The Space Vampires è forse il più famoso romanzo di Colin Wilson, singolare autore britannico, molto prolifico tra gli anni ’60 e ’80.
In Italia – ma questa storia l’avete già sentita altre volte – è stato tradotto poco e male. Peccato, perché mr. Wilson era assai versatile, molto colto e spesso provocatorio, nel proporre anche della saggistica di argomenti che andavano dalla metafisica all’occultismo. Tematiche, queste, che poi ricorrevano anche nelle sue opere di narrativa pura, compreso The Space Vampires, di cui parliamo oggi.
Qiesto è il romanzo da cui è stato tratto un film abbastanza noto a chi è stato adolescente negli anni ’80, Lifeforce, anche se esso si discosta talmente tanto dallo stile del libro che Wilson l’ha definito “una delle trasposizioni cinematografiche più brutte di tutti i tempi“.
Mica poco, eh.
Nel XXI secolo la civiltà umana farà una scoperta sensazionale. Infatti la navicella spaziale Hermes, durante il suo viaggio per lo studio degli asteroidi, incontrerà un oggetto non identificato: un’enorme astronave all’apparenza abbandonata.
Durante la prima esplorazione del relitto spaziale, l’equipaggio della Hermes viene a contatto con una tecnologia sconosciuta, ma soprattutto incontra 30 corpi umani in apparente stato comatoso. Com’è possibile che degli umani si trovino in un’astronave aliena sperduta nello spazio?
La Hermes riporta tre di quegli umani sulla terra, fra lo stupore generale, mentre fama e gloria attendono l’equipaggio. Ma Carlsen, il comandante della spedizione, non si potrà godere a lungo la fama.Infatti un giornalista troppo curioso vuole studiare più a fondo uno dei tre umani dello spazio, una donna molto bella. Ma appena il giornalista ghermisce la donna, questa si sveglia dal suo stato di incoscienza, e lo afferra: quando Carlsen entra nella stanza trova il povero giornalista sdraiato a terra, morto e… essiccato.
Si scopre infatti che i tre umani hanno il potere di “succhiare” l’energia vitale dagli esseri viventi, ed anche di passare di corpo in corpo. Non solo Carlsen dovrà fermare i tre pseudo-umani, ma dovrà andare alle origini del vampirismo per capire come affrontarli e distruggerli.
Questa è la trama essenziale, in un riassunto tratto da Wikipedia Italia.
Anche se non emerge dalla sinossi, il romanzo ha anche degli echi lovecraftiani, adattati a una trama che si occupa (almeno inizialmente) di esplorazione spaziale. Questo si evince per esempio dalla nave aliena, lunga ottanta chilometri (!) e dotata di un’architettura tanto magnifica quanto incomprensibile e disturbante. Più che un velivolo interstellare ricorda una sorta di cattedrale deserta e in grado di attraversare le dimensioni del creato.
Non solo: i “vampiri” che la abitano, e che vengono incautamente riportati sulla Terra, non sono creature soprannaturali, bensì alieni la cui razza ha già calcato il suo del nostro pianeta, millenni fa.
Il romanzo richiama poi a tematiche borderline, tra cui il vampirismo energetico e sessuale, lo scambio e la fusione mentale e molto altro ancora.
Forse non è un capolavoro del fanta-horror, ma è sicuramente un punto di vista originale sulla figura dei vampiri, lontano anni luce dalla concezione odierna di questi mostri, oramai svenduti un tanto al kg ai lettori di paranormal romance.
La versione cinematografica, Lifeforce, gode della regia di un esperto in materia come Tobe Hooper e ha nel cast degli attori notevoli quali Patrick Stewart e Mathilda May, la “space girl”, che riesce a donare all’intera pellicola un’atmosfera erotica potentissima.
Il film si discosta dalle atmosfere goticheggianti e lovecraftiane del romanzo di Wilson, prendendo la strada della zombie apocalypse con variante fantascientifica. Rivisto col senno di poi Lifeforce (Space Vampires, in italiano) è meno suggestivo di come lo ricordavo, tuttavia merita per le atmosfere e per alcune trovate azzeccate.
Nel bene e nel male non fanno più film di questo tipo.
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(A.G. – Follow me on Twitter)