Vangelo del 28 Febbraio 2013

Creato il 20 febbraio 2013 da Lory663

Salmi 1,1-2.3.4.6. 
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31. 

C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Meditazione del giorno  Isacco di Siria (VII secolo), monaco nella regione di Mossul, santo delle Chiese ortodosse  Discorsi ascetici, prima parte, 84
« Questa fiamma mi tortura »
Per parte mia, ritengo che coloro che sono in inferno sono tormentati dai colpi dell'amore. Cosa c'è infatti di più amaro e più violento dei tormenti dell'amore ? Coloro che sanno di aver peccato contro l'amore, portano in sé una condanna ben più grande di tutti i castighi più temuti. La sofferenza suscitata nel cuore dal peccato contro l'amore è più lacerante di ogni altro tormento.
È assurdo pensare che i peccatori in inferno sono privati dell'amore di Dio. L'amore è figlio della conoscenza della verità, la quale, stando a quel che tutti dicono, viene data senza riserve. Con la sua stessa potenza, l'amore agisce in due modi. Tormenta i peccatori, come succede quaggiù ad un amico di tormentare il suo amico. E rallegra in lui coloro che hanno custodito quello che occorreva. Questo è, secondo me, il tormento dell'inferno : il rammarico. Lassù invece, le anime sono nell'ebbrezza delle delizie.


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