Anno di prima pubblicazione: 2002
Genere: saggistica
Paese: Italia
Moni Ovadia, che nella prefazione di questo libro si definisce un “saltimbanco”, è nato nel 1946 in Bulgaria da una famiglia di origine ebraica, ma si è trasferito prestissimo in Italia. Si è fatto conoscere dal pubblico italiano con i suoi spettacoli di cabaret in musica che offrono una visione che lui definisce “ciarlatanesca” dell’ebraismo. Il più famoso dei suoi lavori è “Oylem Goylem” (che significa “il mondo è scemo” in yiddish), pubblicato anche in cofanetto DVD.
Questi sono i suoi “pensieri colti”, commissionatogli dal suo editore, Einaudi, che tentano di spezzare tutta una serie di pregiudizi riguardo agli ebrei, che vanno dal complotto, poi rivelatosi fasullo, per cui nell’attentato delle Torri Gemelle non sarebbe morto nessun ebreo (in una città che pure ne conta quasi due milioni), all’equazione che vede ogni israeliano, ma anche ogni ebreo, come un fondamentalista o un sionista. Ovadia interseca le sue riflessioni sulla religione, sulla diversità e sul razzismo, nonché le sue opinioni politiche, con una serie di storielle prese da quel tipo di comicità che ha fatto la storia dell’umorismo ebraico. Sono storielle che mettono in discussione la propria fede religiosa, ridicolizzandola, minimizzandola in quella maniera auto-denigratoria che chi, come me, è fan di Woody Allen già conosce un pochino.
Ovadia, ebreo laico di sinistra (ebbene sì, esistono ebrei di sinistra!), ne racconta alcune che lasciano interdetti ma divertiti e che, se confrontate con la suscettibilità dei permalosi credenti delle altre religioni monoteiste, suonano come barzellette venute da Marte. Per esempio:
Si racconta che nell’epoca della redazione del Talmud babilonese alcuni maestri avessero deciso di discutere l’esistenza stessa di Dio. La cosa può apparire blasfema a chi non conosca il pensiero ebraico, eppure se si considera che non vi sono dogmi nell’ebraismo, una simile discussione è del tutto lecita. Il confronto fra le opinione, viene riferito, durò molti, molti mesi. Poi come era regola i maestri votarono per potere stabilire una decisione riguardo al delicatissimo argomento. Decisero a maggioranza che Dio non c’era. La votazione si era appena conclusa quando uno dei maestri che avevano partecipato alla discussione, si rese conto che la luce del sole stava calando. Istintivamente sollecitò i colleghi: “Presto! Presto rabanim, maestri! E’ tempo di pregare arvìt (il vespro)!”. Uno degli altri maestri lo guardò stupefatto ed esclamò: “Beh! Che ti piglia, sei uscito di senno? Non abbiamo appena deciso che Dio non esiste?”. A questo punto l’altro lo guardò esterrefatto e incredulo replicò: “Che vuol dire questo? Forse noi non siamo più ebrei?”. Moni Ovadia sarà a Venezia (all’auditorium Santa Margherita) venerdì 28 gennario alle ore 11, in occasione dell’anteprima di Incroci di Civiltà. Io ci sarò, e voi?