TUTTI I FEDELI DEFUNTI
La commemorazione dei fedeli defunti al 2 novembre ebbe origine net sec. X nel monastero benedettino di Cluny. Papa Benedetto XV, al tempo della prima guerra mondiale, giunse a concedere a ogni sacerdote la facoltà di celebrare «tre messe» in questo giorno.
I Messa
Antifona d'Ingresso Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita.
Prima Lettura Gb 19,1.23-27a
Io lo so che il mio Redentore è vivo.
Dal libro di Giobbe
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 26
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda Lettura Rm 5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
+ Vangelo di Giovanni Gv 6,37-40
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
O M E L I A
a cura di
Qumran2.net
Monaci Benedettini Silvestrini
"La beata speranza della Risurrezione"
La vicinanza fra la festa dei Santi e la Commemorazione dei defunti ci ricorda nell'insieme la verità misteriosa della vita eterna, e la fede è un tentativo di poter guardare oltre quel limite. Un cristiano accoglie e sente la morte con speranza. La sua fede in Gesù risorto gli dà la sicurezza che morire non è una disfatta irreparabile, ma il passaggio alla condizione gloriosa con il suo Signore. "Colui che viene a me, non lo respingerò". Non siamo degli estranei per Dio, ma figli, eredi, destinati a condividere la risurrezione di Gesù, della quale già ci è dato il pegno col dono dello Spirito Santo. "E' questa la volontà di colui che mi ha mandato, che non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno". E' nella luce della Pasqua di Gesù che oggi ricordiamo i nostri defunti, quelli vicini per familiarità e amicizia e quelli lontani, che pure sono morti nel Signore. Li affidiamo tutti alla bontà del Signore, che per loro ha versato il suo sangue sulla croce ed è risorto da morte. La loro eterna salvezza sta a cuore a noi, ma soprattutto sta a cuore a Gesù Cristo. Ne costituisce l'essenza della sua incarnazione: "Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo," e ancora: "non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". Vero centro di questo brano di Vangelo è la volontà di Dio, al cui adempimento, la missione di Gesù è completamente orientata. Il pensiero dei defunti è un salutare richiamo per noi vivi a misurare la fragilità e il rapido flusso delle cose, delle persone e degli avvenimenti, a non crederci, praticamente eterni, a maturare la sapienza del cuore, a compiere opere buone finché è giorno. Poi là, canteremo a Dio nella comunione dei Santi: "Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti. Chi non temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno dinanzi a te".
II Messa
L’eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Prima Lettura Is 25,6a.7-9
Il Signore eliminerà la morte per sempre.
Dal libro del profeta Isaìa
In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
Chi spera in te, Signore, non resta deluso.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.
Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
Seconda Lettura Rm 8,14-23
Aspettiamo la redenzione del nostro corpo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Venite, benedetti del Padre mio.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
O M E L I A
a cura di
Qumran2.net
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Commento Matteo 25,31-46
Una liturgia, quella di oggi, carica di speranza, e che, senza nulla togliere alla drammaticità della morte, ci parla di pienezza di vita, a partire dal passo del profeta Isaia, per concludersi col Vangelo, che è un invito a preparare, già nel tempo, l'ingresso nella vita eterna: l'indistruttibile, felice comunione con Dio, in Cristo.
La commemorazione solenne di tutti i defunti è una festa antica, nata nel lontano medioevo in ambiente monastico, là, dove il ricordo di chi ci ha preceduto è tenuto vivo, ogni giorno, con la preghiera di suffragio, che, in alcuni periodi si fa più intensa e prolungata.
Questa di oggi, è anche una giornata di preghiera molto sentita da molti, che la solennizzano, in modo particolare, con la visita ai cimiteri, quei giardini che accolgono il dolore e la speranza di tutti: speranza di una vita oltre il silenzio di quelle tombe, che conservano la memoria di chi, un giorno, è stato tra noi, ed ora è altrove, e noi crediamo, appunto, con Dio nella pienezza della gioia, liberi, ormai, da ogni dolore e paura.
Già nel passo del profeta Isaia, possiamo cogliere il senso profondo di quella che sarà la speranza portataci, nella pienezza dei tempi, dal Figlio di Dio, il Cristo Redentore.
"Preparerà il Signore degli eserciti, per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. "; così recita il testo del Profeta, introducendo accanto al simbolo del monte, che richiama le altezze cui Dio ci chiama, anche quello del banchetto, che evoca gioia condivisa e comunione, come troveremo poi nelle parabole di Gesù, attraverso le quali, ci vien rivelato l'amore del Padre ricco di misericordia, che chiama a sé tutti gli uomini (Mt. 22), anche i più lontani e distratti.
Il monte, di cui Isaia parla, è il segno altissimo della visione di Dio, che darà piena felicità, al termine del lungo travaglio della vita, ad ogni uomo che desideri incontrarlo: " Dio, continua il Profeta, strapperà, su questo monte, il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre, che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore, Dio asciugherà le lacrime su ogni volto...".
E' la speranza più bella, l'unica consolazione, che aiuti a superare il freddo silenzio della morte, la separazione inesorabile dalle persone più care, che non dobbiamo ricordare nella loro tragica immobilità, ma vive, in Dio, e circondante dal suo amore.
Ed è, in vista di una tale speranza, che il Salmista ci esorta a pregare con queste parole:
" Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.
perdona tutti i miei peccati.
Proteggimi, dammi salvezza;
perché in te ho sperato." (sl. 24)
E', dunque, la speranza l'unico sostegno nel tormentato cammino della vita, la luce che dà senso anche all'esistenza più difficile ed amara, che dà senso e respiro, non solo al singolo, ma all'intera storia umana, pur se essa attraversa periodi di buio, e le forze del male sembrano prevalere con violenza inesorabile; neppure in questo caso la Storia è, di fatto, abbandonata al caos della irrazionalità, che sembra solo distruggere e seminare dolore, perché, sempre, misteriosamente, ma realmente essa procede, attratta dal suo fine, che è l'amore sapiente di Dio, il quale, pazientemente attende ed opera salvezza, anche quando i nostri occhi non vedono e la mente stenta a comprendere.
Tutto il travaglio della Storia, col suo carico di dolore e di angoscia ha una sua logica profonda che, giustamente, Paolo assomiglia ad un parto cui tutta la creazione partecipa, animata dalla speranza imbattibile della definitiva liberazione per i meriti di Cristo il Figlio di Dio Redentore: " La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; scrive l'Apostolo, essa, infatti, è stata sottomessa alla caducità, non per suo volere, ma per volere di colui che l' ha sottomessa, e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene, infatti, che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma, anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente, aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo".
L'attesa della liberazione definitiva e del godimento di ciò che, " occhio non vide, né orecchio udì, né mai è entrato in cuore d'uomo", come scrive, ancora, Paolo ( I Cor.2,9), non può, tuttavia, essere inerte e inoperosa, e il passo del vangelo di oggi lo ricorda a tutti, anche, a quanti ancora non credono esplicitamente in Cristo, ma, tuttavia, vivono una vita moralmente ed eticamente buona, operando il bene in favore dei più deboli e poveri.
" Venite, benedetti del Padre mio, dirà il Signore, quando verrà come giudice della Storia, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo."
E benedetti, sono quanti si sono piegati sul bisogno, fisico o morale, del prossimo, chiunque esso sia, e a qualunque cultura, fede, o popolo appartenga, saziando la fame di chi è privo del necessario nutrimento, o la sete, di chi è privo di risorse d'acqua, vestendo il povero, o consolando chi soffre, nella malattia o nella vergogna del carcere.
Ed è bello leggere lo stupore di quei " benedetti", che non si sono accorti, nella loro semplicità e generosità, di aver incontrato, negli emarginati della vita, Cristo Gesù, il quale non disdegna di identificarsi anche nel delinquente, che sconta la sua pena:" ero carcerato, e siete venuti a visitarmi", afferma il Signore.
E lo stupore, di cui il Vangelo parla, dà nuovo slancio alla certezza, che là, dove opera l'amore, è presente il Cristo Redentore, che si rivelerà, forse, solo alla fine, ma, sempre, trasformerà il freddo della morte nello splendore della vita eterna.
Un' autentica festa, dunque, questa della Commemorazione di tutti i defunti, che ci conduce alla contemplazione del Mistero stesso della vita, che è, sì, attraversata dal dolore e dall'angoscia della morte fisica, ma che, proprio attraverso questa esperienza drammatica, ci assimila al Figlio di Dio
" fatto obbediente fino alla morte", la quale non è la realtà ultima, ma solo il penultimo traguardo dell'esistenza umana, destinata a vivere in eterno nella comunione di quell'Amore che è Dio stesso.(I Gv. 4,16)
L'amore, principio e fine dell'esistenza è, dunque, la scelta fondamentale che l'uomo è chiamato a compiere, per esser " benedetto" per sempre; ed è scelta tra la vita e la morte, scelta che si compie nel tempo, con intelligenza e libertà, scelta, che ci qualifica, e che determina il nostro destino: di felicità o disperazione eterna.
Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it
III Messa
Dio, che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti,
darà la vita anche ai nostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito, che abita in noi.
Prima Lettura Sap 3,1-9
Il Signore li ha graditi come l'offerta di un un olocausto.
Dal libro della Sapienza
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 41
L’anima mia ha sete del Dio vivente.
Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Seconda Lettura Ap 21,1-5.6-7
Non vi sarà più la morte.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».
Rallegratevi ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
O M E L I A
a cura di
Qumran2.net
Monaci Benedettini Silvestrini
"Perché chiunque abbia la vita eterna"
Nessuno di noi conosce con certezza la sorte dei propri cari dopo la loro morte. Sappiamo però che tutti subiscono e noi sorbiremo il giudizio di Dio che in modo inappellabile segnerà la nostra sorte. Abbiamo perciò il fondato timore, per le inevitabile debolezze e umane fragilità, che prima di entrare nella gloria dei santi, sia necessario un periodo, più o meno lungo, di purificazione nel Purgatorio. Mentre le anime purganti più nulla possono fare per se stesse, essendo concluso per loro il tempo della prova, noi cristiani siamo convinti che possiamo suffragare le loro anime, con le nostre preghiere, con i nostri sacrifici e soprattutto affidandole a Cristo redentore, quando ripete il suo Sacrificio nella santa Messa. È sorta così la pia consuetudine di antichissima origine e comune a molte religioni, di pregare per i defunti. Molti buoni fedeli, non mancano di fare e chiedere suffragi per i propri cari, implorando per loro un particolare ricordo nella celebrazione eucaristica. Alcuni cercano di lucrare indulgenze da offrire sempre in suffragio dei defunti. Sono però praticamente innumerevoli le così dette anime dimenticate, quelle per cui nessuno prega in particolare, anche se sappiamo bene, che la Chiesa incessantemente, in ogni celebrazione, implora misericordia e pietà per tutti i defunti. Oggi in atteggiamento di cristiana solidarietà, con spirito di fraternità, siamo sollecitati a ricordarli tutti e in modo speciale. Ecco spiegata la lunga processione verso i cimiteri, le visite ai sepolcri, i fiori e le preghiere di tanti. L'invito alla preghiera, unico modo valido di dare suffragio alle anime dei trapassati, vuole anche correggere alcuni atteggiamenti superficiali, fatti solo di cure esteriori alle tombe con ornamenti e fronzoli che servono solo ad appagare il nostro occhio, ma a nulla giovano ai nostri cari. La fede infatti ci illumina e ci fa credere che lì riposano sole le misere spoglie mortali in preda alla corruzione, la loro anima vive ormai in un'altra dimensione. Ci sia di ulteriore sprone il pensiero che se per le nostre preghiere le anime purganti giungono in Paradiso, ci garantiamo una schiera di santi intercessori per noi presso Dio. Non possiamo infatti dubitare che ci ricambieranno abbondantemente il favore che abbiamo loro fatto.
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