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Valle Sacra

Da Cristina

Randagia nel mondo

Valle Sacra fai da te

Valle Sacra

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Tutte le escursioni sono state effettuate con Ayni Tours, porta 177 Plaza de Armas, lato frontale alla Cattedrale.

I prezzi e i servizi offerti sono simili in tutte le agenzie

City tour

Sacsayhuaman Qenqo Pukapukara Tambomachay

Pomeriggio dalle 14.00 alle 19.30

Costo 20 Sol

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Pisac (rovine e mercato in alcuni giorni)

Ollantaytambo

Chinchero

Costo 13 dollari, dalle 9.00 alle 19.30

Saline di Maras e Moray

Costo 30 Sol – Dalle 9.00 alle 14.30

7 Sol ingresso a Maras

Tutte le tariffe di ingresso ai luoghi indicati, eccetto Maras, sono comprese nel boleto turistico

Il lato negativo di queste escursioni è che si va tutti intruppati come pecore, e ci sono notevoli limitazioni temporali nelle permanenze ai vari siti, mentre invece nessuna fretta durante le soste all’esposizione artigianale di turno.

Il lato positivo è che, seppur velocemente, si riesce a vedere tutto. Se si dovesse andare coi mezzi propri, a meno che non sia un costoso taxi, si perderebbe un sacco di tempo coi colectivos, senza contare che essi, ad esempio, non portano sino alla rovine a Pisac, ma tocca scarpinare per parecchi km.

Il pranzo non è compreso, ci si ferma in un luogo convenzionato, dove si mangia a buffet con un costo sui 20/25 soles. Il tempo  disposizione è sempre molto ristretto e quindi, andando in altri ristoranti, si rischia di ritardare, per cui se non ci si vuole uniformare al gruppo è meglio portarsi dietro le proprie cibarie.

31 agosto

Maras e Moray

Il pulmino si ferma dapprima a Chinchero, in un centro tessile, dove ci vengono offerti mate di coca ed una dimostrazione su come si fabbricano tappeti usando un telaio tradizionale. Le donne indossano i vestiti tipici, con il curioso cappellino tondo e piatto. Penso che, seppur suggestivi e colorati, quelli visti in Oriente mi sembrano molto più eleganti, se non altro perché queste gonne di stoffa pesante ed arricciata ingoffano molto e di certo non slanciano le figure.

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Si procede, e si arriva a Moray.

Compro qui il mio boleto turistico, mentre altri che già lo posseggono se lo fanno soltanto timbrare.

Moray è un sito inca a forma di anfiteatro, costruito tuttavia per scopi agricoli, e non per l’intrattenimento.

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La particolare composizione del terreno ha permesso la coltivazione di piante che altrimenti patirebbero il freddo a queste altezze. Fra il primo e l’ultimo cerchio, inoltre, si registra una differenza di ben 15 gradi!

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Tenendoci tutti per mano, recitiamo una formula propiziatoria affinché Pachamama, la dea terra madre, ci protegga. All’uscita del sito, camminando lungo i bordi superiori del catino, si ammira un bellissimo paesaggio montuoso.

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Ultima tappa sono le saline di Maras, raggiunte zigzagando fra i tornanti di una stradina spettacolare che costeggia uno strapiombo pauroso, all’interno di una specie di gola. I contrasti fra colori sono stupefacenti, tuttavia ci vengono lasciati soltanto 10 minuti di libertà per foto e passeggiare.

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Trascorsi questi, ubbidiente, seppur a malincuore, ritorno docile al pulman, seguendo il richiamo della guida che si sta sgolando per radunare tutti.

Inizio a sperimentare che la fama di ritardatario di cui gode il popolo sudamericano, di cui sinora avevo soltanto sentito parlare fra battute e libri di Sepulveda, è proprio un dato di fatto.

Nelle varie escursioni ho notato che gli italiani sono sempre raggruppati con spagnoli e sudamericani, principalmente cileni, argentini, e brasiliani. Penso per un problema di lingua. Gli argentini girano con thermos e coppa tradizionale di legno e peltro per sorseggiare ovunque il loro mate. E’ molto difficile trovare sudamericani in Asia, dove bazzico di solito, e quindi non mi era quasi mai capitato prima di parlarci. Mi piacciono tantissimo, sono estroversi ed affettuosi, ma perennemente in ritardo! Infatti, mentre sto già lì da un pezzo, ed ho avuto tempo di mangiare e andare in bagno, questi tranquilli come pasque se ne arrivano, e la guida non li cazzia nemmeno. Ah sì?? Bene, allora prossimamente farò come loro. A dire il vero mi era già venuto in mente di disubbidire, ma temevo di essere abbandonata a me stessa. Visto che questo non succede, allora mi accoderò a loro per farmi gli affari miei.

1/9

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Partenza teorica alle 9.00 ma non rispettata perché ci sono ritardatari. Di che nazionalità? Indovinate un po’!!  

Dapprima ci fermiamo in una specie di mercato in mezzo al nulla, non si tratta di un mercato tradizionale, come pensavo, bensì di un’accozzaglia di bancarelle di souvenirs , separate da pareti di lamiera. I prezzi comunque sono più convenienti che a Cusco.

Giungiamo quindi a Pisac, dove veniamo dapprima trattenuti in un laboratorio dove si lavora l’argento. Vorrei squagliarmi già da subito, visto che ho capito dove si trova il mercato per cui la città va famosa, ma rimango, un po’ per educazione ed un po’ perché incuriosita dalla spiegazione su come fare a distinguere l’argento vero da quello falso.

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Per esplorare questo mercato ci viene lasciata mezz’ora, il pulman non aspetterà i ritardatari, che recupererà al ritorno dalle rovine. Anche qui ci sono molti souvenirs, ma quelli neanche li guardo, e subito mi fiondo nella zona dove fa acquisti la gente del luogo.

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 La giornata è limpida, ed una luce eccezionale illumina i coloratissimi cumuli di frutta e verdura, ed i contenitori di pigmenti usati per tingere le stoffe.

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Molte donne indossano il caratteristico copricapo, una specie di fazzoletto adagiato sulla testa.

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La visita alle rovine, che si trovano sulla sommità di una collina divise in vari settori, è un tour de force.

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Dopo la spiegazione che la guida ci dà all’ingresso raccontando dettagli sulle origini del sito, ci viene generosamente concessa una mezz’ora per salire in cima, al tempio del sole, guardando nel frattempo anche tutto il resto.

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E’ ovvio che uno potrebbe anche non andarci, e starsene beato al sole, però la maggior parte della gente vuole vedere il più possibile, senza contare il percorso un po’ labirintico, ed insomma…. è un po’ una corsa…

 

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Anche qui i fianchi della collina sono lavorati a terrazze, come a Moray.

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Il cielo è meraviglioso.

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Si pranza a Urubamba. Io mi sono portata dei panini.

Ollantaytambo è il luogo di maggior richiamo, le sue attrattive giustificano un pernottamento, ed infatti vi sono parecchi bed and breakfast. Visitiamo di corsa le rovine, arrancando dietro alla nostra guida sui terrazzamenti sino al tempio del sole, una serie di monoliti disposti in verticale.

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Scorgo sulla montagna di fronte delle costruzioni particolari,

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sono depositi di granaglie.

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Accanto ad essi, uno spuntone di roccia prende sembianze umane.  

http://www.ollantaytambo.org/en/

Rientro a malincuore, ma non troppo, visto che domani ho in programma di ritornare qui.

La visita a Chinchero si svolge che è già notte. La piazza è illuminata, e ci dedichiamo soprattutto agli interni della chiesa, ma sono un po’ dispiaciuta di tutta questa fretta.

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2/9

Ritorno a Ollantaytambo in minivan (45 Sol andata/ritorno), oggi pomeriggio alle 16.39 ho il treno per Aguascalientes.

http://incarail.com/

Il minivan mi lascia alle biglietterie ferroviarie. Perù Rail la fa da padrone, ha una biglietteria degna di questo nome, rimessa per i bagagli, panche per l’attesa. Inca Rail è soltanto un gabbiotto, e nessuno dentro. Dopo un po’ se ne arriva l’impiegato, che era a pranzo, e mi permette di lasciare il bagaglio nell’ufficio sino alla partenza del treno. Sono così libera di girare senza pesi (il grosso l’ho già comunque lasciato in albergo a Cusco). La strada accanto al fiume è costeggiata da aiuole con bellissimi fiori

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Consiglio di visitare le rovine verso l’ora di pranzo, perché c’è pochissima gente. Io non posso più rientrare, perché ormai il mio boleto è stato timbrato, quindi mi accontento di sbirciare e fare qualche foto.

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Mi faccio poi un giro per le viuzze dove non c’è nessuno,

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a parte bimbi che giocano, e mi fermo a pranzo al Ristorante Sumac Mijuna Wasi 7 Sol. Piena come un uovo, sotto un sole cocente, chiedo informazioni su dove sia il sentiero per salire ai granai di Pinkujlluna, che sono quelle costruzioni che avevo adocchiato ieri.

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Un cartello all’imbocco avvisa che si tratta di una salita pericolosa.

 

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E’ gratis, ma dopo qualche gradino incontro un tizio che si spaccia per guida, mi chiede soldi, e visto il mio rifiuto, mi mette in guardia avvisandomi di stare attenta a dove metto i piedi. In effetti, mi rendo conto che il cartello non esagerava.

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Vista dal Pinkujlluna

Arrivo al primo gruppo di costruzioni, indicato nella foto dalla freccia nera, vedo che la via più diretta è stretta, ripidissima, senza argini o altro cui appigliarsi.

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Tenendo conto che sono sola, penso che sia meglio non strafare. Decido quindi di raggiungere altre costruzioni dalla parte opposta (freccia rossa). Sono sola, che bello! Queste meraviglie sono tutte per me!

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Mentre mi riposo, scorgo alcune donne che scendono dai granai seguendo una via più lunga e più agevole da un altro versante, che dove ero prima non si vedeva (freccia verde)

Credo che però sia troppo tardi, e non voglio perdere il treno. Scendo quindi in paese, faccio un giro nella piazza.

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Poi con calma vado a recuperare i bagagli, e mi accomodo in stazione in attesa del treno. Credo proprio che valga la pena pernottare ad Ollataytambo, e lo consiglio caldamente!

La stazione ha due bar e due ampi bagni, che sono i più belli e puliti che abbia mai visto. Il treno arriva e parte puntuale, e ci mancherebbe, con quello che costa. A bordo vengono offerte bevande calde. C’è gente che si porta dietro di tutto, quindi le rastrelliere poste ad inizio vagone non sono sufficienti, e l’eccedente viene sistemato come si può sotto i sedili. Anche le sedute sono abbastanza ristrette.

Per Aguascalientes e Machu Picchu c’è l’articolo apposito

5/9

Sacsayhuaman Tambomachay Pukapukara Qenqo 

Il tour comprenderebbe anche il Corichanka, ma poiché già l’ho visitato per conto mio il giorno prima (ingresso 10 Sol, andateci ne vale veramente la pena, come già ho detto nell’articolo dedicato a Cusco), lo salto e mi unisco dopo al resto del gruppo. Guida e turisti sono i più allegri e simpatici che sinora siano capitati.

L’assistente di Ayni Tours aspetta con me il bus per assicurarsi che mi raccolga, e nel frattempo parliamo del più e del meno, lei è molto interessata alla crisi che sta attanagliando la UE. Mi deprimo un po’ tuttavia non appena salgo a bordo del pulman il morale si risolleva. Peccato solo per il tempo, uno splendido primo pomeriggio soleggiato a poco a poco si annuvola, e quando giungiamo a Sacsayhuaman, che è poco fuori città, sono grata a me stessa per aver pensato di portarmi dietro il piumino. Il sito è molto esteso, ma la nostra visita è veloce come un lampo.

Sacsayhuaman era principalmente un centro cerimoniale, anche se i conquistadores pensarono che fosse una fortezza per via delle imponenti mura.

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I massi che le costituiscono sono giganteschi, e perfettamente combacianti uno con l’altro, tanto che neppure una lamina di coltello potrebbe infilarsi.

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Proseguiamo per Tambomachay, una serie di fonti e canali d’acqua che scorrono da un terrazzamento all’altro.

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Puka Pukara è una specie di fortezza da dove vedo un bel tramonto,

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ed infine Qenqo, che era un luogo dedicato alle mummificazioni. Camminiamo in passaggi angusti in mezzo ad alti monoliti e ci infiliamo in una grotta, il percorso è breve e non riesco a vedere nulla perché c’è buio ed una calca enorme.

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Solita sosta ad un centro artigianale dove, anziché fare compere, mi intrattengo con un simpaticissimo ragazzo coreano che sta facendo il giro dell’America del sud, e che mi racconta di essere stato derubato di tutto in Bolivia, paese in cui invece mi sono sentita neanche lontanamente minacciata nel mio senso di sicurezza.

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Cusco all’imbrunire

Rientriamo a Cusco verso le 19.30. Il coreano, prima di scendere, mi regala una spilletta con la bandiera del suo paese. Vado a cena con alcune persone conosciute nell’escursione.

Domani purtroppo ho l’aereo per Lima

 

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