Mi giro nel lenzuolo dopo aver liberato un libro dalla plastica vergine. Ci fu un'epoca d'oro, leggo, in cui oscuri scrittori ignorati dalla società letteraria si rivelarono i cantori epici di nuovi mondi. Già. Però io resto qui, ancora troppo a un tiro di sasso, un tiro di chiunque. È notte. Nell'aria lavata dalla pioggia le pecore, inquiete, scuotono i campanacci. Una macchina ferma il motore, poi un aprirsi di portiera. Si sente conversare in tedesco. Una voce maschile, una lunga interiezione, poi uno sghignazzo e lei che gli riempie la bocca. Oh, mi devo massaggiare la testa, mi fa troppo male la testa. Il cane dorme qua sotto, ha la pancia aperta e ricucita con un lungo filo nero. È una cosa che succede ai cani vecchi e forse anche questa passerà. Il mio libro è ammutinato in un quaderno non scritto, il quaderno è naufragato sotto un portacenere. Scrivere, perché. Tutto tace, tutto dice che va bene così.