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Nell’immaginario di chi, come me, è nato alle porte degli anni ‘90 e ama l‘arte in gran parte delle sue forme, il 900 è come un grande cassettone di nostalgiche fotografie di cui avremmo voluto far parte. Con la fantasia ho viaggiato avanti e indietro per questo secolo breve immaginando di vivere in altri decenni. La musica, in questo mio vagabondare mentale, è sempre stata una favolosa bussola, capace, in qualche modo, di identificare ogni epoca. Sono cresciuto con il mito del Rock ‘n’ Roll, con il Cd di Blonde on Blonde che si consumava a furia di suonare, con gli Who, I Rolling Stones e i Beatles. Giovane Beat 2.0, sfrecciavo con la fantasia da New York a Frisco, come Sal e Dean in On the Road. In seguito mi sono addentrato negli anni 70’, il rock che si fa folle psichedelia, poi il progressive, che lo rende più intellettuale e artificioso. Gli ’80, l’epoca dei miei genitori, quella che per me è sempre stata “il tempo della disco music”, perché è così che loro me l’hanno sempre raccontata, prima di conoscere per mio conto la new wave, il punk, l’hardcore fino alle deflagranti distorsioni dei Sonic Youth e a tutto quello che viene dopo e che, almeno un po’, ho vissuto. Ho spesso visto il presente come un pantano e un’epoca noiosa. Mi sono guardato indietro molte volte, idealizzando il passato e tralasciando, malamente, quello che di interessante mi succedeva intorno. E’ sempre importante ricordarsi che questo è un errore e il 2013 ci offre un occasione in più per farlo, riportando alla nostra attenzione una vicenda di grande spessore creativo e di forte presa di coscienza sul proprio tempo. Iniziata nell’83, conclusasi nell’90 e rifiorita proprio quest’anno. Sto parlando della reunion di Igort, Brolli, Mattotti, Carpinteri, Jori e Kramsky, i ragazzi di Valvoline Motorcomics.Viaggiamo con la mente e andiamo all’83, in una Bologna post-movimento studentesco e fucina di sperimentazioni. In quel tempo, di cui sappiamo poco, spesso considerato come superficiale e glitterato, i Valvoline, si sentono come i futuristi. Sono un movimento d’avanguardia, vogliono rompere con il passato e rivoluzionare il mondo del fumetto e delle arti visive: “Come i ragazzi di via Panisperna non avevano scelta. O la bomba atomica o Valvoline” dichiara Igort.
Consumate le ideologie dei ‘60-’70, i Valvoline rivendicano il diritto di rompere, riassemblare e stravolgere il senso di quello che era stato. La loro produzione segue il rock ‘n’ roll forsennato dei Ramones e il rancido punk dei Sex Pistol, c’è voglia di decostruire, di non crogiolarsi nel ricordo e nel revival del passato, di ritrovare un primitivismo energico, sincero, duro, contro i viaggi astratti della psichedelia e gli artifici del progressive. Come il movimento Cyberpuk, che, negli stessi anni, aveva unito Hight Tech e Pop underground, i Valvoline amano le contaminazioni, si ibridano con l’arte contemporanea e ne fanno parte. Le loro opere richiamano i movimenti artistici degli anni ’20 e contemporaneamente guardano alla televisione, alle nuove tecnologie, al cinema, all’architettura, al design e alla letteratura, anticipando l’esplosione della Graphic Novel e cambiando il modo di narrare per immagini.Trent’anni dopo la prima esperienza Valvoline Motorcomics, il rientro è in grande stile. Già in vendita “Doctor Nefasto” di Mattotti, “Polsi Sottili” di Carpinteri e tra poco sarà disponibile anche “Sinfonia a Bombay”, rivisitate e edite dalla Cononino Press di cui Igort è direttore.
Il passato non si può rinnegare, ci sono cose che ci hanno segnato e ci rimarranno per sempre dentro. Tuttavia non si deve guardare indietro con nostalgia e al presente solo con nichilistica disperazione. I ragazzi di Valvoline ci hanno insegnato che si può prendere il mondo, distruggerlo con forza e ricostruirlo, e questa reunion può essere una bella occasione per tenerlo a mente.
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