento) si riesce a comprendere appieno il significato distopico e allontanarsi una volta per tutte da Battle Royale.