Magazine Diario personale

Vacanza

Creato il 13 maggio 2013 da Povna @povna

Quando capita (come oggi) che, per inaspettati impegni, la ‘povna si ritrovi a casa per le 3 del pomeriggio, non può evitare di provare, violenta, una sensazione di incoercibile vacanza.
Perché – per quanto il pomeriggio si srotoli (come è solo tanto giusto) in una bella serie di scolastiche incombenze (fino a ora: la correzione di un mezzo plico di verifiche, la preparazione degli attestati di frequenza per il cinema scolastico, la gestione burocratica degli esami di idoneità dei privatisti) – la sensazione prevalente, quando si può lavorare in casa propria, senza scarpe, magari alzandosi, andando a far la spesa (e a lasciare due volantini) nel frattempo, facendo due chiacchiere sul canale telematico, è quella di una libertà da scorribanda.
Punto. E basta. Ed è inutile che plotoni di colleghi vengano a dirle che “le 24 ore, la funzione docente, le ore in più, sì, però, no, forse”. E non solo perché quanto la ‘povna ha appena detto (e cioè: che altra cosa è lavorare in un ufficio, otto ore al giorno, altra essere soggetti, stando comodamente a casa, alla coscienza) resta valido comunque.
Ma anche (e soprattutto) perché in ogni caso a scuola, dopo la campanella, restano normalmente, come è noto, soltanto lei e Mafalda. E alla ‘povna non risulta – quanto meno dalla mole di questioni di competenza altrui che si trova a risolvere ogni giorno – che a questo fuggi-fuggi corrisponda poi solitamente un suicidio volontario di lavoro in privato.


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