Valérie Boyer è la parlamentare armena che nel 2011 propose una legge per perseguire la “negazione” del genocidio armeno, poi giudicata incostituzionale dal Consiglio costituzionale. Non contenta della figuraccia e di aver scatenato una colossale crisi diplomatica tra Turchia e Armenia, una volta rieletta ha presentato un nuovo testo che a me sinceramente fa rabbrividire.
Sono previste infatti pene pecuniarie di reclusive (45.000 euro, due anni) per chi “nega” – provocando discriminazione, odio o violenza – “l’esistenza o la qualifica giuridica di uno o più genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra”; addirittura, equivarrà a una “negazione” l’espressione di dubbi attraverso termini come “cosiddetto”, “preteso”, “ipotetico”, “supposto”.
Torquemada, in confronto, era un dilettante; io spero che, qualora la proposta dovesse essere di nuovo esaminata dall’aula, le venga riservata un’accoglienza di fischi e pernacchie.
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