Scarseggiano un po’ i bei film in uscita se non si conta Gravity (film dell’anno, cazzo!!), quindi ho deciso di dedicare un po’ di tempo a vedermi roba che la gente mi consiglia, ma che per un motivo o per un altro non ho mai avuto modo di recuperare e vedermi. Si inizia quindi con Valhalla Rising terzultimo film del regista che sta scalando la vetta dei best directors of all time a passa da gigante, Nicolas Winding Refn. E’ il secondo film di Refn che becco, il primo era Bronson (precedente di un anno a questo) e figata mostruosa. Faccio mea culpa se ancora non ho visto Drive e Only God Forgive, rimedierò a breve. Con questo Valhalla Rising, comunque, Refn si conferma essere un regista “particolare”. I suoi film danno tutta l’impressione di essere degli action movie, ma alla fine sono tutt’altro. Era così per Bronson e lo è soprattutto per Valhalla Rising.
Il film racconta la storia di un uomo muto e misterioso dalle impressionanti capacità di combattimento tenuto prigioniero da un gruppo di vichinghi, che lo costringono a lottare fino alla morte. Il guerriero però si liberà uccidendo i suoi aguzzini e risparmiando solo un bambino che negli anni di prigionia si era occupato di lui. Nel suo ritorno verso casa One-eye (nome datogli dal bambino) incontrerà dei cattolici e si unirà a loro per un viaggio verso la Terra Santa.
Nel film non mancano di certo le scene di azione, ma il vero centro del film è il viaggio. Per alcuni il viaggio verso la salvezza, per altri verso casa e per One-eye verso la vendetta. Ma il viaggio verso la vendetta del vichingo muto e senza un occhio diventa anche un viaggio di scoperta, quando passa dall’essere un uomo che vive per la vendetta a guida/padre del bambino che durante la prigionia lo ha nutrito.