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The Backwoods - Prigionieri nel bosco è l''interessante opera con cui ha esordito il giovane film-maker di origine spagnola Koldo Serra. Datata 2006, la pellicola è una co-produzione internazionale con un cast che comprende l'inglese Gary Oldman, l'inglese Paddy Considine, la francese Virginie Ledoyen e la spagnola Aitana Sánchez-Gijón. La storia s'impernia su una giovane coppia di inglesi (rigorosamente in crisi) che in compagnia di due amici partono alla volta della penisola iberica per godersi la natura selvaggia e il clima mite. Giunti nella Spagna rurale più profonda la vacanza subisce una svolta drammatica quando i due maschietti del gruppo, durante un'escursione nel bosco, incappano in una ragazzina dotata di mani deformi, tenuta segregata in una capanna nascosta nella vegetazione. La decisione di liberare la sventurata per portarla con sé si rivelerà assai improvvida, scatenando la furia degli (ormai consueti) rednecks locali.Nonostante la tematica trita e risaputa, il film possiede una struttura assai ben congegnata che - frullando con abilità echi di Un tranquillo week-end di paura con quelli di Cane di paglia - dimostra come si possa ancora costruire una buona architettura cinematografica senza l'abuso sconsiderato di effetti speciali. Serra calibra infatti con meticolosità e mestiere la suspense distribuendola in dosi mai eccessive lungo l'intero svolgersi degli eventi; al resto contribuisce una sapiente ambientazione retrò (i fatti narrati accadono sul chiudersi degli anni '70) che si rivela funzionale alla sospensione d'incredulità richiesta allo spettatore (sarebbe bastato infatti ricorrere al più scasciato telefonino odierno per mandare a puttane tutto l'intreccio).Attraverso l'accumulo di situazioni problematiche, la vicenda tiene desto il coinvolgimento del pubblico osando mettere da parte le tonnellate di emoglobina sfoderate in prodotti americani confratelli (si pensi ai vari, inutili Wrong Turn) per costruire una tensione che è quasi interamente psicologica. Tanto di cappello quindi a questo cineasta classe 1975, un giovinotto che, dopo essersi fatto le ossa nella salutare palestra dei cortometraggi, mette a segno un bel colpo con questa pellicola che in originale s'intitola Bosque de sombras e che va sicuramente ad aggiungere un ulteriore, valido tassello a quel grande mosaico dell'horror-rurale che la Settima Arte sta costruendo da John Boorman in poi (senza dimenticare, of course, i sublimi bifolchi cajun di Hill). Azzeccata anche la scelta di un Gary Oldman sempre più maturo e camaleontico, un attore la cui interpretazione ridimensiona le pur sparute falle di una sceneggiatura che forse avrebbe meritato maggiore attenzione nella costruzione dei caratteri dei villain (possibile che lontano dai centri urbani siano tutti buzzurri-bifolchi-cafoni-inospitali-sciroccati e pazzerelli?) ma il finale è assolutamente all’altezza e sfuma giustamente nel vago lasciando aperta la strada a più interpretazioni. Notevole, teso, e molto europeo.