Dopo anni di incondizionato appoggio a Berlusconi, dopo averne condiviso le ricette, scusato gli errori, minimizzato le debolezze, ora Confindustria e per lei la presidente Marcegaglia vogliono la discontinuità e si apprestano a presentare un “manifesto delle imprese” per salvare l’Italia. “Se il governo è disponibile a parlare con noi e con le altre associazioni, bene. Se invece vuole andare avanti con piccole cose, non siamo più disponibili, scindiamo le nostre responsabilità, perchè vogliamo un cambiamento vero”.
Che a dirlo nell’ assemblea della Confindustria toscana sia la Marcegaglia è significativo da due punti di vista. Da quello formale perché la presidentessa, non so ancora se di proposito, per ingenuità o per scarsa conoscenza dell’italiano, ammette la contiguità col governo e anche una corresponsabilità che adesso si vuole scindere. Dal lato sostanziale perché il gruppo Marcegaglia è quello che meglio rappresenta la corrività verso il non rispetto delle regole, verso i fondi neri e gli intrecci col potere politico, insomma verso il berlusconismo produttivo che è l’ultimo da cui ci si possa aspettare una discontinuità.
Né una discontinuità col passato può essere rintracciata nelle riforme strutturali che Confindustria invoca da anni: 1)alzamento dell’età pensionabile e revisione dei meccanismi in modo che non solo l’industria paghi di meno, ma finisca per mettere sulle spalle del pubblico la differenza fra l’età del pensionamento stabilita e quella dell’effettiva espulsione dalle aziende. 2) sostituzione dei contratti nazionali con quelli aziendali o di area che esporrebbero i lavoratori a ricatti molto più pressanti su salario e diritti. 3) Ancora più flessibilità del lavoro espressione edulcorata che vuole semplicemente dire precarietà a vita, peculiare del “modello italiano”. Il quarto capitolo è probabile siano gli investimenti pubblici in grandi opere tagliando il welfare.
Purtroppo siamo alla continuità assoluta della strada perdente verso il recupero di produttività affidato solo ai bassi salari e alle carenze di servizi. Tale e quale il Berlusconi del primo giorno con la calza sul viso. Solo che Silvio per ragioni di consenso non è potuto andare fino in fondo.
Altro che salvare l’Italia, questo significa gettare a mare il Paese per permettere a un pugno di imprenditori, quelli che esportano, di non ridurre di un euro le loro entrate e di restare aggrappati al mercato con pochi investimenti in tecnologia . Ma la Marcegaglia non ha bisogno affatto di consenso, ne avrà semmai, ma in misura molto minore di Silvio o di un vero soggetto politico, il candidato catto conservator confindustriale che molti indicano in Libera e bella, al secolo Montezemolo. E quindi si tratterà di cadere dalla padella nella brace.
COMMENTI (1)
Inviato il 23 settembre a 20:37
adesso la MarceGALLIA vuole fare l'esempio con la GERMANIA. Dice che in Germania vanno in pensione a 67 anni e noi a 58 anni.
Si si si ..come no!!
Stendo un velo pietoso e per informazione pubblica rilancio:
Secondo l’ultima rilevazione (2011)riferita ai dati del Rentenversicherung Tedesco l’età pensionabile l’anno scorso è passata dai 63,5 anni ai 63,8 di media per gli uomini e da 62,9 ai 63,3 anni di media per le donne a partire dal 1993 quando è iniziata la rilevazione statistica. (copia & incolla il link sotto per vedere)
http://www.finanzaediritto.it/stampaarticolo.php?idarticolo=9177
in Germania si può andare in pensione con 35 anni di contributi per il semplice fatto che c'è un disincentivo per farlo prima dei 65 anni. Riguardo ai 67 anni , la Germania andrà a 67 anni nel 2029 come la riforma del 2007 sancisce:(link sotto)
http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=46482&Edizione=3&A=20070310
SEMPRE E SOLO BALLE STRUMENTALI CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE.
Anche la media Italiana al pensionamento è vicina ai 63 anni (Si legga dall'ultimo Rapporto annuale di Bilancio INPS , reperibile sul sito dell'istituto) , media bassa perchè le donne sono sempre andate in pensione entro il 60° anno d'età , ciò che con le ultime riforme non è più possibile. quelli dei 58 anni sono ormai 4 gatti , sono quelli che hanno cominciato presto a lavorare e a versare 41 anni di contributi , sono quelli che le Industrie mandano in Mobilità o in C.I.G. perchè sono vecchi e costosi!!