Ho notato nel primo incontro dei sei previsti per la campagna referendaria che i tre invitati per il NO non avevano uno straccio di appunti in mano. Dopotutto le loro dichiarazioni sono così povere di informazioni scientifiche e così monotamente ripetitive che un pro memoria non risulta necessario. Infatti, tutti e tre i presenti sono stati spesso invitati a proseguire perché esaurivano gli argomenti prima dello scadere dei due minuti a disposizione. Esordisce Sudano con la solita nenia: noi non ne facciamo una questione politica e ideologica, ma tecnica… il resto è noia. Scegliere, se usare un pirogassificatore o un trattamento a freddo o, ancor meglio, potenziare la raccolta differenziata è questione ideologica? Secondo me è una questione tecnica che deve essere scelta dai cittadini. Ma è qui il punto cruciale: i cittadini. La “quasi avvocato”, che per incanto viene presentata come avvocato, Valeria Casali di Fédération, con una smorfietta che le piega il labbro, dice che il referendum è inutile in quanto il loro elettorato è efficacemente rappresentato. Uhaa uhaaa uhaaaa, efficientemente rappresentato? Ma se è un partito che pur predicando l’autonomia e, per ultimo, l’indipendenza ha esponenti che non riescono neppure a superare l’esame di francese! Uhaa uhaaa! Ma andiamo avanti. La Fédération, dice la Casali, è contro anche per i costi del referendum che pesano sui costi delle amministrazioni… e i costi degli stipendi e dei vitalizi dei numerosi consiglieri e assessori e presidenti non pesano anch’essi sulle spalle dei cittadini? E gli sprechi che minacciano a ragione l’autonomia non sono costi che hanno succhiato ingenti fondi pubblici? Solo quelli della volontà popolare sono costi che non devono essere sostenuti? I politici del centrodestra dicono di sì. La cosa interessante e che svela la vera preoccupazione di quelli del NO è quella che inconsapevolmente viene fuori dalla bocca schifata della Valeria: il referedum può mettere in crisi la volontà della maggioranza al governo e quindi anche il suo partito. E poi sarebbero quelli del SI che la mettono in politica? Ma andiamo avanti. Mauro Papagni del PdL preme il tasto dell’emergenza e punta il dito contro la discarica che guarda caso è stata gestita da una buona parte di questa maggioranza e sui rifiuti indifferenziati che vengono prodotti in Valle. Come se questi ultimi piovessero dal cielo e non fossero l’effetto di una politica deficitaria e superficiale. Non avendo argomenti da aggiungere Mauro termina con largo anticipo, più di trenta secondi, dicendo che tutta la fatica svolta dalle numerose associazioni che compongono il Comitato del SI è una manovra politica. Ettepareva! Concludo le mie impressioni: quelli del NO non hanno un cazzo da dire tanto che terminano sempre con largo anticipo; quelli del SI devono essere stoppati dalle troppe argomentazioni. Traete voi le debite considerazioni.