Valerio Evangelisti (aka Valeriana Evangelica) vomita tutta la sua rabbia: “Il cervello è un’appendice dei coglioni. E Cesare Battisti è il mio unico eroe, lo giuro!”

Creato il 09 gennaio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

“Il cervello è un’appendice dei coglioni.
E Cesare Battisti è il mio unico eroe, lo giuro!”

di Iannozzi Giuseppe

GI: Dunque, ci dica Dottor Valeriana Angelica.

VE: Cosa dovrei dire? Siamo in tivù a tu per tu, mi dica ci siamo o ci facciamo?

GI: No, niente tubo catodico. Tra l’altro sono pure sprovvisto di profilattici, quindi questa intervista ce la facciamo alla vecchia maniera.

VE: Peccato. A me mi piace tanto la tivù: sono molto fotogenetico e, modestamente, alle donne piaccio.

GI: Sì, certo, non lo metto in dubbio. Allora vogliamo iniziare?

Valerio Evangelisti protettore di asini e brigatisti; anche pornografo
a tempo perso però e solo su invito

VE: Alla vecchia maniera, cioè lei e io, faccia a faccia? M’avesse avvertito per tempo non l’avrei messa la cravatta; io non la metto mai ma per lei avevo strappato la regola.

GI: Vuol dire che ha fatto uno strappo alla regola.

VE: No, l’ho proprio strappata: ce l’avevo appuntata sulla cravatta regalatami in prima persona da Antonio Grottesco, quello che canta il caos. Però è stonato più d’una campana e i vicini non lo reggono proprio, così gli spremono addosso male parole e pomodori da mane a sera. Un caos, mica per caso!, che non le dico. Le lascio immaginare.

GI: Interessante. Molto. Allora procediamo.

VE: Mi devo togliere la canottiera?

GI: No, per due macchie di pomodoro e due di sangue, no, non è proprio il caso. E poi c’ha su la cravatta che copre bene. Insomma, se lo lasci dire, lei è proprio un manichino: fosse per me la sbatterei in passerella, o anche a fare la velina per quelli di Striscia la Notizia. O anche per quegl’altri de Le Iene: tra l’altro, il suo amico fratello compagno terrorista, da quelli de Le Iene c’è già stato a fare la velina con il sorriso a trentadue denti manco avesse vinto al Lotto.

VE: Sì, vero: le confesso che sono un po’ invidioso, perché il Battisti se l’è preso tutto il tubo catodico e s’è divertito un mondo, mentre io son qui per una sveltina tradizionale.

GI: Adesso non esageriamo! Suvvia, non sarà la tivù ma ci possiamo divertire.

VE: Lei me lo assicura, cioè me lo assicura bollato e certificato, con tanto di SIAE di mezzo?

GI: Non dica sciocchezze: lei m’è simpatico, ma io a lei non le affiderei manco il vecchio grammofono di mia nonna. Figuriamoci se le assicuro che verremo insieme!

VE: Non posso darle torto, la vita è incerta per tutti, un giorno stai a casetta tua a goderti una sventola e un martini davanti al caminetto acceso e quello appresso sei costretto a fuggire con la coda fra le gambe come un povero cane bastardo senza né pedigree né passaporto.

GI: Si riferisce al caso Battisti…

VE: Non di certo a quello di Immanuel Kant!

GI: Perché, pure lui, Kant?

VE: Ma non dica sciocchezze. “La libertà e la legge pratica incondizionata risultano reciprocamente connesse. Qui io non domando se esse siano anche diverse di fatto o se una legge incondizionata non sia piuttosto la semplice coscienza di sé di una ragion pura pratica, e se questa sia identica al concetto positivo della libertà; ma domando dove ha inizio la nostra conoscenza dell’incondizionato pratico, se dalla libertà o dalla legge pratica. [...] E’ quindi la legge morale della quale diventiamo consci (appena formuliamo le massime della volontà), ciò che ci si offre per il primo e che ci conduce direttamente al concetto della libertà, in quanto la ragione presenta quella legge come un motivo determinante che non può essere sopraffatto dalle condizioni empiriche perché del tutto indipendente da esse.”

GI: Bel concetto, sono rimasto impressionato. Ma ammetto che c’ho capito poco o nulla. Io sono solo un ometto, poco più di niente, praticamente una zecca sul culo d’un bastardo da tutti preso a calci. Io capisco solo la ragione del bastone e della carota, e quella del bastone in mezzo alle ruote. Però so che il mondo è tondo. Non è molto, ma, per Dio!, il poco che so lo so per bene, e non c’è santo che me lo possa portare via. Non dipendo da nessuno, dunque sono libero. Però ‘sto Kant parla difficile assai, e se lei spiegasse, non lo dico solo per me…

VE: Ma che c’è da spiegare? Impari a memoria e poi ripeta.

GI: Come un pappagallo?

VE: Che modo brutale di metterla. Però sì: lei, impari a memoria, poi quando le si presenta l’occasione, ripeta la lezione e farà di sicuro una figura di quelle toste. Con lei ho fatto subito centro, le ho citato Kant e lei, per non scomparire, si è rifugiato nella modestia, per giunta falsa, del bastone e di quell’altro bastone, due bastoni insomma. Ma non è colpa sua, solo del sistema che l’ha bastonata esponendola alla sua ignoranza, che è poi la sol cosa che ha e che non manca di bastonare addosso ai suoi simili, e soprattutto a quelli come me che invece hanno studiato e tanto.

GI: Non intendevo offenderla, Dottor Valeriana.

VE: Però l’ha fatto. Pretendo immantinente le sue scuse. Immantinente, per Dio, o la faccio passare per i ferri.

GI: Umilmente mi prostro, nonostante la prostata, mi rimetto a lei in ginocchio. Ma non mi faccia del male: pure io sono di carne e se vengo torturato sento dolore, come lei, Dottore.

VE: Si rialzi. E’ uno spettacolo schifoso. Per questa volta passi. Ma la prossima offesa la laverò col sangue.

GI: L’offesa non chi la porta.

VE: Che intende?

GI: No, niente. Dicevamo: allora Battisti, adesso che se l’è data a gambe levate è un uomo libero.

VE: E’ un coraggioso, un eroe. Non è soltanto libero.

GI: Ma aveva sulla testa una condanna pesante per omicidio, praticamente un assassino: fuggendo ha ammesso la sua colpevolezza. Se anche un domani dovesse risultare innocente, nessuno crederà mai che la sua innocenza possa reggere il peso d’un qualsiasi valore, perché Battisti fuggendo ha ammesso non solo la sua di colpevolezza ma quella di Caino uomo. Ha dichiarato al mondo intero che l’uomo, per quanto si sforzi, è colpevole agl’occhi di Dio: se l’uomo esiste, dunque è colpevole della sua esistenza e delle azioni che muove per acquistare la sua libertà.

VE: Per essere uno zoticone figlio di puttana ha una linguaccia!

GI: E’ che i miei vetusti, non potendo permettersi di mandarmi a scuola a ripetere le lezioni a mo’ di pappagallo, m’hanno insegnato la sola cosa che sapevano: ragionare con la mia propria testa. Certo, a suo confronto potrò pure apparire grezzo e rozzo, ma Dottor Evangelica, nella sua immensa bontà io sono certo che potrà perdonare la rozzezza con cui m’esprimo.

VE: Lei è un sofferente, solo per questo mostro con lei cristiana pietà. Nella sua testa purtroppo albergano strutture inconsce che la portano a disprezzare l’umanità.

GI: Ma che dice? Io non odio affatto l’umanità.

VE: Lei è un tipico caso junghiano: “La persona è una maschera che l’individuo porta per rispondere alle esigenze delle convenzioni sociali. E’ la funzione assegnatagli dalla società, cioè il compito che essa attende da lui. Questa maschera spesso nasconde la vera natura dell’individuo. La persona è la personalità pubblica, quegli aspetti che si palesano al mondo o che l’opinione pubblica attribuisce all’individuo, in opposizione alla personalità privata che esiste dietro alla facciata sociale.”

GI: Lei in pratica mi sta dicendo che “il cervello è visto come un’appendice dei coglioni.”

VE: E’ il pensiero junghiano a dirlo.

GI: Dottor Valeriana, lei è un fanatico, uno pieno di sé, glielo dico senza mezze misure, ecco: un fanatico, un padano della Padania, uno di quelli lì insomma. Un bruto a dirla tutta.

VE: La sua reazione è spropositata, come sempre del resto. Diceva Carl Gustav Jung che l’inconscio è, in primo luogo e prima di ogni altra cosa, il mondo del passato, riattivato dalla limitatezza dell’atteggiamento cosciente.

GI: Ammazza che stronzo!

VE: Come si permette?

GI: Intendevo Jung, proprio un bello stronzo.

VE: Non faccia il furbetto con me, solo perché ha sentito nominare da qualche zoticone come lei Freud, adesso tira fuori lo stronzo, la stipsi e la pulsione sessuale.

GI: Veramente io ho solo detto che Jung era uno stronzo, e punto. Un brutto ceffo a dirla tutta, uno di quelli che ti parlano alle spalle. Sì, un pettegolo, ha capito bene. Ecco cosa penso io del suo cazzo di Jung.

VE: Lei ignora che Günter Grass, a quindici anni, è stato nelle SS, ignora che Paris Hilton è stata morsa dal suo procione e che è finita in ospedale. Lei ignora.

GI: Le ha dato di volta il cervello?

VE: La vita è sbucciare una cipolla.

GI: Già. Una rottura di palle.

VE: “Volevo andarmene lontano dalle menti limitate e così mi sono arruolato volontariamente nella marina, reparto sommergibili. Avevo quindici anni. Un anno dopo, sul tavolo è comparsa la chiamata. Solo a Dresda ho capito: sono nelle SS. E poi t’incontro uno che – per Dio! – oggi fa il Papa: io volevo diventare un artista, lui voleva fare carriera nella Chiesa. Joseph, un ragazzetto tutto cattolico, casa e lager praticamente. Joseph Ratzinger diventò mio amico: giocavamo spesso insieme a dadi. Sembrava un po’ impacciato, ma era simpatico.” Più o meno questo il senso della vita di Grass. Ma lei non può capire.

GI: Che storia. E la Hilton?

VE: Anche lei vuol fare carriera.

GI: Non capisco però cosa centri la Hilton e il procione. Mi spieghi, Dottor Evangelica.

VE: E’ affamato di cultura, la capisco. Mai una volta che le abbiano insegnato bene qualcosa. E adesso che ne ha l’opportunità chiede a me.

GI: No, veramente sono arrapato e non affamato.

VE: Ignorante d’un freudiano! Comunque, la Hilton giocava col suo procione, Baby Luv, e ha un certo punto s’è presa un morso, sul braccio. Così è stata costretta a recarsi al Pronto Soccorso dove le hanno fatto una antitetanica.

GI: Non capisco da quale fil rouge sarebbero legati Grass e la Hilton. Proprio no.

VE: La vita è mordere, anzi è non demordere ma mordente, mordendo, morendo… E che du’ palle! Quella così lì insomma, ha capito lo stesso. Anzi di più.

GI: Concetto profondo. Veramente ammirato Dottor Valeriana.

VE: Grazie.

GI: Di niente. L’intelligenza ha bisogno d’esser lodata affinché possa crescere sana giorno dopo giorno.

VE: Ogni tanto qualcosa d’intelligente la dice pure lei.

GI: Grazie.

VE: Ora non s’allarghi.

GI: Certo. Chiedo venia. Ma passiamo ad altro. Lei si definisce uomo di Sinistra?

VE: Non sono di Destra.

GI: Quindi è dalla parte del Governo Prodi.

VE: Non ho detto questo.

GI: Ma non ha neanche smentito, non sino ad ora.

VE: Lei capisce poco.

GI: Per favore, non trasciniamo la discussione su idiosincrasie personali. Sarebbe meglio coltivare concetti comuni.

VE: Io non ho niente in comune con lei, meglio fare il punto e metterci un punto.

GI: D’accordo, come vuole lei Dottor Evangelica. Possiamo andare avanti?

VE: Andiamo.

GI: Dunque, mettiamola così, per chi fa il tifo?

VE: Black Flag.

GI: Credo di non aver afferrato.

VE: Minimalismo e nichilismo. Le è più chiaro adesso?

GI: Affatto.

VE: Braccia rubate all’agricoltura.

GI: Come fa a sapere che mio nonno… D’accordo, mi spieghi, anche se temo di darmi la zappa sui piedi da solo.

VE: Punk.

GI: D’accordo, d’accordo. E Battisti?

VE: Battisti con quelle sue urla di pacifica rassegnazione non m’è mai piaciuto, sempre con questa “Non è Francesca”. E se non è Francesca, perché vestiva quel diavolo d’un vestito rosso allora?

GI: Me lo dica lei.

VE: Io non le dico niente.

GI: D’accordo. Ma io non parlavo del cantante. Parlavo dello scrivano Battisti.

VE: Ho frainteso. Il mio Battisti è un animale in fuga, è un eroe, è braccato.

GI: Forse lei vuol rimuovere il fatto che Battisti è un terrorista per la Legge.

VE: Lei è un grandissimo stronzo.

GI: Freudiano, un attacco. Si è dunque ricreduto, non lo credevo possibile: oramai mi pareva sodomizzato che lei fosse completamente junghiano.

VE: Per me lo stronzo è un archetipo, un disco volante: nello specifico un alieno, uno fuori dal mondo ma anche un piantagrane, proprio come lei.

GI: Interpretazione molto personale.

VE: Bene, si limiti a questo, stronzo.

GI: Mi chiedevo se l’Indulto fosse di Destra o di Sinistra, e se freudiano o junghiano. Lei, Dottor Valeriana Evangelica che ne pensa?

VE: Non saprei dirle. Ma: l’Indulto non va bene.

GI: Vedo che, per una volta, è d’accordo con me.

VE: Affatto. Non l’Indulto, ma la Grazia. La piena Grazia. Tutti fuori, nessuno dentro. Tutti, per Dio. Tutti fuori, Battisti per primo.

GI: Sono sconvolto. E poi Battisti è già fuori, è un terrorista, un fuggitivo.

VE: Stronzo. Stronzo. Mille volte stronzo. Quell’uomo merita la libertà, meriterebbe un monumento.

GI: Mi scusi Dottor Valeriana, io sarò pure un ignorante, ma Battisti è così tanto ignorante e privo di talento che a suo confronto gli asini che volano e i porci con le ali sono Dioscuri di terribile splendore.

VE: Sta forse dicendo che il mio piccolo dolce Cesare è un ignorante?

GI: Non esattamente. Dire che è soltanto ignorante sarebbe fargli un complimento. In realtà sto dicendo che Cesare è per le lettere un autentico disastro, una sorta di bomba atomica, una nefandezza operata e compiuta. Il suo Cesare è per le Lettere Italiane una vigliaccata paragonabile solo allo sgancio dell’atomica su Iroshima e Nagasaki.

VE: Ringrazi che sono junghiano, altrimenti a quest’ora l’avrei già appesa a un gancio macellaio.

GI: A un che? un gancio macellaio? Per Dio, l’influenza di Battisti l’ha presa pure lei, dottor Valeriana.

VE: Ci sono stormi di uomini che nuotano in acque che le nemmeno può immaginare.

GI: Dottor Valeriana, mi consenta, ma il suo italiano è un po’ troppo condito, diciamo che non si capisce un emerito cazzo.

VE: La pianti di fare il dominante con me, non attacca.

GI: Il che? Dottor Valeriana, vorrei solo ricordarle che a me il sadismo proprio non mi piace. E anche se dovesse piacermi, con lei manco morto: piuttosto mi faccio tutti gli eunuchi rimasti a questo mondo, per dare e dare e dare senza nulla ricevere.

VE: Freudiano delle balle!

GI: Ma perché continua ad insultarmi? Le sembra bello, o intelligente questo atteggiamento da bullo di strada col latte alla bocca?

VE: La Grazia, per Dio. La Grazia: tutti, tutti liberi, nessuno in carcere. (attacca a cantare, ad abbaiare in verità): “this fucking city is run by pigs. they take the rights away from all the kids. understand we’re fighting a war we can’t win. they hate us, we hate them. we can’t win, no way. walking down the street. i flip them off. they hit me across the head with a billy club.” *

GI: Ha perso la bussola…

VE: Cesare Battisti è l’unico solo vero Ed Wood delle Lettere Italiane. E’ questo che dovete capire. E’ questo.

GI: Sì, certo, come no! Ma adesso dov’è Ed… cioè Cesare?

VE: Corri Cesare, corri Cesare, corri Cesare…

GI: Si vocifera che lei l’abbia nascosto in quella sua baracca che in Messico…

VE: Corri Cesare!

GI: Dottor Vale…

VE: Stia zitto.

GI: Dottor Ariana Eva…

VE: Le ho detto di stare zitto muto.

GI: Ma Dottore!

VE: Per Eva, corri Cesare, corri Cesare, corri Cesare, corri, corri, corri!

GI: Dottore si sta scaldando un po’ troppo. Io le ho solo chiesto se se l’è portato nella sua baracca, sa!, quella che ha in Messico, nella baraccopoli.

VE: Non è una baracca. E’ una fattoria bellissima costruita da messicani originali sottopagati e maltrattati.

GI: Dunque, Dottor Vale-Ariana, lei se lo è nascosto in quella baracca messicana il Cesare, non è forse così?

VE: Anche se fosse, a lei che gliene fregherebbe? Il Messico è un paese libero.

GI: Pieno di poveracci, di morti di fame… e di terroristi. E sa perché? Per colpa di tutti i paesi industrializzati che ne hanno fatto la pattumiera del mondo.

VE: Cazzate! Tutte cazzate! Corri Cesare, amico mio corri più veloce di piè d’Achille. Corri, per Giove!

GI: Achille non è un dio messicano.

VE: Dettagli, dettagli. Quetzalcoatl, Tlahuizcalpantecuhtli, Signore della Stella e dell’Alba, Signore della Morte e della Resurrezione, proteggi il mio Cesare e la mia baracca messicana.

GI: Prima che impazzisca completamente, Dottor Valeriana, un’ultima domanda: come mai non accetta critiche negative? Lei è molto nicciano, diciamo pure pericoloso: se qualcuno le muove una critica negativa, lei non l’accetta, controbatte, ma in maniera anormale perché lei la ragione la vuole anche quando ha torto. Forse lei, Dottor Evangelica, non se ne rende conto ma è letteralmente pervaso da una volontà di potenza di stampo ariano-nicciano.

VE: Falso, falso: menzogna. Non accetto le critiche negative perché io sono Il Migliore, quindi non c’è niente d’imperfetto nel Migliore e nelle sue Opere. Sono il Primo e l’Ultimo, l’Alfa e l’Omega, io sono il Tutto e il Niente, il Silenzio e il Rumore, l’Ombra e la Luce. Voi esistete perché io esisto…

GI: Ecco che ha dato di matto completamente.

VE: Per Eymerich, io t’invoco. Eymerich, io ti chiamo. Eymerich, io ti chiavo. Diavolo e Acqua Santa, mostrati a Me e punisci i miei nemici. Torturali a sangue. Eymerich, io t’invoco e ti chiavo. Mostrati!

GI: Dottor Valeriana, credo che questa intervista sia finita…

VE: Finita? Giammai. Siamo appena all’inizio Iannozzi. Lasci che le strappi le emorroidi con queste mie mani. Non si preoccupi, sono un ottimo chirurgo plastico nonché un ottimo inquisitore ora che lo sacro spirto di Eymerich è fluito in me. Iannozzi, rifiuta? Lasci che le gliele strappi le emorroidi con queste mie mani…

GI: Ma pure lei, per Dio, cioè per Lei! Con quegl’occhi iniettati di sangue è peggio del suo compare Giuseppe Penna. Pure lei è un folle…
VE: Ah, queste urla che si ripetono all’infinito, questo odor di sangue, queste urla disgraziate, questo sudore che si confonde nell’aria carica di zolfo, tutto questo, tutto questo è l’Epica che vado cercando.

GI: Ecco che parla uguale uguale al suo degno compare. Ma andate a cagare tutt’e due, pazzi.

VE: La pazzia è una forma di santità, la più sublime che conduce alla verità. E al rogo.
GI: Lei è un folle… da me stia alla lontana…

VE: Tardi, troppo tardi.

GI: Aiutooo… questo è più pazzo dei pazzi… crede d’esser… Non lo so cosa crede d’essere, ma è spostato più dell’impossibile ombra d’una clessidra in un dì d’eclisse solare totale.

VE: Dammi le tue emorroidi… In anestesia, no senza, te le strapperò con queste mie mani, per Eymerich… Sono Eymerich, sono Il Serpente Piumato, sono il Dio di tutti gli Dèi… Posso tutto, posso tutto, anche questo…

GI: Ma porca la miseriaccia, ma possibile che debba avere a che fare sempre con questi spostati?

VE: Le emorroidi, le emorroidi, le emorroidi…

L’intervistatore, Iannozzi, giustamente prende a fuggire subito inseguito da Valeriana Evangelica che oramai ha perso del tutto la testa al grido di “dammi le emorroidi!”, mentre nell’aere si diffonde una musica diabolica che bene si accorda con il clima di terrore tirannico diffuso in dolby stereo. E nell’aria pure il dolce odore del sangue e l’eco stonata d’un cachinno infinito, quello di Valeriana Evangelica.

“Stessa melodia/ un’altra armonia/ semplice magia/ che ti cambierà/ ti riscalderà/ Quando sembra che/ non succeda più/ ci riporta via/ come la marea/ la felicità/ Ti riporta via/ come la marea/ la felicità” **

* Police Story from “Black Flag – Damaged”

** La Bella e la Bestia, Gino Paoli


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