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VACCINO

– Via ! Buttate giù pantaloni e mutande e mettetevi tutti a buo ritto ! –
Questo fu il grido dell’infermiera nella saletta dell’ambulatorio.
Giuseppe guardò sorridendo i compagni, nel tentativo di velare la vergogna.
Nessuno si decideva a scoprire i posteriori. Non sapevano della puntura, o forse facevano finta di non saperlo. L’insegnante della scuola aveva parlato di una visita di controllo, ma il tono del mastino con labbra rossissime e camice bianco non lasciava spazio ad indugi :
– Non possiamo perdere tanto tempo con dei mocciosi ! –
Giuseppe si immaginò il peggio.
Un campo di concentramento per bambini, l’ingresso era lì e la puntura il biglietto, una volta addormentati si sarebbero risvegliati in un grande fabbricato insano e umido con un tanfo di sudore maleodorante. Le ginocchia cominciarono ad allontanarsi ed avvicinarsi l’una dall’altra e qualche muscolo iniziò a muoversi autonomamente senza aver ricevuto ordini dal cervello, come di solito.
Il colorito del viso di Giuseppe assunse un certo livore chiaro.
Paolo, l’amico per la pelle, e vicinissimo a Giuseppe, notò il cambiamento emotivo dello studente delle medie e cercò di tranquillizzarlo.
Il padre di Paolo si era un po’ documentato sulle vaccinazioni e gli aveva spiegato qualcosa per chiarirgli cosa sarebbe successo.
Allora Paolo appoggiò entrambe le mani sulle spalle di Giuseppe, lo guardò fisso negli occhi e come se fosse la sua curandera personale gli alitò in faccia :
– non sta succedendo niente di strano ! Ci stanno facendo solo un puntorone con dei bachi mezzi morti, tra cinque minuti saremo tutti fuori. Tranquillo ! –
Dopo dieci minuti erano tutti fuori a ridere.


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