Occuparsi di Valerio Orlandini vuol dire parlare di un nome relativamente nuovo nel campo ambient/industriale, che però conosceranno meglio tutti coloro che si sono avventurati lungo l’underground fiorentino e toscano con Dio)))drone, franchigia dalla quale sono passati nomi come Lili Refrain od Holy Hole (costola dell’Ambient Noise Session).
Gli inizi di Orlandini sono quelli con il moniker Symbiosis (sembrano quasi reciproche le influenze con il vicino Aseptic Void) e con il progetto sempre di matrice ambient-industriale Norv (assieme a Naresh Ran), ma adesso è arrivato il momento di fare i conti con se stessi e con un’idiosincrasia che ha per certi versi a che vedere con i primi Teatro Satanico. Ce ne si può fare un’idea più chiara assistendo ai live più recenti del fiorentino, vere e proprie letture sonorizzate durante le quali sfuma qualsiasi tipo di fiducia verso il Creato. Aggiungiamo poi che nelle sue vene scorre ancora quanto basta di linfa “black” e che, parallelamente alla sua attività musicale, Valerio realizza visual set e video, ed ecco che avremo un’idea più chiara della tortuosità del suo cammino.
A suo modo Annullamento rappresenta un disco di svolta, magari piccola, se non altro perché ha il pregio di mettere nuovo carburante nel serbatoio di Valerio, in precedenza all’opera con thriller sonori sci-fi come quelli di Saturno Meccanico o con l’ambient metropolitano di LentoVeloce Propagare D’Abissi (Petcord) e di Luci Accese Alle Soglie Del Mattino (Cruel Nature rec.). Il rhythm & noise assassino e maniacale di “Crasi Di Corpi” (ricordate Full Hand Into The Rectal Channel? Scambiate mani con testa e avrete un effetto simile), le scudisciate power electronics (“Disintegrazione”) e le autopsie industriali dentro obitori domestici atraxmorgue-iani di “Contemplazione Del Tuo Corpo Nudo E Morto” sono dati sulla carta d’identità di un lavoro che vuole parlare una lingua di disagio e nichilismo. I rituali marziali “della Nascita” e “del Nulla” (quasi due interludi, a giudicare dalla durata, comunque forse un po’ troppo disadorni e scarni) sembrano suggerire a tal proposito, in quest’ordine, l’affannarsi febbrile dell’uomo davanti all’indifferenza dell’universo.
Il tragitto è ancora lungo, ma di tempo ce n’è. Le vittime da mietere sono ancora molte e stavolta, anche se saranno rose, non fioriranno.
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