Giuseppe Bombaci
«Amo gli artisti che hanno in sé, contemporaneamente, il senso della precarietà della morte e dell’eterno».di Vanessa Viscogliosi (1) RACCONTACI I TUOI INIZI. Mi chiamo Giuseppe Bombaci, per gli amici Peppe e per mio nipote Giuseppe Da Milano (un po’ d’ironia fa bene). Sono nato a Siracusa il 13 settembre 1978 e da subito grazie alla mia famiglia sono entrato in contatto con degli artisti interessanti che a un primo momento mi hanno turbato e incuriosito allo stesso modo. Due esempi, Francesco Giudice, che mi ha istruito sull’arte plastica e Alfredo Romano, mio docente di pittura che invece è diventato una sorta di mentore a cui sono tuttora debitore nonostante io usi un linguaggio distante dal suo ma credo nello stesso tempo affine. Nel 1997 mi sono trasferito prima nella città di Firenze, per circa tre mesi, e poi nella città di Milano, per frequentare Brera, dove ancora all’epoca si trovavano artisti che potevano offrirti delle soluzioni vere. Fra questi mi viene da citare Giuseppe Maraniello e Marco Cingolani, che ho assistito nel suo studio, e che nello stesso tempo sono state ottime persone e artisti con cui scambiare e dibattere sulla pittura, che da sempre è stato il mio vero interesse. (2) C’È STATO UN MOMENTO CHIAVE NELLA TUA FORMAZIONE? Ci sono stati molti momenti chiave nella mia formazione, ma di sicuro uno fra i più importanti l’incontro con Alfredo Romano nel suo studio e con Giuseppe Maraniello. Ma anche l’incontro con la realtà contemporanea della città di Milano che ancora in quel periodo era di grande qualità e dava parecchio... Devo dire che prima il mio lavoro si nutriva sia di una memoria storica sia di un immaginario pop fatto di installazioni e incappucciati buffi e amorfi, che per le prime volte si son mosse in una galleria sperimentale “L’interno e DUM DUM”, con una mostra curata da un giovane Luca Beatrice e da Alberto Zanchetta. Tornato per un anno in Sicilia entrai in contatto con la realtà del "gruppo dei giovani pittori di Scicli" e con altri giovani autori, che in un certo senso mi spinsero a una visione pittorica, cioè a un’arte fatta dagli strumenti classici della pittura… penso che questi siano stati momenti importanti e imprescindibili che hanno creato in me più modi di percepire l’arte. (3) QUALI ARTISTI HAI AMATO O TI HANNO SEGNATO MAGGIORMENTE? Sono tanti gli artisti che ho amato, tra cui i grandi del passato come Antonello Da Messina, Jusepe Ribera, Diego Velasquez, Mimmo Paladino, Gino De Dominicis, ma anche Alfredo Romano e Antonio Lopez Garcia. Tutti artisti (per citarne solo alcuni) che hanno in sé, contemporaneamente, il senso della precarietà della morte e dell’eterno. Ma gli artisti che più ho amato e amo sono quelli con cui quotidianamente scambio idee come Claudio Cavallaro, Sebastiano Mortellaro, Davide Bramante e i giovanissimi Marco Marchisio e Sara Petrolito. (4) COME DESCRIVERESTI LA TUA RICERCA? La mia ricerca artistica, o meglio la mia poetica, è fatta di molte cose che mi affascinano, come le immagini passate, o presenti, che in un certo senso faccio rivivere in un “non tempo”,“praticamente subisco il fascino della figura”; essa diventa un pretesto su cui operare e intervenire per renderla eterna. Spesso in passato ho dipinto interi quadri per poi distruggerli pittoricamente, attraverso la figura celata che diventava “apparizione” o all’inserimento di forme che appartenevano a un universo simbolico quotidiano “proprio per portare all’interno dell’opera la sacralità del quotidiano”. Questi simboli a un certo punto sono diventate “lucciole” punti bianchi, che creavano e creano mappe e coordinate segrete, ma allo stesso tempo punti su cui ogni osservatore deve fermarsi per riflettere sull’opera (in quanto esse sono la vera opera) (quindi un lavoro fatto di assenze). Dopo un periodo di crisi ho rimesso tutto in discussione e ho dato più spazio a modelli di bellezza e di potere per me eterni, pulendoli da ulteriori significati per lasciare spazio a una visione più lontana e misteriosa, che viene ancor più esasperata dall’inserimento di forme solide e coloratissime, e che a volte diventano tridimensionli vivendo in un vero e proprio spazio fisico. Credo che ogni lavoro abbia una propria vita e un proprio vissuto. Non può diventare ripetizione perché rischia di diventare solo fenomeno di mercato. Una tela appesa in una galleria o in un museo ha una sua vita proprio al di là di ogni connotazione/significato che le ha dato l’autore. (5) CHE RESPONSABILITÀ HA OGGI UN ARTISTA? La responsabilità di un’artista o pittore, oggi come oggi, è più importante di qualsiasi altra cosa, forse proprio per il periodo storico che stiamo attraversando. L’artista ha il dovere morale di fare arte vera, significativa, forte, che vada al di là dei mezzi espressivi, che siano pittura, video, scultura, o fotografia. L’artista deve creare un’arte che faccia interrogare lo spettatore, l'uomo. Sono totalmente contrario ai fenomeni di pittura fatta per pura moda o per puro mercato. Purtroppo mi capita spesso di vedere nelle mostre nomi diversi ma lavori uguali... Sarà l’incertezza del tempo o la sicurezza del mercato? Credo che l’arte sia altro. (6) UNA RIFLESSIONE SULL’ARTE CONTEMPORANEA IN SICILIA E SULL’ARTE IN GENERE. L’arte contemporanea in Sicilia credo sia di grande qualità, anzi ne sono convinto. Ancora non è vincolata da un mercato assillante e paralizzante, diciamo che molti giovani ancora riescono a sperimentare e a usare molti linguaggi con grande senso critico e capacita tecnica (una non si può separare dall’altra). Sono nati e continuano a nascere molti spazi interessanti basta guardare le realtà di alcune città come Catania e Palermo o alcuni paesi iblei. Sinceramente credo anche che i nostri nomi possano supportare anche un peso internazionale... per citarne due o tre a caso Claudio Cavallaro e Sebastiano Mortellaro. In poche parole la mia terra ha grande possibilità, deve solo usarle. (7) PROGETTI ATTUALI E PROSSIMI PROGRAMMI. Sto lavorando a una nuova serie di dipinti di grandi e piccole dimensioni che coesistano con lo spazio, che diventa installazione, o con elementi che diventano sculture... esse come già citato si spingono su un’idea di bellezza lontana e vicina, dove antico e presente coesistono in una dimensione unica. Sono tornato a lavorare sull’idea di “site specific” e sto studiando qualche variante fotografica proprio per una questione poetica. Nel mese di gennaio presenterò in uno spazio privato, a Nizza, una serie di fotografie dipinte. È in programma una mostra curata da Alberto Agazzani in una galleria italiana e sono in fase di organizzazione progetti in Sicilia e fuori dall'Italia. Nel frattempo continuano le collaborazioni con la Galleria Bongiovanni di Bologna e con Arte San Lorenzo di Pisa. Giuseppe Bombaci è nato a Siracusa nel 1978. Vive e lavora ad Abbiategrasso (MI).