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Valhalla Rising

Creato il 07 ottobre 2013 da Arpio

One Eye the slaveScarseggiano un po’ i bei film in uscita se non si conta Gravity (film dell’anno, cazzo!!), quindi ho deciso di dedicare un po’ di tempo a vedermi roba che la gente mi consiglia, ma che per un motivo o per un altro non ho mai avuto modo di recuperare e vedermi. Si inizia quindi con Valhalla Rising terzultimo film del regista che sta scalando la vetta dei best directors of all time a passa da gigante, Nicolas Winding Refn. E’ il secondo film di Refn che becco, il primo era Bronson (precedente di un anno a questo) e figata mostruosa. Faccio mea culpa se ancora non ho visto Drive e Only God Forgive, rimedierò a breve. Con questo Valhalla Rising, comunque, Refn si conferma essere un regista “particolare”. I suoi film danno tutta l’impressione di essere degli action movie, ma alla fine sono tutt’altro. Era così per Bronson e lo è soprattutto per Valhalla Rising.

Il film racconta la storia di un uomo muto e misterioso dalle impressionanti capacità di combattimento tenuto prigioniero da un gruppo di vichinghi,  che lo costringono a lottare fino alla morte. Il guerriero però si liberà uccidendo i suoi aguzzini e risparmiando solo un bambino che negli anni di prigionia si era occupato di lui. Nel suo ritorno verso casa One-eye (nome datogli dal bambino) incontrerà dei cattolici e si unirà a loro per un viaggio verso la Terra Santa.
Nel film non mancano di certo le scene di azione, ma il vero centro del film è il viaggio. Per alcuni il viaggio verso la salvezza, per altri verso casa e per One-eye verso la vendetta. Ma il viaggio verso la vendetta del vichingo muto e senza un occhio diventa anche un viaggio di scoperta, quando passa dall’essere un uomo che vive per la vendetta a guida/padre del bambino che durante la prigionia lo ha nutrito.

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Come in Bronson, Refn ci mostra la violenza vera ma sempre con stile e classe. Non mancano attimi di truculenza, ma sono temperati da un risvolto simbolico forte e non sempre messo in mostra. Durante tutto il film lo spettatore è pervaso da un senso di angoscia. Una fatica interiore dettata dalle inquadrature strette, dal silenzio che pervade tutta la pellicola interrotto a tratti da brevi conversazioni e dalla costante presenza di un alone di misticismo che ricopre One-eye. Refn crea un protagonista muto, che durante tutto il film non dice una parola se non per bocca del bambino. Tra i due si instaura un rapporto di comunicazione fatto di sguardi, perché le parole non servono.

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Valhalla Rising è un film che a molti potrà sembrare noioso, non lo nego, ma è un film che va preso con il suo tempo. Refn crea volutamente qualcosa di cinematograficamente snob, che ostenta il suo essere “cinema per pochi”, con un linguaggio difficile spesso criptico. Molti concetti probabilmente sfuggono anche al cinefilo più attento, quindi a me saranno sfuggiti una valanga, ma basta la poesia delle immagini e la grande interpretazione muta di Mads Mikkelsen, per rendersi conto del livello di questo film. Valhalla Rising non sarà mai considerato un cult con tutta probabilità e rimarrà nella zona underground, proprio per implicita volontà del suo autore.



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