Sul finire di questo mese il tempo rinfresca, e anche il mio cervello ricomincia a funzionare un po'. Suppongo si sia preso anche lui una discreta vacanza, vista la sua totale inefficienza delle settimane passate.
Ora mi pare ritemprato, e lavora febbrilmente a partorire idee di cose che vorrei scrivere qui. Il problema è che non gli tengo dietro, ma ci proviamo.
Dicevo che quest'anno ho scoperto le vacanze a Km 0, e non è andata male.
E' andata così.
Con un tempismo che come al solito ci contraddistingue, di ritorno ricongiunti dai nostri luoghi natii, effettuiamo una serie di chiamate in diversi camping delle zone limitrofe per improvvisare una settimana o due al mare con le bimbe.
Ma, strano a dirsi, a meno di una settimana da Ferragosto, troviamo il tutto esaurito fino a settembre, oppure ci sparano prezzi da capogiro per un buco di bungalow arroventato dal sole a seicento metri dalla spiaggia di Tirrenia, che già di per sé non è sta gran bellezza, da raggiungere tramite bus-navetta, cosa che ci crea una sorta di dilemma amletico riassumibile nell'avversativa: vacanze o non vacanze?
Questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare i salassi, i sassi e i vacanzieri dell'iniqua spiaggia, o prender l'armi e i bagagli verso un mare di triboli e rinunciando disperderli?
Abbiamo scelto la seconda. Cioè, per trasporlo in prosa, ci siamo detti: la vacanza ce la facciamo da noi, su misura, e per il prezzo che pagheremmo un bungalow per una settimana in un villaggio popolato da sollazzoni caciaroni e pista da ballo e vicini di ombrellone invadenti e ciarlieri, ce ne andiamo qua e là, a fare cose che abbiamo messo da tempo nella lista dei "must do".
Non siam tipi da villaggio noi, dopotutto. Avremmo rischiato di romperci le palle per sette giorni al prezzo dell'affitto mensile di casa nostra.
Ce ne siamo invece rimasti, giust'appunto, a casa nostra, che a ben guardare, per essere una "casa delle vacanze", gode di una posizione invidiabile tra città d'arte e attrazioni naturalistiche di tutto rispetto, e ci siamo risparmiati lo stress delle valigie, delle partenze intelligenti, dei bucati del ritorno e dell'abbandono felino.
A volte la soluzione più semplice e scontata è la più brillante.
E così un bel giorno abbiamo caricato all'inverosimile la nostra affaticata auto, nota ai più come il caimano (perché troppo ci ha fatto sorridere il nome accattivante del modello "Cayman blue" se paragonato alla modestia del veicolo) e...
E siamo andati.
Il luogo è Marina di Cecina, dove il mare è più blu, e i villaggi e i camping con animazione infanti (e non) pullulano, a bizzeffe, a iosa, come se piovesse e chi più ne ha... ma noi ce ne sbattiamo e andiamo per la nostra, nel posticino rivelatoci tempo fa da amici.
Il libro, confesso un po' arrossendo, non l'ho ancora terminato, ahimè, ma in compenso ho imparato ad usare Instagram, e, udite udite, ho persino scoperto come condividere le foto sul blog!
Trovo però questo formato piuttosto ingombrante. Mi chiedo se non ci sia una maniera più "snella" per pubblicarle di qua.
Ma comunque.
L'idea era quella di rimanere un paio di notti.
Nella pratica, dopo la prima notte trascorsa sul duro terreno in tenda, con le pupe che mi scivolavano giù seguendo la pendenza del suolo, a morirci di freddo strette l'un l'altra nella coperta lurida, svegliandoci (almeno io) con la schiena in frantumi e il collo bloccato... beh, abbiamo optato per la ripartita rapida. Una toccata e fuga, va!
Chi vuol intendere...
... in tenda!
Avere il telefono che fa le foto è una gran figata nel momento in cui posso evitare di portarmi sempre dietro la reflex, che oltretutto al mare, tra sabbia, sale e umidità, si rovina.L'inconveniente è che la batteria dello splendido telefono dura una caccola e mezza, e oltretutto col sole diurno non vedi ciò che fotografi perché il display si oscura. Mah!
E comunque la villeggiatura in tenda ci è costata una settimana di antibiotico per Mimi, preda di ripetuti attacchi di cistite. Sob.
Però, vuoi mettere, ti svegli, e lì c'è il mare!
Poi.
Poi non abbiamo disertato la nostra cara vecchia Marina di Pisa.
C'era una principessa in vestito di tulle rosa adagiata sugli scogli nei pressi dei retoni...
O Marina di Pisa, quando folgorail solleone!
S'inazzurra il tuo sangue come il mare.
L'anima tua di pace s'inghirlanda.
L'Arno porta il silenzio alla sua foce
come l'Estate porta l'oro in bocca.
Dopo un periodo di cantiere durato svariati mesi e non ancora del tutto concluso, il porto di Marina si presenta oggi così:
La principessa ha detto che quello era proprio uno splendido mare, ed ha espresso il desiderio di farci un bagno, proprio lì, tra le barche dei ricconi attraccate al molo.
Ma poi abbiamo optato per una semplice passeggiata, nella luce del tramonto che si rifrangeva tra cielo e acqua.
(E per correttezza devo dire: i versi citati erano incisi sullo zoccolo dell'aiola, una lettera per ogni elemento).
E la vacanza finisce qui?
Macchè!
To be continued...